Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della domenica nella Festa
della Santa Famiglia
Nella Festa della Santa Famiglia la Liturgia ci propone il passo del Vangelo dello
smarrimento e ritrovamento di Gesù a Gerusalemme, durante la festa di Pasqua. Maria
e Giuseppe, dopo tre giorni di angosciose ricerche, trovano il Figlio nel tempio,
seduto in mezzo ai maestri. Alla Madre, che gli chiede spiegazioni, Gesù risponde:
“Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.
“Ma essi
non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nazaret e
stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù
cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Su
questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:
La Santa
Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe è unica e singolare, ma in essa è presente una
verità che riguarda tutte le famiglie, e, ancor prima, la qualità stessa dell’unità
dell’uomo e della donna. L’Unigenito di Dio entra nel mondo inserendosi
in una storia d’amore di un uomo, Giuseppe, e di una donna, Maria. L’Incarnazione
del Figlio richiede e suppone questo legame d’amore e di promessa dell’uomo e della
donna. Tuttavia, con il Suo avvento Egli lo modifica e lo innalza aprendolo
in tutte le direzioni verso l’Infinito, verso il Padre che è nei Cieli. A
Maria e Giuseppe non è richiesto di censurare il loro affetto e la loro promessa reciproca,
ma di aprirlo al Mistero della presenza e dell’azione divina. Il loro amore diventa
la dimora di Dio, la Sua tenda, lo spazio comunionale nel quale il Figlio eterno abita,
senza che lo si possa possedere o comprendere («ma essi non compresero»), ma senza
che sia perciò meno organicamente legato alle loro persone e alla loro unità di famiglia
(«stava loro sottomesso»). D’ora in avanti tutte le storie d’amore di tutti
gli uomini e le donne che accolgono Gesù sperimenteranno questa dilatazione e questo
inveramento di cui Maria e Giuseppe furono progenitori e scopriranno come il loro
amore sia dentro quello del Padre. Quel che mirabilmente era stato creato («uomo e
donna lo creò»), viene redento in modo ancor più mirabile.