Filippine: dopo la strage di Maguindanao urge costruire una cultura della pace
La strage di Maguindano ha messo in risalto con estrema chiarezza che nell’isola di
Mindano la priorità è “costruire una cultura della pace, in contrasto con la cultura
della violenza”: è quanto afferma in una nota inviata all’agenzia Fides padre Sebastiano
D’Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) nelle Filippine
Sud, creatore del movimento per il dialogo “Silsilah” a Zamboanga City, sull’isola
di Mindanao. A poco più di un mese dal massacro di Maguindanao, in cui hanno perso
la vita 57 persone, padre D’Ambra afferma: “Il 23 novembre 2009 resterà un giorno
buio nella storia di Mindanao. Per quanti, come noi di Silsilah, sono impegnati a
promuovere pace, dialogo, riconciliazione, riemerge forte la domanda: perché l’odio
sembra prevalere sull’amore? E ancora: come è stato possibile raggiungere questo livello
di atrocità?”. Il missionario offre queste risposte: “Il fatto è che vi sono dei leader
che sono responsabili nel costruire la cultura della violenza, per curare i propri
interessi. E’ la sete di potere e di ricchezza che spinge gli uomini fino a questo
punto. I responsabili della strage dovranno rendere conto del male compiuto davanti
agli uomini e davanti a Dio.” Proprio in questo contesto, nota padre D’Ambra, “urge
allora impegnarsi ancora più profondamente per costruire una cultura della pace e
della riconciliazione. Lanciamo un appello a tutti coloro che già operano nel campo
del dialogo: non bisogna scoraggiarsi, ma occorre andare avanti nella nostra missione,
che oggi risulta tanto più importante. Incoraggiamo soprattutto i giovani a mettere
Dio al centro della loro vita e a operare per il bene comune della nostra terra. Diciamo
ai giovani: non fatevi prendere dal desiderio di vendetta e non fatevi trascinare
nella spirale della violenza: la pace è possibile e si costruisce con l’amore”. Il
missionario conclude: “Non è tardi : ma bisogna iniziare dal nostro impegno personale
per costruire ponti di dialogo e di pace. In passato Mindanao era definita ‘terra
promessa’. Questi eventi hanno sporcato quest’appellativo, ma preghiamo e speriamo
che questa definizione possa realmente realizzarsi, in una nuova era di dialogo e
di pace”. (R.P.)