Tensione in Senegal dopo una frase "anticristiana" del presidente Wade. La riflessione
del cardinale Sarr
Il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, musulmano, si è scusato con la minoranza
cristiana senegalese per una frase irriguardosa pronunciata ieri nei confronti di
Gesù e che aveva provocato dei disordini davanti alla cattedrale di Dakar. Le scuse
sono arrivate attraverso il figlio del capo di Stato. Wade, parlando di un suo progetto,
un monumento colossale da dedicare alla “rinascita africana”, aveva detto che “i cristiani
pregano un uomo chiamato Gesù che non è Dio”. Immediata la reazione della Chiesa locale
che ha contestato il fatto che Wade abbia pronunciato questa affermazione nel suo
ruolo di presidente. Ecco la riflessione del cardinale arcivescovo di Dakar, Théodore-Adrien
Sarr, al microfono di Hélène Destombes:
D. – J’attend
de voir à niveau de notre communauté, mais en tout cas je pense … Voglio
vedere cosa accadrà a livello della nostra comunità, ma penso che gli animi si placheranno.
Stiamo lavorando per questo, da una parte e dall’altra: da parte della presidenza
della Repubblica, credo che ci si sia resi conto della gravità della situazione e
oggi si sta lavorando per calmare gli animi. Probabilmente avete saputo che ieri sera,
sono venuti da me il figlio del presidente, in sua rappresentanza, insieme a quattro
ministri, per chiedere che si lavori al fine di calmare la situazione. Anche noi –
come ho detto nel mio messaggio – ci impegneremo a tranquillizzare i cattolici, ma
chiederemo anche che simili affermazioni non si ripetano più. Penso che la storia
possa considerarsi chiusa così. Bisogna però veramente riconoscere che i cristiani
si sono sentiti feriti da quelle affermazioni, uscite proprio dalla bocca del capo
dello Stato del Senegal. Ma io credo che riusciremo a riportare la calma. Più tardi,
io stesso incontrerò il capo dello Stato perché voglio spiegargli quello che è accaduto
da parte cristiana e che noi desideriamo che simili incidenti non si verifichino più. D.
– Lei ha parlato del rischio di divisione provocato da queste affermazioni. Allo stesso
tempo, cristiani e musulmani sono molto uniti …
R.
– Effectivement, les musulmans étaient vraiment en nos cotés et de toute coté … In
realtà, veramente i musulmani sono stati dalla nostra parte ed io ho sentito tanti
cristiani che mi hanno detto: "mi chiamano musulmani da ogni parte per dirmi: siamo
con voi, siamo con voi!" Nella folla che ieri era davanti a me, c’erano molti musulmani,
e per questo ho voluto ringraziarli. Quindi, da questo punto di vista ci sentiamo
rassicurati, perché sappiamo che i musulmani – dal canto loro – hanno capito e oggi
non si parla di divisione. Ma quello che noi temiamo è che non si sa mai come la folla
possa interpretare certe affermazioni e trarne determinate conclusioni per agire di
conseguenza …
D. – Quali i suoi auspici per il 2010?
R.
– Je souhaite que effectivement nous continuons à vivre dans la paix partout … Il
mio augurio è che possiamo vivere in pace ovunque e con tutti, nella possibilità di
poter testimoniare con fierezza la nostra fede cristiana, chiedendo che gli uni e
gli altri, le persone con cui viviamo, rispettino la nostra fede cristiana. Mi auguro
che il Figlio di Dio fatto uomo ci aiuti a vivere nella pace fondata sul rispetto
vicendevole, il riconoscimento vicendevole e il vicendevole affetto e soprattutto
la volontà di dialogare e di convivere per costruire società sempre più conformi al
Regno di Dio.