2009-12-23 14:59:52

Marcia della Pace per i terremotati e il lavoro: la riflessione di mons. Miglio


Si svolgerà all’Aquila, il prossimo 31 dicembre, nelle zone colpite dal sisma dello scorso aprile, la 42.ma Marcia per la Pace. L’iniziativa, presentata oggi presso la nostra emittente, è promossa dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, da Caritas Italiana, Pax Christi e dall’arcidiocesi dell’Aquila. La marcia sarà anche a Terni il 31 dicembre, nel pomeriggio, con un convegno e in Piazza San Pietro il primo gennaio con la Comunità di Sant’Egidio. Centrale, come ogni anno, il tema del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2010: “Custodi del creato costruttori di pace”. Su questo evento, Massimiliano Menichetti ha intervistato mons. Arrigo Miglio vescovo di Ivrea e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace:RealAudioMP3

R. – In origine, la Marcia era stata pensata a Terni e poi a Roma, proprio per una sinergia con Sant’Egidio e anche per essere vicini a Papa Benedetto XVI in questa Giornata mondiale della pace. Dirgli ad esempio un grazie per la "Caritas in veritate". Nel frattempo, si è creata la situazione dell’Aquila - il terremoto - e allora l’itinerario si è precisato ulteriormente. A Terni vorremmo ricordare i troppi ancora incidenti sul lavoro, i morti. E vogliamo anche ricordare le emergenze di questi ultimi mesi. I posti di lavoro che continuano a "saltare" e a diventare sempre più precari, incerti, a sparire. All’Aquila esprimiamo la solidarietà con le popolazioni terremotate.
 
D. – Qual è il messaggio che porterete proprio all’Aquila?
 
R. – Vorremmo dire che la solidarietà deve scavalcare l’anno, deve andare oltre e quindi in qualche modo è un ponte. Vogliamo che la solidarietà non si addormenti, perché il cammino sarà ancora lungo. Ma vorremmo dare anche un altro messaggio: L’Aquila, e il terremoto, ci interroga su come noi rispettiamo i limiti del Creato, su quanto noi stiamo attenti alle regole che saggiamente a volte le leggi prevedono per le costruzioni e per il rapporto con il Creato. E allora con il messaggio di Benedetto XVI vorremmo che potesse nascere o rinascere una nuova cultura ecologica, una nuova cultura di salvaguardia del Creato, che sia più attenta ai limiti e alla precarietà del Creato, ma sia più attenta anche all’uomo, al servizio per il quale il Creato è stato pensato ed è stato donato.
 
D. – La marcia della pace una volta era una marcia contro la guerra, adesso non è più soltanto questo...
 
R. – Per essere contro la guerra, bisogna essere “per” qualcos’altro, bisogna costruire. In questo senso il messaggio del Papa, quest’anno, ci dà un po’ la grammatica, il libro, per tenere conto delle condizioni della pace. Il Creato ci racconta i guai che abbiamo combinato, le guerre... Il Papa parla delle armi e anche delle armi nucleari, ma ci dice soprattutto, ed è la parte principale del messaggio, cosa si può e si deve fare in positivo. Credo che non sia sufficiente essere contro, ma dobbiamo creare le condizioni, dobbiamo mettere le basi. Il Papa ci richiama ad esempio a degli aspetti - alle fonti energetiche, all’acqua, alle condizioni di vita – che permettono alle popolazioni più povere di svilupparsi e dunque di contribuire ad un equilibrio di giustizia sociale.







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