2009-12-20 15:40:39

La luce vince le tenebre: p. Renato Chiera sul Natale dei bambini di strada in Brasile


“Natale con i tuoi…”, recita un proverbio popolare. Certo, la dimensione familiare, il ritrovarsi assieme è uno degli aspetti che più contraddistinguono il giorno di Natale. Una gioia che, purtroppo, non possono vivere i bambini di strada, abbandonati dai propri genitori. In Brasile, dove tale piaga è particolarmente diffusa, per molti di loro la famiglia ha le sembianze di un sacerdote piemontese, Renato Chiera, che da oltre 30 anni opera con la sua “Casa do Menor” in favore dei meninos de rua. Raggiunto telefonicamente a Rio de Janeiro da Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera ci racconta come i suoi ragazzi si stanno preparando al Natale:RealAudioMP3

R. – Com’è il nostro Natale? Proprio questa mattina abbiamo saputo che abbiamo un ragazzo che era di strada e che abbiamo portato qua perché aveva un tumore alla testa; ci ha telefonato l’assistente sociale per dirci che viene per morire, per morire e per andare in paradiso. Allora, io chiedevo: chi è disposto a fare il Natale con lui? Perché se lui viene qua, noi dovremmo stare con lui! Adesso proprio, prima di parlare con voi, è venuto a parlare con me un ragazzo, che ha 18 anni, che lavora qui con noi; lui ha voluto “svuotare il sacco” con me, ha voluto raccontarmi la sua storia di dolore, di abbandono da parte della mamma che non lo vuole e lui a 15 anni, o anche prima, è entrato nel giro della droga. Ha girato tutte le favelas. Mi raccontava delle barbarie vissute; mi ha detto che è riuscito a scappare sette-otto volte alla morte … Però, la cosa bella, ora che il Natale sta arrivando, è che lui mi dice: “Padre, tu hai parlato di Salomon, questo ragazzo che ha il cancro nella testa, che voi amate da molti anni: se tu vuoi, io passo il Natale con lui!”. E lui mi dice: “Io, che ho fatto tutte queste cose, io voglio passare il Natale con lui, perché io sono buono. Io sono entrato nella droga e nel narcotraffico perché avevo un vuoto nel mio cuore. Io non sono amato, non mi sono sentito amato ma qui ho trovato la possibilità di avere una professione e qui mi sono sentito amato”. Ecco. In queste tenebre arriva la luce.
 
D. – Di fronte a questa situazione disastrosa, tragica, il messaggio è anche per i genitori e i bambini in Italia, nei Paesi – diciamo – ricchi, industrializzati per capire quanto siano fortunati, che è l’amore che li lega e non i regali, a fare davvero il Natale …
 
R. – Un bambino deve avere un papà e una mamma: è un grande dono. Ma papà e mamma devono essere papà e mamma, devono essere presenza! Il Natale è diventato un commercio di regali. E’ bello darsi dei regali, perché ci diciamo che ci vogliamo bene, però attenzione: il regalo non può sostituire la nostra presenza! Noi dobbiamo essere il maggiore regalo. Gesù è diventato presenza: ecco il regalo! E anche in Europa io so che la droga sta entrando: attenzione, attenzione! Noi lavoriamo tanto, vogliamo che i figli stiano bene, ma non siamo più presenti al loro lato, i genitori non ci sono più, non hanno più tempo! Non è che sono cattivi: non hanno più tempo, perché il ritmo dell’Europa, il ritmo del mondo, ma anche qui, è un ritmo per cui tu devi lavorare, devi lavorare … e i figli? Rimangono là davanti all’internet e cercano di parlare con qualcuno in senso virtuale, ma l’essere umano è fatto per creare delle relazioni, ma relazioni non virtuali! Gesù ha creato dei rapporti reali: vedete, siate presenza! E voi figli, che avete dei genitori che stanno con te, che ti ascoltano, che bisticciano con te, che non ti lasciano fare quello che vuoi: questi sono i genitori veri! L’altro giorno io bisticciavo con un nostro ragazzo, e c’era uno che era a lato e mi dice: “Padre, che bello avere un papà come te che bisticcia con i figli! Io, quando vado a casa, non c’è nessuno che bisticci con me. I miei genitori ci sono ma non mi dicono una parola: è come se io non esistessi. Io vorrei avere qualcuno che bisticcia con me perché si interessa a me, perché mi ama!”.







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