Rapporto sui Paesi arabi: in crescita le violazioni dei diritti umani
L’ultimo rapporto del Cairo Institute for Human Rights Studies, dal titolo “Bastion
of impunity, mirage of reform”, sottolinea un peggioramento della violazione dei diritti
umani nei Paesi arabi, in riferimento al quadro emerso nel precedente rapporto, pubblicato
nel 2008. L’analisi prende in considerazione la situazione in Egitto, Tunisia, Algeria,
Marocco, Sudan, Libano, Siria, Territori Palestinesi, Iraq, Arabia Saudita, Bahrein,
Yemen e dedica uno spazio particolare alla Lega Araba e al contributo dei Governi
della regione nei programmi delle agenzie delle Nazioni Unite che si occupano dei
diritti umani. Un capitolo del rapporto è altresì dedicato alle violazioni della dignità
delle donne – come si può leggere sull’Osservatore Romano - e agli scarsi progressi
registrati nel rispetto dei rapporti tra i sessi e a come il tema dei diritti delle
donne sia talvolta strumentalizzato di fronte all’opinione pubblica internazionale.
Nel 2004 la Lega Araba ha promosso un summit in Tunisia, in occasione del quale il
tema dei diritti umani è stato posto per la prima volta al centro dell’“agenda” dei
lavori. Nonostante i buoni propositi, la marcia delle riforme nella Regione sembra
arrestarsi: “I paesi arabi – si ricava infatti dall’analisi – restano legati all’ampio
spettro di leggi repressive che minano le libertà fondamentali”, tra cui quelle di
culto, di espressione, di riunione e di associazione. Ad essere ostacolata, in maniera
diretta o indiretta, è peraltro la stessa attività delle organizzazioni di volontariato
attive nei Paesi per la tutela dei diritti. Per quanto riguarda in particolare le
minoranze religiose ed etniche, nel 2009 in Egitto, sono stati registrati degli attacchi
ad abitazioni di cristiani copti all’interno delle quali si stavano svolgendo dei
riti di preghiera. Inoltre nella capitale si è disposta l’eliminazione dei nomi cristiani
dati a strade, piazze e villaggi, sostituendoli con quelli arabi. In Siria, secondo
il rapporto, sono i curdi a restare bersaglio di discriminazioni, nel Barhein invece
sono gli sciiti, che costituiscono la maggioranza della popolazione. (C.P.)