Nota di padre Lombardi in merito al Decreto sulle "virtù eroiche” di Pio XII
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, è intervenuto
oggi con una nota in seguito alle reazioni suscitate dal Decreto sulle “virtù eroiche”
di Pio XII. Ecco la sua dichiarazione:
La firma
da parte del Papa del Decreto “sulle virtù eroiche” di Pio XII ha suscitato un certo
numero di reazioni nel mondo ebraico, probabilmente perché si tratta di una firma
il cui significato è chiaro nell’ambito della Chiesa cattolica e degli “addetti ai
lavori”, e può meritare alcune spiegazioni per un pubblico più vasto, in particolare
quello ebraico, comprensibilmente molto sensibile a tutto ciò che riguarda il periodo
storico della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto. Quando
il Papa firma un Decreto “sulle virtù eroiche “ di un Servo di Dio, cioè di una persona
di cui è stata introdotta la Causa di beatificazione, conferma la valutazione positiva
che la Congregazione delle Cause dei Santi ha già votato - dopo attento esame degli
scritti e delle testimonianze – sul fatto che il candidato ha vissuto in modo eminente
le virtù cristiane e ha manifestato la sua fede, la sua speranza, la sua carità, in
grado superiore a ciò che si attende normalmente dai fedeli. Perciò può essere proposto
come modello di vita cristiana al popolo di Dio. Naturalmente si tiene conto in questa
valutazione delle circostanze in cui la persona ha vissuto, occorre quindi un esame
dal punto di vista storico, ma la valutazione riguarda essenzialmente la testimonianza
di vita cristiana data dalla persona (il suo intenso rapporto con Dio e la continua
ricerca della perfezione evangelica – come diceva il Papa sabato scorso nel suo discorso
alla Congregazione delle Cause dei Santi), e non la valutazione della portata storica
di tutte le sue scelte operative. Anche una eventuale successiva
Beatificazione si colloca nella stessa linea, di proporre al popolo di Dio – con l’ulteriore
conforto del segno di grazie straordinarie date da Dio per intercessione del Servo
di Dio – un modello di vita cristiana eminente. In occasione della Beatificazione
di Giovanni XXIII e di Pio IX, Giovanni Paolo II affermava: “La santità vive nella
storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra
umanità. Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche
da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue
virtù a lode della grazia divina che in esse risplende” (3.9.2000). Ciò
non intende dunque minimamente limitare la discussione circa le scelte concrete compiute
da Pio XII nella situazione in cui si trovava. Per parte sua, la Chiesa afferma che
sono state compiute con la pura intenzione di svolgere al meglio il servizio di altissima
e drammatica responsabilità del Pontefice. In ogni caso, l’attenzione e la preoccupazione
di Pio XII per la sorte degli ebrei – cosa che certamente è rilevante per la valutazione
delle sue virtù – sono largamente testimoniate e riconosciute anche da molti ebrei. Rimane
quindi aperta anche in futuro la ricerca e la valutazione degli storici nel loro campo
specifico. E nel caso concreto si comprende la richiesta di avere aperte tutte le
possibilità di ricerca sui documenti. Già Paolo VI aveva voluto favorire rapidamente
tale ricerca con la pubblicazione dei volumi degli Actes et Documents. Per l’apertura
completa degli archivi – come si è detto più volte – occorre provvedere all’ordinamento
e alla catalogazione di una massa enorme di documenti, che richiede un tempo tecnico
ancora di alcuni anni. Quanto al fatto che i Decreti sulle virtù
eroiche di Papa Giovanni Paolo II e Pio XII siano stati promulgati nello stesso giorno,
ciò non significa un “abbinamento” delle due Cause da ora in poi. Le due Cause sono
del tutto indipendenti e seguiranno ciascuna il proprio iter. Non vi è quindi nessun
motivo di ipotizzare un’eventuale Beatificazione contemporanea. Infine,
le disposizioni di grande amicizia e rispetto del Papa Benedetto XVI verso il popolo
ebraico sono state già testimoniate moltissime volte e trovano nel suo stesso lavoro
teologico una testimonianza inconfutabile. E’ chiaro quindi che la recente firma del
Decreto non va in alcun modo letta come un atto ostile contro il popolo ebraico e
ci si augura che non sia considerata un ostacolo sul cammino del dialogo fra l’ebraismo
e la Chiesa cattolica. Ci si augura anzi che la prossima visita del Papa alla Sinagoga
di Roma sia occasione per riaffermare e rinsaldare con grande cordialità questi vincoli
di amicizia e di stima.