2009-12-24 15:37:58

L'arcivescovo dell'Aquila: il Bambino che nasce, speranza dei terremotati


Tra dolore e speranza: così L’Aquila si prepara a vivere il Natale, nell’anno del sisma che ha provocato oltre 300 morti e distrutto il centro storico del capoluogo e tanti altri abitati dell’Abruzzo. Riaperte per consentire la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni 61 chiese: tra queste la Basilica di Collemaggio che, gravemente danneggiata, è stata messa in sicurezza per lo svolgimento del rito di mezzanotte. Ma con quale stato d’animo sarà vissuto questo Natale? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari: RealAudioMP3
R. – Il Natale porta sempre con sé una gioia così grande, una risorsa di speranza così grande che nessuno può resistere a questo fascino. Certo, noi siamo ancora feriti, devastati da questa grande tragedia del terremoto. Penso, però, che i cristiani dell’Aquila sapranno prepararsi più degli altri a vivere la gioia del Natale, proprio perché siamo più poveri degli altri in questo momento e Gesù è venuto per i più piccoli, per i più poveri.
 
D. – Avete voluto celebrare la Messa di Mezzanotte a Collemaggio, la Chiesa scoperchiata dal sisma, simbolo concreto di una città ferita gravemente anche nei suoi edifici sacri...
 
R. – Noi ringraziamo la protezione civile e tutti coloro che hanno lavorato per rendere la Basilica di Collemaggio utilizzabile la notte di Natale. E’ un lavoro colossale che stanno facendo. La parte che era stata devastata dal terremoto adesso è coperta e ci stiamo preparando a questo Natale particolare, proprio in questa Basilica, che è un luogo simbolo della nostra città, perché ci ricorda San Celestino, ci ricorda la Perdonanza celestiniana. Quindi, lì è la misericordia di Dio che ci viene incontro; La natività è l’amore di Dio: e queste due realtà si sposano bene. Noi siamo contenti, felici, come aquilani, di ritrovarci lì, la notte di Natale, per cantare la nostra fede, per implorare l’aiuto del Signore, per rinnovare la nostra fede nell’amore di Dio, che si fa carne in Gesù bambino, che viene in mezzo a noi.

Anche Onna, il paese più devastato dal terremoto, si appresta a celebrare il Natale. Ecco la testimonianza di Giustino Parisse, caporedattore del quotidiano abruzzese Il Centro, che nel sisma del 6 aprile ha perso due figli e il padre: RealAudioMP3
R. – Alle 23 ci sarà la Messa di Mezzanotte, e a mezzanotte ci sarà una piccola processione con le candele e andremo a poggiare il Bambinello in un presepe che ci è stato offerto dagli amici di Desio, proprio davanti alla nuova chiesa. Grazie alla Croce Rossa, grazie alla Provincia autonoma di Trento e grazie a tanta solidarietà, noi qui ad Onna abbiamo a disposizione una nuova chiesa, piccolina ma calda, accogliente e bella … Poi, il giorno dopo ci sarà una serie di appuntamenti che ci riempiranno un po’ tutta la giornata. Il 26 per noi è la festa del compatrono, Santo Stefano: quindi ci sarà una processione, ci sarà la distribuzione del pane benedetto. E poi, il 31 dicembre – anche se con tanto dolore nel cuore – celebreremo il Te Deum di ringraziamento.
 
D. – Lei, sotto le macerie, proprio ad Onna, ha perso due figli, ha perso il padre: davvero, come trovare la forza per continuare? Come l’ha trovata?
 
R. – Questa è una domanda che mi sono posto sin dal primo momento e che spesso mi fanno. Rispondo che la forza l’ho trovata nella fede, anche se in quei momenti spesso la fede vacilla e non trovi risposte; nonostante tutto, la fede resta un baluardo per sperare e per andare avanti. Poi, resta la memoria. Purtroppo, io i miei figli li ho persi, ho perso mio padre, ho perso 40 compaesani, ho perso 300 concittadini, e credo che noi abbiamo un solo dovere: ricordarli, ricordarli sempre. E devo dire che spesso io ho la sensazione che loro stanno con noi e ci danno questa forza. I morti ci devono dare la speranza forte per il futuro. (Montaggi a cura di Maria Brigini)







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