Il cardinale Tettamanzi alla Festa dei Popoli: sì all'accoglienza degli immigrati
e al rispetto della vita
Accoglienza degli immigrati, rispetto della famiglia e della vita, sono stati i temi
al centro dell’omelia del cardinale arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi durante
la Messa presieduta ieri in Duomo per la tradizionale Festa dei Popoli in occasione
dell’Epifania. Ce ne parla Fabio Brenna. Milano ha bisogno
di un miracolo. Il cardinale Dionigi Tettamanzi lo chiede ad
una città dove troppi occhi sono chiusi e i cuori incapaci di aprirsi. Lo ha fatto
in un Duomo pieno di migranti per celebrare la Festa dei Popoli, nel giorno dell’Epifania.
Con lui, sull’altare, bambini filippini e peruviani, a chiedere il perché di sentirsi
trattati come “polli da sistemare in qualche gabbia”. Ma anche giovani che hanno danzato
sotto le navate della chiesa madre dell’ambrosianità e due piccoli rom che hanno suonato
il violino sull’altare. E per questi giovani, che rischiano di perdere di vista il
valore della famiglia, travolti da una più generale emergenza educativa, il cardinale
ha chiesto un’alleanza con i loro genitori: “Abbiamo bisogno
di una maggiore unità tra di noi e di una volontà più decisa ed energica nel portare
avanti progetti educativi nuovi, per questa nuova società in cui avete scelto di vivere;
in questa società italiana sempre più composta, a buon diritto, da cittadini di altre
nazionalità, abbiamo bisogno di fare emergere il meglio che è in ciascuno di noi;
abbiamo bisogno di una riflessione profonda e condivisa sui valori della persona,
di ogni persona, della cittadinanza, della cittadinanza di tutti e dell’appartenenza
religiosa”. Reagire dunque ad un contesto che porta al dramma
dell’aborto nell’indifferenza generale, o peggio – ha sottolineato il cardinale Tettamanzi
- laddove le madri subiscono forme di intollerabile sfruttamento. Le famiglie dei
migranti – è tornato a ribadire l’arcivescovo - diventano oggetto di proposte dal
sapore nascostamente discriminatorio, fatte passare invece, come forme di saggezza
culturale e di necessità politica. Ma negando i diritti, ha concluso, non ci può essere
bene comune. Il pericolo da evitare per tutti allora, è quello di un “cristianesimo
senza stella”: un cristianesimo cioè non illuminato da Cristo. Per essere veri cristiani
occorre seguire ancora una volta l’esempio dei Magi che superarono tanti ostacoli
per trovare Gesù: “Abbiamo bisogno di un miracolo, ma questo
miracolo è già qui, sta dentro ciascuno di noi. Come i magi noi crediamo in Cristo
Gesù e allora dobbiamo risvegliare la nostra fede, metterci in ginocchio e adorare
Gesù”.