Durante l'omelia della messa di Natale il vescovo di Inongo, monsignor Philippe Nkiere
Kena ha lanciato un appello per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Democratica
del Congo. Nel corso della celebrazione il presule ha ricordato una data nefasta per
il Paese, il 25 novembre del 2009. “Quel giorno — ha detto — è ancora davanti ai nostri
occhi: un centinaio di nostri fratelli e sorelle morti nel lago, il ‘nostro lago’!
A est del nostro Paese, la guerra continua con tutte le conseguenze nefaste. Quanti
malati in mezzo a noi. Quanta gente affamata che incontriamo sempre di più nei nostri
villaggi e nelle città. I nostri detenuti costretti a vivere in condizioni disumane,
i nostri disoccupati sempre più numerosi, i giovani abbandonati a loro stessi, senza
educazione vegetano. In questa notte di miseria e di umiliazione, la maggior parte
di noi è scoraggiata e disperata; nessuno crede più a un futuro diverso. La venuta
del Figlio di Dio in mezzo a noi è anche il dono per eccellenza di Dio alla nostra
umanità e a tutto l'universo. Ciò esige da ciascuno di noi — ha proseguito il vescovo
di Inongo rivolgendosi ai fedeli — un vero nuovo orientamento di tutta la nostra vita
quotidiana: smettete di accanirvi contro le tenebre, raddrizzate piuttosto i vostri
passi nel senso della luce”. Monsignor Nkiere Kena ha sottolineato, inoltre, che quest'anno
ricorre il ‘Giubileo d'oro’ della Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo, in
ricordo dei cinquant'anni di indipendenza del Paese. “Ma in questo anno giubilare
— ha spiegato — bisogna uscire dalle tenebre del male personale e sociale al quale
ci siamo troppo abituati e nel quale ci siamo mollemente adagiati. È una battaglia
continua contro ogni sorta di ingiustizia e di oppressione, in special modo la corruzione.
Che nessuno per colpa nostra si trovi nella miseria e nella tristezza”. Infine, il
presule, citato da L’Osservatore Romano, ha ricordato che la diocesi di Inongo celebrerà
nel 2010 il centenario della fondazione della parrocchia di Sainte Croix de Bokoro.
“Che il Signore sia benedetto per questo. Che la potenza della sua parola d'amore
che ha animato i primi missionari — ha concluso il vescovo — ci trasformi in veri
testimoni di amore per i nostri fratelli e sorelle. Solo l'amore salva e ci
fa passare dalla notte al giorno, dalla morte alla vita”. (V.V.)