2009-12-19 15:40:39

Le Filippine, Paese asiatico con il più alto tasso di emigrazione. L'impegno della Chiesa


La Giornata mondiale dei migranti nelle Filippine è stata un’occasione di riflessione su un tema molto sentito nel Paese: le Filippine, infatti, sono lo Stato asiatico con la più alta percentuale di emigrazione, circa 10 milioni di lavoratori in 190 Paesi. Un fenomeno preoccupante che, insieme con la mancanza di valori, è alla base della rottura di molti matrimoni e ha effetti devastanti sulle nuove generazioni: “Le rimesse dei nostri lavoratori tengono a galla la nostra economia – ha detto padre Joaquin F. Valdes, rettore della Catholic University di Santo Thomas di Manila ad Asianews – ma la continua crescita dell’emigrazione distrugge la società”. Il 70 per cento dei filippini che emigrano all’estero sono donne; la causa principale è la disoccupazione, accresciuta ora dalla crisi globale: si calcola che nel 2009 sono stati persi 2,72 milioni di posti di lavoro. A lasciare il Paese alla volta di Stati Uniti (dove la comunità filippina raggiunge i 3 milioni di persone), Europa, Giappone, Hong Kong e Paesi del Medio Oriente sono circa duemila filippini al giorno, soprattutto giovani con scarsa istruzione ed esperienze lavorative. Nessuno, però, dimentica i familiari rimasti a casa: nel solo mese di ottobre di quest’anno ben 1,2 miliardi di dollari americani sono stati inviati dagli Usa nelle Filippine: il 6,7 per cento in più rispetto ai mesi precedenti. Un ruolo di particolare importanza nel Paese riveste la Chiesa, impegnata in prima linea nella lotta all’emigrazione fin dal 1955, attraverso la Commissione per la cura dei Migranti e degli Itineranti (Ecmi) che gestisce il Centro missionario dei padri Scalabriniani di Manila, che offre formazione sia ai giovani sia ai sacerdoti missionari, e il Child and migrant parents in South East Asia, che sostiene le famiglie degli emigrati. (R.B.)







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