2009-12-24 14:57:45

Comprendere il mistero del Natale con gli occhi del bambino: la riflessione di mons. Canobbio


Il Papa, ieri all’udienza generale, ha detto che “chi non ha capito il mistero del Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana”: su queste parole ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, la riflessione di mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale: RealAudioMP3

R. – Siccome al centro del mistero cristiano sta la manifestazione dell’amore di Dio, che - potremmo dire con San Paolo - è un amore folle, vuol dire che non ha colto il senso autentico dell’identità di Dio. Con questo voglio dire che il mistero del Natale - come richiama il Papa nel suo intervento - svela la dedizione totale di Dio ad una umanità che è in attesa di essere accolta, di non essere perfino forzata dall’intervento stesso di Dio. Un amore che non si impone, ma che si fa vicino alle persone per far percepire loro quanto siano care a Dio.
 
D. – La gioia del Natale nasce proprio dalla constatazione che Dio diventa l’Emmanuele, il Dio con noi, dal quale non ci separa alcuna barriera. E’ questa comunione particolare con Dio che è il mistero del Natale?
 
R. – Certo, proprio questo mi pare che sia da richiamare: il mistero del Natale ci richiama alla possibilità - come dice il Papa nelle prime parole che ha pronunciato nell’udienza - ci permette di toccare con mano la bontà del nostro Dio. Qui si può vedere benissimo richiamato il prologo della prima Lettera di Giovanni: quel che noi abbiamo visto, quel che noi abbiamo udito, quel che noi abbiamo toccato. E quando si tocca con mano – oserei dire – la tenerezza di Dio, allora rinasce il coraggio dentro le persone, anche nelle più svantaggiate, anche quelle che di fronte alle proposte eccessivamente forti si spaventano. Il mistero del Natale si manifesta, invece, come la possibilità per tutti, anche per i più fragili e per i più deboli, di ritrovare speranza e di ritrovare coraggio.
 
D. – Il Papa ci dice che chi non diventa come un bambino non può capire il Natale?
 
R. – E’ chiaro, perché noi capiamo le cose per forza di sintonia o di empatia. Fino a quando non si entra in questa dimensione di semplicità e di immediatezza, è un po’ difficile poter capire come Dio possa rendersi presente all’umanità senza forza, in una maniera inerme, come dice ancora il Papa.
 
D. – Mons. Canobbio, come trovare dunque la serenità e la gioia del Natale in un mondo che – come ricordava il Papa – è caratterizzato da una attività frenetica?
 
R. – Siccome il Papa fa continuo riferimento al Presepe di San Francesco, provare a ri-costruire nelle proprie case il presepe e mettersi lì a contemplare con gli occhi stupiti del bambino il mistero che lì viene quasi rappresentato o che almeno viene evocato. Il presepe - come ricorda il Papa - ha una forza particolare di evocazione: ricorda l’umanità di Gesù e, quindi, la vicinanza di Dio e la vicinanza la si coglie attraverso dei segni semplicissimi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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