Malaysia, attesa la sentenza sul ricorso della Chiesa circa l'utilizzo del termine
“Allah”
È attesa per il 30 dicembre in Malaysia la conclusione della controversia tra Chiesa
cattolica e governo sull’utilizzo del termine “Allah” nelle pubblicazioni cristiane.
Per quella data, infatti, la Corte suprema della Malaysia emanerà il proprio verdetto
in merito al ricorso giudiziario avviato dalla Chiesa cattolica contro il governo
malaysiano, nel febbraio 2009. Il ricorso era scattato dopo il veto imposto dall’esecutivo
di usare la parola “Allah” per riferirsi a Dio - comunemente in uso in lingua malay
- sulle colonne del settimanale cattolico “Herald”. La Chiesa - riferisce l’agenzia
Fides - ha spiegato alla Corte che in lingua malay esiste solo il termine “Allah”
per chiamare Dio, affermando che è dunque incostituzionale applicare restrizioni linguistiche
o di culto ai cristiani malaysiani che si esprimono in lingua malay. Per il governo
ogni abuso del termine “Allah” costituisce un insulto alla religione ufficiale del
Paese, l’islam, e alla Costituzione federale. Secondo gli osservatori, il caso costituirà
un precedente per stabilire se il Ministero degli interni può intervenire su questioni
di dottrina riguardanti la vita delle comunità religiose. Nelle scorse settimane,
la polizia malaysiana ha sequestrato oltre 15 mila Bibbie provenienti dall’Indonesia
proprio perché nella traduzione del testo contenevano il temine “Allah” per indicare
Dio. (L.G.)