Riforma sanitaria Usa: i vescovi chiedono cambiamenti essenziali al progetto del
Senato
L’attuale progetto di riforma sanitaria è “inadeguato” e non dovrebbe essere approvato
senza “cambiamenti essenziali”: è quanto scrivono i vescovi americani in una lettera
ai senatori alla vigilia del voto finale sulla riforma voluta dal presidente Barack
Obama. Nel documento firmato dal cardinale Daniel DiNardo, presidente della Commissione
episcopale per le attività Pro-Vita, dal vescovo John Wester di Salt Lake City, presidente
della Commissione sulle Migrazioni, e dal vescovo William Murphy di Rockville Center,
presidente della Commissione sulle politiche interne, viene sottolineato che il progetto
in discussione viola la politica federale che impedisce l’uso di fondi federali per
praticare gli aborti. E ciò in contrasto con il disegno di legge approvato dalla Camera
lo scorso 7 novembre. Secondo la versione al Senato, si legge nella lettera, “fondi
federali sovvenzioneranno, e in alcuni casi un’agenzia federale faciliterà e promuoverà,
piani sanitari” che coprono le spese per l’aborto. Si critica, inoltre, il fatto che
non esistano disposizioni per il contribuente, affinché possa evitare di finanziare
con le sue tasse le pratiche abortive. Del resto, rilevano i presuli statunitensi,
un recente sondaggio della Quinnipiac University, pubblicato ieri, mostra che
il 72% degli americani è contrario ad un finanziamento pubblico dell’aborto nella
nuova legislazione sulla riforma sanitaria. Al contempo si rileva che il progetto
in via di approvazione al Senato non contiene una protezione della libertà di coscienza
degli operatori sanitari. Ma i vescovi esprimono forti riserve anche per l’assenza
di copertura sanitaria degli immigrati. Nel momento in cui si compiono dei progressi
per garantire cure sanitarie agli americani, avvertono i vescovi, “oltre 23 milioni
di persone nella nostra nazione rimarranno senza assicurazione sanitaria”. Senza tale
accesso, sottolineano, molti immigrati e le loro famiglie non potranno ricevere le
cure di prima necessità. In particolare, l’episcopato Usa si è espresso per il sostegno
all’emendamento presentato dal senatore democratico Robert Menendez, che darebbe ai
singoli Stati la possibilità di derogare alle norme federali che stabiliscono un periodo
di 5 anni prima che gli immigrati possano usufruire del programma di assistenza sanitaria.
A prescindere dal risultato ottenuto in Senato, scrivono ancora i vescovi, “lavoreremo
con vigore affinché nella legislazione finale siano inserite le nostre priorità tese
a mantenere la libertà di coscienza e le attuali proibizioni sul finanziamento dell’aborto”
come anche la garanzia di accesso alle cure per tutti, immigrati compresi (A.G.)