Nell’imminenza del Natale, celebrazione eucaristica per la comunità della Radio Vaticana
Celebrazione eucaristica questa mattina per la comunità di lavoro della Radio Vaticana,
nell’imminenza del Natale. A presiedere l’Eucaristica nella Cappella dell’Annunciazione
è stato padre Félix Juan Cabasés, già responsabile del servizio documentazione della
nostra emittente. Poi il tradizionale scambio di auguri. Il servizio di Fausta
Speranza:
(Canto
di Natale)
Il canto di Natale per una Messa voluta
ogni anno perché tutta la comunità della Radio Vaticana si ritrovi a pregare insieme
in attesa, e nella gioia, della venuta di Cristo. Anche un momento di verità nella
profondità dell’Eucaristia: la verità di quello che cerchiamo di fare con il nostro
lavoro di comunicazione, sempre più impegnativo nella Società dell’Informazione, e
la verità di quello che siamo. Su tutte le occasioni perse per essere migliori con
la persona che ci lavora accanto, si è soffermato padre Cabasés
nella sua omelia:
“In questi gruppi di lavoro che
sono ristretti e durevoli, accade necessariamente quello che accade nella vita matrimoniale
e familiare e cioè che ognuno si manifesta per quello che è. La durata, la frequenza
e l’intensità degli scambi fanno sì che non sia possibile ignorare i pregi e i difetti
dell’altro. Qui, nell’ambiente di lavoro della Radio Vaticana, la nostra capacità
di amare l’altro deve superare la più dura delle prove: la prova della quotidianità,
quella che ci lascia completamente nudi davanti agli altri”.
Poi
una riflessione su cosa significhi amare:
“Bisogna
imparare ad amare anche nell’oscurità della fede e nell’ostinazione della speranza.
Bisogna imparare ad amare senza chiedere la perfezione, perché anche noi che perfetti
non siamo, vogliamo essere amati”. E una testimonianza personale:
“L’esame
dell’amore non finisce qui, perché se non ci fosse Colui che in questi giorni nasce
non esisterebbe la Santa Sede e nei riguardi degli altri la nostra vaga filantropia
non si sarebbe trasformata in un vero amore. Lasciatemi dare la testimonianza di
un anziano che sta per compiere gli ottanta anni. Una vita, questa, lunga e durante
la quale molte cose sono cambiate (la città, il lavoro, i colleghi di lavoro e gli
amici), ma Lui no! Gesù è rimasto sempre lo stesso e accanto a Lui io – anziano e
malridotto e ormai stanco – vi trovo ogni giorno nell’Eucaristia e in tutta la vita,
l’allegria della mia gioventù”.
(canto)
Le
parole di padre Cabasés sono state in realtà anche un esempio sul piano professionale
perché è riuscito ad esprimere molto in pochissimo tempo: è un po’ la scommessa del
lavoro nella nostra emittente, che chiede autorevolezza e serietà perché è la Radio
del Papa ma che vive della velocità del mezzo radiofonico. E’ la scommessa di raccontare
frammenti della vita della Chiesa nel mondo e delle vicende geopolitiche e umanitarie
in cui opera: una scommessa che ogni volta che si nutre dell’Eucaristia condivisa,
come oggi, non può che avere intensità, verità, rispetto e motivazione in più. Questo
è il primo augurio che ci scambiamo.