2009-12-31 14:34:54

Medici Senza Frontiere: catastrofe sanitaria a Gaza a un anno dall'offensiva israeliana


I numeri dell’offensiva israeliana su Gaza lo scorso anno, conosciuta come operazione Piombo fuso, sono ormai noti da tempo. 22 giorni di attacchi, dal 27 dicembre al 18 gennaio 2009, causarono la morte di 1.300 palestinesi, tra loro 300 bambini. Oltre 5000 i feriti. Oggi, a un anno di distanza, la situazione umanitaria resta disastrosa. La qualità dei servizi sanitari continua a diminuire, la crisi è fortissima, mancano acqua, elettricità, e tutto a causa della persistenza del blocco economico. La denuncia è di Medici Senza Frontiere. Francesca Sabatinelli ha intervistato Sergio Cecchini, direttore della comunicazione dell’organizzazione umanitaria.RealAudioMP3

R. – Il 2009 è stato un anno particolarmente duro, che ha registrato una riduzione drastica della risposta ai bisogni medici della popolazione che vive oggi a Gaza. Ricordiamo che l’operazione dell’anno scorso avvenne nel momento in cui già la popolazione era piegata da un embargo economico che durava da diversi anni. E questo non ha fatto altro che peggiorare la situazione oggi.

 
D. – Sergio Cecchini, secondo dati medici in vostro possesso, i feriti a seguito dell’operazione “Piombo fuso” sono stati all’incirca 5300, tra queste, persone rimaste colpite da arma da fuoco, rimaste ustionate da esplosioni, persone che necessitavano di interventi di chirurgia ricostruttiva. Che ne è di queste persone?

 
R. – A Gaza è presente solo un centro adibito alla chirurgia ricostruttiva, alla costruzione anche di protesi per la riabilitazione dei disabili, che non ha più materiali per costruire le protesi. L’altro dato è che a Gaza esiste un solo chirurgo plastico, che deve rispondere ai bisogni di tutta la popolazione. Questo a seguito della guerra dell’anno scorso, a seguito di un embargo economico, che deve essere immediatamente tolto per permettere alla popolazione di Gaza di riuscire ad avere quei beni per sopravvivere.

 
D. – Parliamo di sfigurati, di pazienti ustionati, di pazienti oncologici che non possono neanche uscire da Gaza per farsi curare...

 
R. – Esattamente. Durante i conflitti, le persone che subiscono anche danni pesanti, sono persone affette da malattie croniche: pazienti oncologici. Il 30 per cento dei tumori a Gaza sono al seno. Ovviamente, però, a causa dell’embargo non si è nella possibilità di effettuare mammografie per la carenza semplicemente del reagente.

 
D. – Medici Senza Frontiere presente a Gaza sta denunciando come a Gaza manchi tutto e questo sta creando anche un acuirsi di malattie croniche, come ad esempio avete precisato voi la diarrea acuta...

 
R. – Durante la guerra dell’anno scorso sono stati bombardati centrali elettriche, ma anche sistemi di fornitura idrica per la popolazione di Gaza. E oggi il 90 per cento dell’acqua, che viene fornita, non segue gli standard di qualità e di igiene definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità. E tutti sappiamo che l’acqua è il principale vettore di malattie che colpiscono spesso i soggetti più vulnerabili della popolazione, vale a dire bambini e anziani.







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