2009-12-22 15:35:33

La Consulta antiusura contro l'incentivazione al gioco d'azzardo


“Lo Stato e i gestori dei giochi d’azzardo non devono incentivare l’impoverimento dei giocatori per favorire i propri interessi”. Lo chiede la Consulta Nazionale Fondazione Antiusura, che si dice preoccupata dell’incremento del fenomeno. Dal 2003 al 2008, infatti, secondo i recenti dati forniti dall’Eurispes, gli introiti che lo Stato ha ottenuto dai giochi d’azzardo sono lievitati del 120 %. Al microfono di Claudio Cavallaro, il segretario della Consulta, mons. Alberto D’Urso:RealAudioMP3

 
R. – In un tempo nel quale c’è il lavoro che diminuisce, ci sono le persone che vengono licenziate, un tempo nel quale sono aumentate le esecuzioni immobiliari e quindi la gente perde la casa: che cosa è rimasto alle persone? E’ rimasto il ricorso alla fortuna, che viene purtroppo incentivato. Questo è il peggio! Io incontro persone che chiedono di essere aiutate per i debiti e su dieci casi di richieste, almeno quattro sono legati a vittime del gioco.

 
D. – Qual è il percorso che porta il giocatore dal semplice acquisto di un “gratta e vinci” a doversi affidare agli usurai?

 
R. – Si comincia da bambini a giocare. Io ho visto bambini portati dai genitori nelle sale bingo ed è lì che vengono anche incentivati verso il gioco. Sono tanti i ragazzi che partono da un “gratta e vinci” per arrivare poi ad altre forme di gioco compulsivo e che certamente ha un peso – non di secondaria importanza – per provocare il passaggio da un gioco all’altro con la voglia di rifarsi, in caso di perdita, con un altro colpo ancora più rischioso.

 
D. – Nel 2010 il mercato del gioco registrerà un incremento di oltre 10 milioni di euro rispetto al 2008. Come valuta questo dato?

 
R. – Molto, molto negativamente. E questo perché è il frutto di una incentivazione programmata che usa tutte le strade più diverse, affinché tutte le persone – e soprattutto le più fragili e le più bisognose – ne siano vittime.

 
D. – Come combattere questo fenomeno?

 
R. – Dobbiamo cominciare a mettere tra gli obiettivi della nostra pastorale anche la rieducazione delle persone al non facile guadagno. L’altra ricetta riguarda invece lo Stato, che deve promuovere anzitutto la dignità delle persone, perché quando una persona è vittima di un vizio si è certamente espropriata di una dignità e di una speranza.







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