La rabbia di Obama al vertice sul terrorismo: “Mai più errori dell’intelligence”.
Il presidente Usa rilancia l’impegno contro Al Qaeda
Dopo il fallito attentato di Natale ieri si è tenuto alla Casa Bianca l’atteso super
vertice antiterrorismo. Presenti tutte le massime autorità Statunitensi. Nel discorso
alla nazione tenuto al termine dell’incontro, il presidente Obama ha puntato il dito
contro gli errori della sicurezza interna e ha rilanciato con forza la lotta senza
quartiere Al Qaida. Il servizio di Marco Guerra: “Avevamo abbastanza
informazioni per fermarlo. La sicurezza ha fallito in maniera disastrosa”. Al termine
del super vertice sul terrorismo, Barak Obama non nasconde la sua irritazione per
gli errori commessi dall’intelligence Usa sulla mancata strage di Natale. Parlando
alla nazione, Obama ha ammesso che “la sicurezza sapeva che il fallito attentatore
era stato nello Yemen, che si era unito agli estremisti e che in quel Paese ci sono
altri estremisti pronti a colpire”. Il presidente americano ha quindi rilanciato la
lotta senza quartiere al terrorismo di matrice islamica. “Siamo determinati a smantellare
le reti terroristiche una volta per tutte - ha detto - Attaccheremo Al Qaida ovunque
tenti di radicarsi e distruggeremo questa organizzazione”. L'inquilino della Casa
Bianca ha inoltre riferito di avere chiesto ai responsabili delle varie agenzie una
serie di rapporti: “Desidero che le analisi siano completate entro questa settimana
e che le correzioni siano immediate per evitare il ripetersi di tali attacchi”. Tra
i provvedimenti già adottati c'è il rafforzamento delle misure di sicurezza su tutti
i voli in partenza per l'America, in particolare per quelli in partenza da 14 paesi
considerati a rischio. Sono stati inoltre fermati i trasferimenti di detenuti di Guantanamo
verso lo Yemen. E proprio dal turbolento paese della penisola araba arrivano i primi
risultati di un’energica azione sul territorio. Le forze yemenite hanno arrestato
oggi in un ospedale un presunto capo locale di Al Qaida. L'uomo sarebbe uno degli
autori delle minacce che avevano costretto la chiusura di alcune ambasciate occidentali
a Sanaa.