Natale. Farsi prossimi ai lontani, con rispetto: editoriale di padre Lombardi
Siate “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che
è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto”: Benedetto XVI cita spesso
queste parole di San Pietro. Nel discorso alla Curia Romana, lunedì scorso, il Papa
ha ripreso questo invito sottolineando la necessità di un dialogo con i non credenti.
Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava
Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, in onda il 26 dicembre
ma che la nostra emittente anticipa ad oggi:
“Al dialogo
con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali
la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non
vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”.
L’ultima parte del discorso del Papa alla Curia Romana è quella che certamente ha
colpito di più. Vivendo in un mondo largamente secolarizzato e in cui la fede appare
sempre più difficile, sono parole di cui avevamo bisogno. Il Papa ricorda che Gesù
sgombera con passione dagli affari materiali un grande cortile del tempio – quello
detto “dei gentili”, dei non appartenenti al popolo ebraico – proprio perché ci possa
essere un luogo di preghiera aperto a coloro che “conoscono Dio soltanto da lontano,
che sono scontenti con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande,
anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto”. Il Papa è riuscito
a far capire che “le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore
a noi credenti”; e questo rispettando la loro libertà di pensiero e di volontà, rispettando
il loro non voler essere considerate “oggetto di missione” da parte nostra. Non sempre
le nostre parole lasciano intendere questo rispetto. E tuttavia esse devono sentirci
– come singoli e come comunità - cordialmente vicini, amichevoli esperti nel riconoscere
il continuo tornare della domanda su Dio come essenziale all’esistenza umana, nostalgia
profonda di amore e di luce. La contemplazione dell’Incarnazione, che è insieme rivelazione
e mistero, ci educhi a questa duplice amicizia con Dio e con l’uomo che non lo conosce.