Marcia della Pace per i terremotati e il lavoro: la riflessione di mons. Miglio
Si svolgerà all’Aquila, il prossimo 31 dicembre, nelle zone colpite dal sisma dello
scorso aprile, la 42.ma Marcia per la Pace. L’iniziativa, presentata oggi presso la
nostra emittente, è promossa dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e
il lavoro, la giustizia e la pace, da Caritas Italiana, Pax Christi e dall’arcidiocesi
dell’Aquila. La marcia sarà anche a Terni il 31 dicembre, nel pomeriggio, con un convegno
e in Piazza San Pietro il primo gennaio con la Comunità di Sant’Egidio. Centrale,
come ogni anno, il tema del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della
Pace del primo gennaio 2010: “Custodi del creato costruttori di pace”. Su questo evento,
Massimiliano Menichetti ha intervistato mons. Arrigo Miglio vescovo
di Ivrea e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro,
la giustizia e la pace:
R. – In origine,
la Marcia era stata pensata a Terni e poi a Roma, proprio per una sinergia con Sant’Egidio
e anche per essere vicini a Papa Benedetto XVI in questa Giornata mondiale della pace.
Dirgli ad esempio un grazie per la "Caritas in veritate". Nel frattempo, si è creata
la situazione dell’Aquila - il terremoto - e allora l’itinerario si è precisato ulteriormente.
A Terni vorremmo ricordare i troppi ancora incidenti sul lavoro, i morti. E vogliamo
anche ricordare le emergenze di questi ultimi mesi. I posti di lavoro che continuano
a "saltare" e a diventare sempre più precari, incerti, a sparire. All’Aquila esprimiamo
la solidarietà con le popolazioni terremotate. D. – Qual è il
messaggio che porterete proprio all’Aquila? R. – Vorremmo dire
che la solidarietà deve scavalcare l’anno, deve andare oltre e quindi in qualche modo
è un ponte. Vogliamo che la solidarietà non si addormenti, perché il cammino sarà
ancora lungo. Ma vorremmo dare anche un altro messaggio: L’Aquila, e il terremoto,
ci interroga su come noi rispettiamo i limiti del Creato, su quanto noi stiamo attenti
alle regole che saggiamente a volte le leggi prevedono per le costruzioni e per il
rapporto con il Creato. E allora con il messaggio di Benedetto XVI vorremmo che potesse
nascere o rinascere una nuova cultura ecologica, una nuova cultura di salvaguardia
del Creato, che sia più attenta ai limiti e alla precarietà del Creato, ma sia più
attenta anche all’uomo, al servizio per il quale il Creato è stato pensato ed è stato
donato. D. – La marcia della pace una volta era una marcia contro
la guerra, adesso non è più soltanto questo... R. – Per essere
contro la guerra, bisogna essere “per” qualcos’altro, bisogna costruire. In questo
senso il messaggio del Papa, quest’anno, ci dà un po’ la grammatica, il libro, per
tenere conto delle condizioni della pace. Il Creato ci racconta i guai che abbiamo
combinato, le guerre... Il Papa parla delle armi e anche delle armi nucleari, ma ci
dice soprattutto, ed è la parte principale del messaggio, cosa si può e si deve fare
in positivo. Credo che non sia sufficiente essere contro, ma dobbiamo creare le condizioni,
dobbiamo mettere le basi. Il Papa ci richiama ad esempio a degli aspetti - alle fonti
energetiche, all’acqua, alle condizioni di vita – che permettono alle popolazioni
più povere di svilupparsi e dunque di contribuire ad un equilibrio di giustizia sociale.