2009-12-20 14:52:01

Il ruolo del sacerdote nella Chiesa e nella società odierne: le meditazioni d’Avvento di p. Raniero Cantalamessa


Con l’incisività e la ricchezza di riferimenti biblici e teologici che caratterizza le sue meditazioni, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa ha concluso venerdì scorso il tradizionale ciclo di prediche d’Avvento, tenute al Papa e ai membri della Curia Romana. Nell’intervista di Fabio Colagrande, il religioso ritorna sui temi e gli esempi più significativi delle meditazioni, ispirate all’Anno Sacerdotale:RealAudioMP3

R. – Quello che ho detto nell’ultima predica circa i sacerdoti, in realtà, nella tradizione viene applicato anche ad ogni anima credente: ogni anima credente può imitare la Vergine Maria nel concepire e dare alla luce Gesù. Lei l’ha fatto in maniera fisica e l’anima credente – il sacerdote in modo speciale – fa questo in un’altra maniera: concepisce Gesù - diceva San Bonaventura - quando nel suo cuore concepisce il proposito di convertirsi, di aderire al Vangelo, di fare un salto di qualità nella vita spirituale. San Bonaventura dice che lì si concepisce Cristo e lo si dà poi alla luce quando con le opere e il modo di comportarsi si manifesta chiaramente la presenza di Cristo in noi.
 
D. – Nella sua prima predica dell’Avvento di quest’anno lei ha rivolto un invito particolare ai sacerdoti: evitare il pericolo dell’eresia dei nostri tempi, cioè l’attivismo frenetico, per dedicarsi alle priorità, cioè la preghiera, il rapporto vivo con Gesù e la parola. Perché ha scelto proprio questo tema?
 
R. – Credo che in fondo anche il Papa richiami continuamente a questa anima interiore del sacerdozio. L’azione e l’attivismo del mondo secolare rischia di entrare anche nella vita della Chiesa. Il pericolo è quindi di un’enfasi, di un’ipertrofia dell’attività, dell’attivismo che è presente, tanto più che il clero è diminuito e le opere sono le stesse, anzi sono aumentate. Se però non c’è questo radicamento interiore in una vita di preghiera, di unione con Gesù, tutto questo si risolve in un attivismo vuoto.
 
D. – Lei ha proposto ai sacerdoti un modello inconsueto: il Don Camillo di Guareschi, quello che parlava ad alta voce con il Crocifisso sia delle cose che succedevano in parrocchia sia dei suoi dissidi con Peppone. Perché ha avuto quest’immagine?
 
R. – Perché la verità che esprime è vera. Il sacerdote dovrebbe essere uno capace di dialogare con Gesù, ma non così astrattamente come chi pensa con i propri pensieri; egli dovrebbe credere che Gesù risorto è vivo e vive accanto al sacerdote ed è pronto ad aiutarlo, ad entrare in dialogo con lui. Certamente non in un dialogo a voce alta – anche se qualche volta può capitare anche quello – e non è necessario che il Crocifisso risponda perché spesso risponde nel cuore. Dio parla come scrive, Lui scrive nel cuore la sua legge e così parla nel cuore. Sarebbe bello se almeno in questo tutti i sacerdoti imitassero Don Camillo.
 
D. – Nella sua seconda predica di Avvento ha sottolineato anche l’infedeltà di quei sacerdoti che, dando scandalo, provocano il rifiuto di Cristo da parte della gente, ma anche il fatto che ci sono tanti sacerdoti ignorati dal mondo, che diffondono nel loro ambiente il buon odore di Cristo e del Vangelo. Di questi secondi, forse, si parla un po’ poco…
 
R. – Come del resto avviene in tutto il mondo dei media, dove si parla solo delle cose negative, che fanno scalpore, dei disastri, delle tragedie. Si dice che un albero che cade fa più chiasso di una foresta che cresce. Effettivamente c’è, nella Chiesa, una foresta di sacerdoti che si sforzano, naturalmente con risultati diversi, di essere fedeli, servire la gente e poi c’è qualche albero che cade. Nella predica ho ricordato le parole di Gesù: “Voi siete il sale della terra ma se il sale perde il sapore non serve a nulla, se non ad essere gettato e calpestato dagli uomini”. Però, come dice il Papa, un rinnovamento di entusiasmo per i sacerdoti non verrà da un’analisi puntigliosa delle deficienze ma verrà dal riscoprire la bellezza originaria del sacerdozio, che è veramente qualcosa di straordinario. Il Santo curato d’Ars ha parole meravigliose sul sacerdote, soltanto più credibili perché lui le viveva. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.