Chiesa italiana 2009: il bilancio del cardinale Bagnasco
Il 2009 che sta per concludersi è stato un anno ricco di attività importanti per la
Chiesa italiana, sempre vicina alla gente e rispettosa delle Istituzioni nazionali.
E’ questo in sintesi il bilancio tracciato per i mesi trascorsi, dal presidente della
Conferenza episcopale italiana cardinale Angelo Bagnasco che esprime anche l’augurio
dei vescovi ad accogliere la fiducia di Dio per noi. Sentiamo la riflessione del porporato
al microfono di Gabriella Ceraso:
R. – Il sentimento
è quello della gratitudine a Dio perché ci ha guidato: ha guidato i vescovi italiani,
le loro comunità, in un anno di attività intensa e importante, come ad esempio nel
convegno delle Chiese del Sud in preparazione al documento sulla Chiesa e il Mezzogiorno,
che sarà di prossima definizione. E poi, anche la scelta degli orientamenti pastorali
per il nuovo decennio, il tema dell’educazione, la grande sfida educativa. E poi,
a raffronto della nota contingenza economica, è noto l’iniziativa dei vescovi che
abbiamo chiamato il “Prestito della speranza”, un fondo di garanzia per le famiglie
in particolari difficoltà. Inoltre, non possiamo dimenticare – purtroppo – la tragedia
dell’Aquila, del terremoto, che ha visto i vescovi impegnati anche concretamente attraverso
un contributo sostanzioso che speriamo possa veramente contribuire alla ripresa di
quelle popolazioni. E così, anche l’alluvione di Messina ci ha visto esprimere la
vicinanza dell’episcopato italiano.
D. – Ecco, restiamo
alle questioni pubbliche italiane: quest’anno in più di un’occasione ci sono stati
motivi per discutere dei rapporti tra la Chiesa italiana e le istituzioni del Paese.
Sotto questo punto di vista, come si conclude il 2009?
R.
– Si conclude in termini positivi nel senso che la Chiesa italiana ha mostrato ancora
una volta la sua presenza innanzitutto accanto alla gente, di cui si è fatta voce,
come sempre; e inoltre, di responsabilità leale verso tutte le istituzioni e di collaborazione
– come è nello spirito della Chiesa, sempre, di autonomia, certamente, di rispetto
delle competenze e della responsabilità, ma anche della collaborazione per il bene
del Paese.
D. – Eminenza, il 2009 in particolare
per motivi legislativi ha visto in primo piano alcuni temi cari alla Chiesa, come
il valore della vita innanzitutto, per la legge sul testamento biologico, sulla Ru486,
ma anche la grande tematica dell’integrazione: dalle classi-ponte ai respingimenti.
Quali sono a fine anno i timori della Chiesa italiana, e quali anche le speranze su
questi due fronti?
R. – Il tema della vita è un tema
di confine che ha visto e che vedrà sempre e comunque la Chiesa ed i suoi pastori
impegnati nel modo più chiaro, leale e deciso. Per quanto riguarda la realtà dell’integrazione,
la posizione dei vescovi italiani da una parte ha sempre ricordato la tradizione e
la cultura dell’accoglienza, intrinseca al Vangelo stesso, e dall’altra l’esigenza
stessa di sicurezza e di legalità che è un altro diritto di ogni Paese e di ogni società
che voglia veramente essere aperta.
D. – In generale,
cardinale Bagnasco, la Chiesa italiana condivide questa visione che spesso si dà,
soprattutto in quest’anno, del popolo italiano piegato dalla crisi, deluso dalla politica,
messo in discussione anche sulle proprie radici religiose, se una Corte Europea vieta
– appunto – di avere un Crocifisso a scuola?
R. –
Noi abbiamo preso atto di una grande storia a cui il popolo è affezionato e in cui
si trova radicato, nonostante contraddizioni, fragilità e cambiamenti evidenti, e
di questo ancoraggio molti sono i segni anche recenti. Proprio a partire da questa
fedeltà gioiosa e dinamica alla propria identità culturale e religiosa, una società
può essere fiduciosamente aperta e accogliente.
D.
– “Accogliamo la fiducia di Dio, ritroviamo la fiducia tra noi”, ha scritto in un
editoriale proprio in occasione del Natale. Questo è quello che serve per vivere le
sfide di oggi, dunque la fiducia?
R. – Dobbiamo fare
l’esperienza della fiducia che Dio ha verso l’uomo e che il Natale esprime attraverso
l’Incarnazione del Figlio di Dio. Nella misura in cui ognuno e il popolo nel suo insieme
crescerà in questa fiducia, sentirà questa fiducia di Dio, sicuramente crescerà anche
la fiducia tra di noi, il rispetto reciproco e la stima vicendevole. Di questo c’è
un grande bisogno, sempre, in modo particolare in questo tempo.