Senza Dio non c'è vero umanesimo: così il Papa per la memoria dei Santi Basilio Magno
e Gregorio Nazianzeno
Si celebra oggi la memoria di due grandi vescovi e dottori della Chiesa: San Basilio
Magno e San Gregorio Nazianzeno. Due santi che furono anche grandi amici, condividendo
le travagliate vicende del IV secolo in Cappadocia, l’attuale Turchia. Il Papa ha
dedicato ai due Padri della Chiesa quattro catechesi durante le udienze generali nell’estate
del 2007. Ce ne parla Sergio Centofanti. Il
Papa guarda al messaggio che Basilio e Gregorio Nazianzeno lanciano a noi oggi. Vivono
nel 300: la Chiesa è da poco uscita dalle catacombe ma nuove difficoltà la minacciano.
Gli imperatori romani cercano di strumentalizzare la fede: appoggiano l’eresia ariana
secondo la quale Cristo è solo un uomo. Una dottrina considerata politicamente corretta
e più utile a compattare l’impero. Basilio e Gregorio, grandi teologi, amano la vita
monastica ma sono consacrati vescovi, accettando – come dice il Papa - di essere
portati dalla Provvidenza là dove non vorrebbero andare. Difendono, contro l’opinione
della maggioranza, il Mistero della Trinità e Gesù, vero Dio e vero uomo. E poi la
Chiesa, Corpo di Cristo. Da qui nasce il senso profondamente spirituale della giustizia
e della solidarietà cristiana: l’altro è parte di Cristo e parte di me, non posso
non interessarmi del prossimo. Se soffre, è Cristo stesso che soffre e sono io stesso
a soffrire. Basilio crea un monachesimo aperto alla società, fonda i primi ospedali
della storia, guarda verso gli ultimi:
“Basilio
si preoccupò costantemente delle difficili condizioni materiali in cui vivevano i
fedeli; denunciò con fermezza i mali; si impegnò a favore dei più poveri ed emarginati;
intervenne anche presso i governanti per alleviare le sofferenze della popolazione,
soprattutto in momenti di calamità; vigilò per la libertà della Chiesa, contrapponendosi
anche ai potenti per difendere il diritto di professare la vera fede”. (Udienza generale
del 4 luglio 2007)
Basilio ammonisce quanti vivono
la fede in modo settoriale separando liturgia, preghiera e carità: tutte queste dimensioni
vanno insieme. Il motore di tutto è l’Eucaristia: raccomanda la Comunione frequente,
anche quotidiana. Un particolare aspetto della sua dottrina è l’educazione dei giovani
cristiani: devono crescere – dice - nella libertà e nel discernimento, non isolati
dal mondo ma aperti a quanto di buono c’è nella cultura pagana del tempo. Ecco in
sintesi il messaggio di Basilio per noi: “Anzitutto, questa
partecipazione attenta, critica e creativa alla cultura contemporanea. Poi, la responsabilità
sociale: questo è un tempo nel quale, in un mondo globalizzato, anche i popoli geograficamente
distanti sono realmente il nostro prossimo. Quindi, l’amicizia con Cristo, il Dio
dal volto umano. E, infine, la conoscenza e la riconoscenza verso il Dio Creatore,
Padre di noi tutti: solo aperti a questo Dio, Padre comune, possiamo costruire un
mondo giusto e fraterno”. (Udienza generale del primo agosto 2007)
Anche
per San Gregorio Nazianzeno “senza Dio non c’è vero umanesimo”: anima sensibile fino
alla timidezza, è chiamato a difendere con forza l’unità e la pace nella Chiesa lacerata
da discordie ed eresie:
“Si ripeteva quello che
Gregorio aveva già lamentato… con parole accorate: «Abbiamo diviso Cristo, noi che
tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità,
abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo divisi l’uno dall’altro!»”
(Udienza generale dell’8 agosto 2007)
La sua
forza – ricorda il Papa – è la preghiera: «è necessario ricordarsi di Dio – afferma
Gregorio - più spesso di quanto si respiri», “perché la preghiera è l'incontro della
sete di Dio con la nostra sete. Dio ha sete che noi abbiamo sete di Lui”. Il Nazianzeno
– sottolinea il Papa – è stato un grande teologo, un grande oratore e un fine poeta:
ma è ben conscio di essere poca cosa. Eppure teme continuamente di insuperbire e cadere
in basso per il troppo presumere del suo “io”:
“Gregorio,
dunque, ha sentito il bisogno di avvicinarsi a Dio per superare la stanchezza del
proprio io. Ha sperimentato lo slancio dell’anima, la vivacità di uno spirito sensibile
e l’instabilità della felicità effimera. Per lui, nel dramma di una vita su cui pesava
la coscienza della propria debolezza e della propria miseria, l’esperienza dell’amore
di Dio ha sempre avuto il sopravvento. Hai un compito, anima – dice san Gregorio anche
a noi –, il compito di trovare la vera luce, di trovare la vera altezza della tua
vita. E la tua vita è incontrarti con Dio, che ha sete della nostra sete”. (Udienza
generale del 22 agosto 2007)