"Un bicchiere di latte per salvare la vita": progetto europeo per la Tanzania
Un bicchiere di latte per salvare una vita. E’ la sfida del progetto “Il Seme della
Solidarietà” avviato a Njombe, in Tanzania, dal Cefa, il Comitato Europeo per la Formazione
e l'Agricoltura. L’iniziativa mira a sconfiggere la malnutrizione ed avviare un modello
di auto-organizzazione economica e sociale basato sull’allevamento e la produzione
di latte, in uno dei distretti più poveri del Paese. Massimiliano Menichetti ne
ha parlato con il responsabile comunicazione del Cefa, Giovanni Beccari:
R. – L’iniziativa
è nata alla fine degli anni 2000, per volontà della gente del posto, della gente di
Njombe, su un altopiano, a 1600 metri; abbiamo visto che c’erano dei pascoli e la
popolazione già allevava le vacche zebù. E così abbiamo risposto alla richiesta della
gente di aiutarla nel percorso di evitare la malnutrizione con un progetto che potesse
avviare l’uso quotidiano del latte. Quindi, dalle normali vacche zebù che fanno due
litri di latte al giorno, con delle vacche – sempre di origine africana – che però
producono più latte. Oggi gli allevatori di Njombe – siamo nell’ordine di circa 400
allevatori – hanno vacche che producono anche 10 litri di latte al giorno. E così
è partito il progetto.
D. – Con il 2007, a Njombe
è stata di fatto inaugurata la prima centrale del latte …
R.
– Sì. C’era l’obbligatorietà di cercare di diffonderlo, non solo nelle famiglie allevatrici
ma anche a tutto il territorio: agli ospedali, agli orfanotrofi, alle scuole, alle
famiglie comuni … Teniamo conto che prima si usava soltanto latte in polvere!
D.
– Un progetto di fatto internazionale che mira ad un autosostentamento, un’autoproduzione
…
R. – La cooperativa che si sta formando è una cooperativa
sociale che si chiama “NjoLiFa” – “Njombe Life Stock Farmers Association” – e che
è composta tutta da africani che in questo periodo stanno imparando la gestione di
questo patrimonio, che è la latteria di Njombe, affinché – noi ci auguriamo – fra
tre-quattro anni potranno andare avanti con le loro gambe.
D.
– Ricordiamo che, peraltro, questo centro nasce in uno dei distretti più poveri del
Sud del Paese …
R. – Sì, la Tanzania ha una zona
costiera più ricca e più agiata, ma poi c’è tutta la parte interna, la parte meridionale,
quella al confine con il Malawi e con il Mozambico, estremamente isolata e povera.
D.
– Possiamo dire quindi che in questo caso una goccia di latte salva la vita …
R.
– La salva sì, perché è l’unica cosa che hanno! Quindi, se riescono ad avere latte
prodotto dalle vacche africane, prodotto da loro, pastorizzato da loro e commercializzato
da loro, è una cosa veramente straordinaria! Oggi c’è solo la polenta, un prodotto
molto energetico ma molto povero di proteine. Il latte è esattamente il contrario.
D.
– Qual è il vostro appello? E se qualcuno volesse aiutarvi, come può fare?
R.
– Bisogna andare a guardare sul sito www.africamilkproject.org facendo un’offerta
o un’adozione a distanza delle classi in modo che possiamo dare il latte ai bambini
nelle scuole; andando in Africa, in Tanzania, potete partecipare ai viaggi solidali
per andare a Njombe a vedere il lavoro che ci si svolge; abbiamo appena realizzato
un cd musicale che si intitola “Africa Milk Project”: questo cd si può acquistare
e così si può diffondere anche attraverso la musica il messaggio della solidarietà
con gli altri.