2009-12-19 07:34:11

A Copenhagen deludente e parziale accordo conclusivo sul clima


Limitazione del riscaldamento globale a 2 gradi centigradi, stanziamento di 3,6 miliardi di dollari da parte degli Stati Uniti per i Paesi in via di sviluppo nel triennio 2010-2012, e 100 miliardi di dollari dai Paesi industrializzati entro il 2020. Questi i maggiori risultati raggiunti al vertice Onu di Copenhagen sui cambiamenti climatici. Le quote di emissioni di anidride carbonica da tagliare da parte dei singoli Stati nel prossimo decennio saranno comunicate, invece, il mese prossimo. Da Copenhagen, il servizio del nostro inviato, Salvatore Sabatino: RealAudioMP3

L’intesa siglata da Stati Uniti, Cina, Sudafrica e India non soddisfa praticamente nessuno. E’ stesso Washington a rimarcare la limitatezza del testo, pur ribadendo che si tratta di un primo passo importante. Sul piede di guerra i Paesi del G77 e gli ambientalisti, che denunciano la catastrofe totale e contestano le modalità delle trattative, definite un golpe. Non nasconde la sua delusione neppure il presidente della Commissione Ue, Barroso, anche se parla di un primo traguardo. Ed ora scatta la protesta formale, in seno all’Assemblea, con le dichiarazioni di voto contrario, mentre fuori dal Bella Center, la sede del vertice, i manifestanti stanno contestando duramente il Presidente degli Stati Uniti. Il risultato giunge dopo una giornata frenetica, con decine di incontri a porte chiuse e trattative serratissime. Il clima di tensione già si respirava in mattinata, già prima del discorso del capo della Casa Bianca Obama davanti alla plenaria, accolto con un debole applauso dalla platea; poi sono arrivate le stoccate cinesi, in disaccordo sulla bozza del documento, tanto da spingere il presidente americano ad incontrare il premier Wen Jiabao per tre volte. E poi è arrivato anche l’incontro informale dei leader europei, decisamente trascurati dall’amministrazione americana; la presa di distanza dell’India, che ha auspicato un rinvio dell’accordo al 2010. Tutto vissuto sull’orlo del fallimento. Copenhagen, insomma, sarà ricordato come uno dei summit mondiali più complessi: un grande sforzo con un risultato decisamente modesto. Tutto è rimandato, insomma, al prossimo anno, quando toccherà a Città del Messico ospitare il prossimo vertice Onu sui cambiamenti climatici. In giugno, però, una tappa intermedia, a Bonn, in Germania, in un summit straordinario organizzato dal cancelliere tedesco Angela Merkel. “Siamo qui per decidere e non per parlare” aveva detto ieri mattina il presidente Obama, riaccendendo le speranze anche dei più pessimisti; oggi si può dire che, forse, le parole hanno ancora una volta tolto troppo spazio alle decisioni.

Da Copenhagen, Salvatore Sabatino, Radio Vaticana


Interessi nazionali contrastanti e predominio di politiche energetiche: sono tra i tanti fattori che hanno ostacolato un accordo globale sul clima. Lo ha ricordato mons. Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Onu di New York, nel suo intervento, ieri, alla Conferenza di Copenaghen. Per un commento sulle conclusioni dei negoziati ascoltiamo mons. Migliore al microfono di Salvatore Sabatino: RealAudioMP3







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