Comprendere il mistero del Natale con gli occhi del bambino: la riflessione di mons.
Canobbio
Il Papa, ieri all’udienza generale, ha detto che “chi non ha capito il mistero del
Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana”: su queste parole
ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, la riflessione di mons. Giacomo
Canobbio, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale:
R. – Siccome
al centro del mistero cristiano sta la manifestazione dell’amore di Dio, che - potremmo
dire con San Paolo - è un amore folle, vuol dire che non ha colto il senso autentico
dell’identità di Dio. Con questo voglio dire che il mistero del Natale - come richiama
il Papa nel suo intervento - svela la dedizione totale di Dio ad una umanità che è
in attesa di essere accolta, di non essere perfino forzata dall’intervento stesso
di Dio. Un amore che non si impone, ma che si fa vicino alle persone per far percepire
loro quanto siano care a Dio. D. – La gioia del Natale nasce
proprio dalla constatazione che Dio diventa l’Emmanuele, il Dio con noi, dal quale
non ci separa alcuna barriera. E’ questa comunione particolare con Dio che è il mistero
del Natale? R. – Certo, proprio questo mi pare che sia da richiamare:
il mistero del Natale ci richiama alla possibilità - come dice il Papa nelle prime
parole che ha pronunciato nell’udienza - ci permette di toccare con mano la bontà
del nostro Dio. Qui si può vedere benissimo richiamato il prologo della prima Lettera
di Giovanni: quel che noi abbiamo visto, quel che noi abbiamo udito, quel che noi
abbiamo toccato. E quando si tocca con mano – oserei dire – la tenerezza di Dio, allora
rinasce il coraggio dentro le persone, anche nelle più svantaggiate, anche quelle
che di fronte alle proposte eccessivamente forti si spaventano. Il mistero del Natale
si manifesta, invece, come la possibilità per tutti, anche per i più fragili e per
i più deboli, di ritrovare speranza e di ritrovare coraggio. D.
– Il Papa ci dice che chi non diventa come un bambino non può capire il Natale? R.
– E’ chiaro, perché noi capiamo le cose per forza di sintonia o di empatia. Fino a
quando non si entra in questa dimensione di semplicità e di immediatezza, è un po’
difficile poter capire come Dio possa rendersi presente all’umanità senza forza, in
una maniera inerme, come dice ancora il Papa. D. – Mons. Canobbio,
come trovare dunque la serenità e la gioia del Natale in un mondo che – come ricordava
il Papa – è caratterizzato da una attività frenetica? R. – Siccome
il Papa fa continuo riferimento al Presepe di San Francesco, provare a ri-costruire
nelle proprie case il presepe e mettersi lì a contemplare con gli occhi stupiti del
bambino il mistero che lì viene quasi rappresentato o che almeno viene evocato. Il
presepe - come ricorda il Papa - ha una forza particolare di evocazione: ricorda l’umanità
di Gesù e, quindi, la vicinanza di Dio e la vicinanza la si coglie attraverso dei
segni semplicissimi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)