Dossier Fides: nel 2009 uccisi 37 testimoni del Vangelo
Nel 2009 sono stati uccisi 37 testimoni del Vangelo, il numero più alto registrato
negli ultimi dieci anni: è il drammatico bilancio contenuto nel tradizionale dossier
dell’agenzia Fides, pubblicato oggi, sugli operatori pastorali che hanno perso la
vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Si tratta di 30 sacerdoti, 3
religiose, 2 seminaristi e 3 volontari laici di 16 diverse nazionalità. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Per annunciare
l’amore di Cristo non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita in contesti
di sofferenza, povertà e violenza generalizzata. E’ quanto si legge nel documento
dell’agenzia Fides, che sottolinea come gli operatori pastorali uccisi nel 2009 siano
quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Solo nel continente americano sono stati
uccisi 23 testimoni del Vangelo, 6 rispettivamente in Brasile e Colombia. In Africa,
sono 11 le vittime, di cui 4 nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Africa.
Due in Asia e un sacerdote in Europa. Diversissime le loro storie, comune la testimonianza
di amore per il Vangelo. C’è chi come il giovane William Quijiano, laico della Comunità
di Sant’Egidio, è stato ucciso in El Salvador dai colpi di arma da fuoco di una delle
tante gang dei giovani poveri del Centramerica. Aveva solo 21 anni. Era invece anziano
padre Ernst Plöchl eppure pieno di vigore impegnato in particolare con i giovani.
Austriaco, 78 anni, missionario in Sud Africa, padre Ernst è caduto vittima della
violenza diffusa nel Paese. Simile il contesto sociale in cui ha perso la vita il
fidei donum italiano, don Ruggero Ruvoletto, 52 anni, assassinato nella sua parrocchia
in Brasile durante una rapina. Nella terra martoriata del Congo, a Bukavu, è stata
invece uccisa suor Denise Kahambu Muhayirwa, monaca trappista di 44 anni. Aveva da
poco recitato i Vespri, quando si è accorta della presenza nel suo monastero di alcuni
malviventi che non hanno esitato a colpirla a morte.
Ricordare
i tanti operatori pastorali uccisi nel mondo e pregare in loro suffragio, sottolinea
l’agenzia Fides, riprendendo le parole di Benedetto XVI, “è un dovere di gratitudine
per tutta la Chiesa e uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre
più coraggioso la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto
per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore” (Regina
Coeli, 24 marzo 2008). A questo elenco provvisorio stilato annualmente, conclude
l’agenzia Fides, deve comunque essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti di
cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano
anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella “nube di militi ignoti
della grande causa di Dio” - secondo l’espressione di Giovanni Paolo II - a cui guardiamo
con gratitudine e venerazione, pur senza conoscerne i volti, senza i quali la Chiesa
e il mondo sarebbero enormemente impoveriti.