Un ospedale segno di pace nel Kivu: testimonianza di un padre saveriano
Un ospedale per far fronte alle tante esigenze della popolazione del Sud Kivu, nella
Repubblica Democratica del Congo: è il progetto che si sta realizzando nella zona
frontaliera di Kamanyola grazie all’impegno dei Missionari Saveriani. La struttura,
che sarà dedicata alla memoria di padre Giuseppe Crippa - per oltre 40 anni in missione
in Congo - potrà dare una speranza ai malati della zona. Ma l’Ospedale sarà anche
un simbolo di pace, come sottolinea il padre saveriano Franco Bordignon, raggiunto
telefonicamente nel Sud Kivu da Alessandro Gisotti:
R. – Abbiamo
avuto diverse invasioni e guerre a ripetizioni, con tutto il corteo di morti che questo
comporta. In tale situazione è nata l’idea della costruzione di un ospedale, anche
per celebrare la ricorrenza, che si sta ormai avvicinando, del 50.mo anniversario
della presenza dei missionari saveriani nel Kivu. Per il 50.mo anno della nostra presenza,
sono iniziati questi lavori. D. – Può darci un’idea del luogo
dove sorgerà questo ospedale? R. – La realtà dell’ubicazione
dell’ospedale è simbolica: si tratta di una zona frontaliera, che forma un angolo
con il Rwanda e con il Burundi. Questa zona si chiama Kamanyola. Il fatto che sia
una zona frontaliera e che in questo ospedale potranno confluire successivamente sia
burundesi che rwandesi - e sapendo che il Congo è stato invaso a due riprese - questa
ubicazione rappresenta un po’ un atto di riconciliazione e di invito alla pace a tutte
le persone che vivono lungo questa frontiera. Ciò rappresenta già un segnale di pace
che dovrebbe regnare in questa zona. Speriamo quindi che questo ospedale possa servire
a tutti, a prescindere dalla loro provenienza. D. – A che punto
siamo con la costruzione e come la popolazione ha accolto questa iniziativa? R.
– La gente ha partecipato molto alla costruzione dell’ospedale attraverso il lavoro
manuale, ma anche fornendo pietre e sabbia. I capi ci hanno anche aiutato per l’acquisto
dei terreni. La gente è molto contenta e aiuta in tutti i modi. Anche le stesse autorità
locali ci hanno dato una mano, affinché questo ospedale possa vedere la luce quanto
prima. Alla fine del 2010 dovrebbe essere completamente funzionante in tutti i suoi
reparti. Sarà certamente il coronamento di questi 50 anni della presenza dei missionari
saveriani in quella zona.