Approvata a Città del Messico la legge sulle unioni gay
Il Parlamento del Distretto federale di Città del Messico ha approvato definitivamente
la controversa legge che consente le unioni fra persone dello stesso sesso. Si tratta
della prima legge in materia in tutta la regione latinoamericana, anche se in altri
Paesi, ci sono proposte in tal senso o se ne discute. La legge messicana è stata introdotta
modificando sei articoli del Codice civile della capitale, in particolare il numero
146 che da oggi dice che il “matrimonio è l’unione libera di due persone” e non più
“tra un uomo e una donna”. Nelle ultimi fasi della discussione la polemica è stata
intensa e forte, cosi come nei mesi scorsi, quando si cominciò a parlare dell’iniziativa
alla quale si sono opposti i vescovi messicani e, in particolare, il cardinale Norberto
Rivera, arcivescovo di Citta del Messico. Ieri, sia il partito “Acción Nacional” (Pan)
sia quello storico “Revolucionario Institucional (PRI)” si sono opposti sostenendo
che il Paese affronta gravi di rischi di “mutamento del suo sistema sociale e civile”.
Mariana Gómez, parlamentare del Pan ha annunciato che il suo partito chiederà formalmente
al sindaco del distretto federale, Marcelo Ebrard, di vietare questa legge anche perché
ha osservato “è un testo giuridico con evidenti contenuti incostituzionali”. Da parte
sua il Collegio degli avvocati cattolici ha anticipato che interporrà azioni legali
contro la legge prima che possa essere promulgata entro il primo trimestre del 2010
e la ragione, ha specificato, è quella che ormai appare chiara ed evidente: “è un
una legge contraria alla Carta costituzionale federale”. (L.B.)