La Consulta antiusura contro l'incentivazione al gioco d'azzardo
“Lo Stato e i gestori dei giochi d’azzardo non devono incentivare l’impoverimento
dei giocatori per favorire i propri interessi”. Lo chiede la Consulta Nazionale Fondazione
Antiusura, che si dice preoccupata dell’incremento del fenomeno. Dal 2003 al 2008,
infatti, secondo i recenti dati forniti dall’Eurispes, gli introiti che lo Stato ha
ottenuto dai giochi d’azzardo sono lievitati del 120 %. Al microfono di Claudio
Cavallaro, il segretario della Consulta, mons. Alberto D’Urso:
R.
– In un tempo nel quale c’è il lavoro che diminuisce, ci sono le persone che vengono
licenziate, un tempo nel quale sono aumentate le esecuzioni immobiliari e quindi la
gente perde la casa: che cosa è rimasto alle persone? E’ rimasto il ricorso alla fortuna,
che viene purtroppo incentivato. Questo è il peggio! Io incontro persone che chiedono
di essere aiutate per i debiti e su dieci casi di richieste, almeno quattro sono legati
a vittime del gioco.
D. – Qual è il percorso che
porta il giocatore dal semplice acquisto di un “gratta e vinci” a doversi affidare
agli usurai?
R. – Si comincia da bambini a giocare.
Io ho visto bambini portati dai genitori nelle sale bingo ed è lì che vengono anche
incentivati verso il gioco. Sono tanti i ragazzi che partono da un “gratta e vinci”
per arrivare poi ad altre forme di gioco compulsivo e che certamente ha un peso –
non di secondaria importanza – per provocare il passaggio da un gioco all’altro con
la voglia di rifarsi, in caso di perdita, con un altro colpo ancora più rischioso.
D.
– Nel 2010 il mercato del gioco registrerà un incremento di oltre 10 milioni di euro
rispetto al 2008. Come valuta questo dato?
R. – Molto,
molto negativamente. E questo perché è il frutto di una incentivazione programmata
che usa tutte le strade più diverse, affinché tutte le persone – e soprattutto le
più fragili e le più bisognose – ne siano vittime.
D.
– Come combattere questo fenomeno?
R. – Dobbiamo
cominciare a mettere tra gli obiettivi della nostra pastorale anche la rieducazione
delle persone al non facile guadagno. L’altra ricetta riguarda invece lo Stato, che
deve promuovere anzitutto la dignità delle persone, perché quando una persona è vittima
di un vizio si è certamente espropriata di una dignità e di una speranza.