2009-12-28 15:56:50

P. Lombardi: il Papa tra i poveri, naturale esempio di carità cristiana


La Carità, l’amore evangelico, è stato dunque il cuore di questo evento di ieri. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti: RealAudioMP3

R. - Il Papa parla molto di amore. Ha messo la parola “amore” due volte nei titoli delle sue tre Encicliche, ma il Papa non ne parla solo: cerca anche di viverlo, di viverlo personalmente e di darci così dei modelli e degli esempi di come si può vivere l’amore. Il Papa, all’inizio dell’Avvento, ha visitato i malati terminali nell’Hospice, ieri è stato a visitare i poveri e le persone ospiti della Comunità di Sant’Egidio nella mensa. A febbraio prossimo, sarà anche nell’Ostello della Caritas alla Stazione Termini. Incontrare coloro che stanno male, che sono gli ultimi, le persone in difficoltà nella società è qualcosa che per il Papa è doveroso ed è naturale, vorrei dire. Questo è un messaggio per tutta la Chiesa, ma anche per la società perché siamo in un mondo in cui l’accoglienza del diverso, l’accoglienza del debole, l’accoglienza dello straniero, di colui che parla altre lingue, di colui che ha una cultura o una religione diversa non è sempre scontato. Pone dei problemi, genera delle difficoltà anche nella nostra società. Ebbene, il Papa ci dà invece un esempio di fiducia nell’andare incontro agli altri, nel vivere con gli altri in solidarietà e in amicizia.
 
D. - Padre Lombardi, cosa l’ha colpito in particolare di questo evento?
 
R. - Ci sono due aspetti che mi hanno colpito guardando proprio il Papa. Il primo è stato l’incontro con i bambini per dare loro tanti doni, doni personalizzati, un dono che andava bene per ognuno dei bimbi, circa una trentina, tra i due e i sette anni. Erano bimbi molto carini ed anche di diverse provenienze, di diverse lingue - di diversi colori, diciamo pure - e il Papa che, come un grande anziano, un saggio, si volgeva verso di loro, dando loro un dono, naturalmente esprimeva poi il dono più profondo della sua saggezza, del suo amore, come tramite dell’amore di Dio per loro. Il secondo è quello dell’ascolto delle persone che si avvicinavano a lui, durante il pranzo, degli altri commensali che erano un po’ più distanti e che non potevano parlargli facilmente, da vicino e che quindi si avvicinavano, gli parlavano all’orecchio, gli raccontavano la loro storia. Il Papa ascolta sempre molto ed ha ascoltato queste storie; ha fatto riferimento anche nel suo discorso alle storie che ha ascoltato, che sono storie di singole persone, ma naturalmente tutti noi siamo singole persone e abbiamo le nostre storie. E questo il Papa lo sa bene e porta tutte queste cose nel cuore e le mette davanti a Dio. Ci invita ad avere questo atteggiamento di ascolto e di accoglienza reciproca.
 
D. - In questi giorni, si è parlato tanto di misure di sicurezza. Eppure, il Papa vuole continuare a stare in mezzo alla gente…
 
R. - Certamente, e questo era proprio un caso tipico in cui il Papa, arrivando, si sarebbe trovato in mezzo ad una gran folla che si sarebbe assiepata all’ingresso per vederlo, per toccarlo, per stringergli la mano, per presentargli i bambini da baciare. Ma anche all’interno, in due sale, c’erano almeno 200 persone. Insomma, il Papa è sempre in mezzo a tanta gente, perché sono tanti quelli che vogliono vederlo e che vogliono avvicinarsi a lui. Vive pastoralmente questa vocazione dell’incontro con il popolo di Dio e dell’incontro con il popolo in generale, con tutti gli uomini, con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Se gli si toglie questo, è come togliergli l’aria, è come togliergli veramente l’ambito naturale del suo servizio pastorale. Certamente, bisogna avere prudenza, misure di attenzione, ma non si può togliere quella che è la sostanza del rapporto pastorale tra il Papa e la gente. Questo comporta naturalmente, qualche volta, anche qualche rischio. Per fortuna, la grandissima maggioranza di persone gli vuole molto bene e sarebbe ben contenta di poterlo proteggere nel modo migliore.







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