Riforma sanitaria Usa: le preoccupazioni dei vescovi per l'aborto
Il Senato degli Stati Uniti potrebbe dare via libera al testo di riforma sanitaria
entro Natale. Oggi, al primo dei tre voti procedurali previsti, il testo è passato
con tutti i 60 voti dei senatori democratici. Il servizio di Fausta Speranza. Al
Senato restano due voti procedurali, fissati per martedì e mercoledì, poi giovedì
il voto finale, alla vigilia di Natale. Ma se approvato, il testo dovrà essere armonizzato
con quello adottato dalla Camera dei Rappresentanti in novembre. Al momento il voto
di oggi ha rappresentato il primo test cruciale al Senato: ha dimostrato che il testo,
frutto di compromessi e limature, gode ora dell'appoggio di 60 senatori (i 58 democratici
e due indipendenti), che lo mettono al riparo dall'ostruzionismo dei 40 senatori repubblicani,
che hanno votato compatti contro. E contrarietà e preoccupazione sono stati espressi
dalla Conferenza Episcopale statunitense in diversi interventi negli ultimi giorni.
I vescovi ritengono che “fare una riforma sanitaria sia un bene pubblico, un imperativo
morale e un’urgente priorità nazionale”, ma non possono condividere una novità che
viene introdotta dal testo ora al Senato: in sostanza la novità è che l’interruzione
volontaria di gravidanza può rientrare nella copertura sanitaria assicurata dai fondi
pubblici. Attualmente non è così per nessuna copertura a livello di singoli Stati
o – sottolineano i vescovi - neanche per la copertura sanitaria assicurata ai senatori
o ad impiegati. I vescovi chiedono, dunque, che si confermi la restrizione dei fondi
federali fin qui prevista e peraltro confermata nel testo licenziato dalla Camera.
Come abbiamo detto, il testo che uscirà dal Senato dovrà essere armonizzato con quello
approvato dalla Camera. In definitiva, in tema di assistenza sanitaria i vescovi tornano
a ribadire “tre criteri morali”: il rispetto per la vita e per la libertà di coscienza;
la sicurezza di assistenza sanitaria per i poveri; giustizia per gli immigrati. E
ribadiscono che il governo federale non dovrebbe in nessun modo incoraggiare l’aborto.