2010-01-05 15:13:39

Filippine: dopo la strage di Maguindanao urge costruire una cultura della pace


La strage di Maguindano ha messo in risalto con estrema chiarezza che nell’isola di Mindano la priorità è “costruire una cultura della pace, in contrasto con la cultura della violenza”: è quanto afferma in una nota inviata all’agenzia Fides padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) nelle Filippine Sud, creatore del movimento per il dialogo “Silsilah” a Zamboanga City, sull’isola di Mindanao. A poco più di un mese dal massacro di Maguindanao, in cui hanno perso la vita 57 persone, padre D’Ambra afferma: “Il 23 novembre 2009 resterà un giorno buio nella storia di Mindanao. Per quanti, come noi di Silsilah, sono impegnati a promuovere pace, dialogo, riconciliazione, riemerge forte la domanda: perché l’odio sembra prevalere sull’amore? E ancora: come è stato possibile raggiungere questo livello di atrocità?”. Il missionario offre queste risposte: “Il fatto è che vi sono dei leader che sono responsabili nel costruire la cultura della violenza, per curare i propri interessi. E’ la sete di potere e di ricchezza che spinge gli uomini fino a questo punto. I responsabili della strage dovranno rendere conto del male compiuto davanti agli uomini e davanti a Dio.” Proprio in questo contesto, nota padre D’Ambra, “urge allora impegnarsi ancora più profondamente per costruire una cultura della pace e della riconciliazione. Lanciamo un appello a tutti coloro che già operano nel campo del dialogo: non bisogna scoraggiarsi, ma occorre andare avanti nella nostra missione, che oggi risulta tanto più importante. Incoraggiamo soprattutto i giovani a mettere Dio al centro della loro vita e a operare per il bene comune della nostra terra. Diciamo ai giovani: non fatevi prendere dal desiderio di vendetta e non fatevi trascinare nella spirale della violenza: la pace è possibile e si costruisce con l’amore”. Il missionario conclude: “Non è tardi : ma bisogna iniziare dal nostro impegno personale per costruire ponti di dialogo e di pace. In passato Mindanao era definita ‘terra promessa’. Questi eventi hanno sporcato quest’appellativo, ma preghiamo e speriamo che questa definizione possa realmente realizzarsi, in una nuova era di dialogo e di pace”. (R.P.)







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