L'impegno della Chiesa cattolica per la riconciliazione in Sud Sudan
“Abbracciare sentimenti di pace per favorire la riconciliazione”: è l’appello che
il vescovo Rudolph Deng Majak della diocesi di Wau, nello stato meridionale di Bahr
al Ghazal, ha rivolto ai fedeli durante la messa celebrata domenica scorsa. “Dobbiamo
andare incontro al 2010 come una nazione pacificata” ha detto il presule, lodando
il presidente Omar Hassan al Beshir e il vice-presidente Salva Kiir Mayardit per “aver
raggiunto un consenso sui referendum di Abiey e per l’autodeterminazione del Sud Sudan”.
Alla presenza del governatore locale, Mark Nyipuoc, il presule ha invitato i politici
sudanesi “a porre il Paese nella mani di Dio” e a impegnarsi perché la pace lo assista
“per tutto il nuovo anno e oltre”. Anche gli esponenti dei diversi partiti politici
- riferisce l'agenzia Misna - dovrebbero approfittare delle celebrazioni religiose
per favorire la riconciliazione – ha sottolineato il vescovo – precisando che “nonostante
i diversi punti di vista, costituiamo una nazione unica che deve impegnarsi a camminare
unita”. Nei giorni scorsi, in occasione del 54° anniversario dell’indipendenza, il
presidente Bashir aveva espresso la speranza che i cittadini sud-sudanesi, chiamati
a votare nel gennaio 2011 per l’autodeterminazione, scegliessero di “preservare l’unità
del Paese”. Il presidente aveva sottolineato inoltre che il governo di Khartoum considera
“una priorità” la pacificazione e stabilizzazione della regione del Darfur, teatro
dal 2003 di un aspro conflitto e di una grave crisi umanitaria. (R.P.)