Il Papa agli universitari degli Atenei romani: la vera Sapienza è Gesù
La vera Sapienza non è una conoscenza: è una Persona, è Gesù: è quanto ha sottolineato
Benedetto XVI agli universitari romani riuniti nella Basilica di San Pietro, ieri
pomeriggio, per la celebrazione dei Vespri in preparazione del Natale. La prima forma
di carità intellettuale - ha affermato il Papa - è aiutare gli altri a scoprire il
vero volto di Dio che è l'Amore fattosi bambino nella Grotta di Betlemme. Il servizio
è di Paolo Ondarza.
La Sapienza
che confonde la logica del mondo al centro delle parole del Papa agli universitari
romani: quella Sapienza nata a Betlemme, uscita “dalla bocca dell’Altissimo” e che
nel Presepe giace avvolta in fasce dentro una mangiatoia:
“Il
paradosso cristiano consiste proprio nell’identificazione della Sapienza divina, cioè
il Logos eterno, con l’uomo Gesù di Nazaret e con la sua storia”. “Non
c’è soluzione a questo paradosso – ha spiegato Benedetto XVI – se non nella parola
Amore” scritta con la ‘A’ maiuscola: “l’anelito dell’uomo alla vita eterna ha intenerito
il cuore di Dio, Logos, che non si è vergognato di assumere la condizione umana”.
Senza la Sapienza – ha aggiunto - niente è stato fatto di ciò che esiste:
“Cari
amici, un professore cristiano, o un giovane studente cristiano, porta dentro di sé
l’amore appassionato per questa Sapienza! Legge tutto alla sua luce; ne coglie le
tracce nelle particelle elementari e nei versi dei poeti; nei codici giuridici e negli
avvenimenti della storia; nelle opere artistiche e nelle espressioni matematiche”. Da
qui una scomoda, ma utile riflessione per il mondo accademico: “chi c’era la Notte
di Natale alla Grotta di Betlemme ad accogliere e adorare la Sapienza quando è nata?”,
ha chiesto Benedetto XVI. “Non dottori della legge o sapienti. C’erano Maria, Giuseppe
e poi i pastori”: i “piccoli” del Vangelo. Ma non ne consegue che studiare è inutile:
i due millenni di cristianesimo escludono infatti questo assunto e suggeriscono il
giusto atteggiamento:
“Si tratta di studiare,
di approfondire le conoscenze mantenendo un animo da ‘piccoli’, uno spirito umile
e semplice, come quello di Maria, la ‘Sede della Sapienza’. Quante volte abbiamo avuto
paura di avvicinarci alla Grotta di Betlemme perché preoccupati che ciò fosse di ostacolo
alla nostra criticità e alla nostra ‘modernità’!”. Nella
Grotta di Betlemme ognuno può scoprire la verità su Dio e quella sull’uomo. Ha proseguito
il Papa indicando agli studenti la prima forma di carità intellettuale: aiutare gli
altri a scoprire il vero volto di Dio. Un'esortazione, questa, rivolta da Benedetto
XVI a tutti gli Atenei e ai responsabili delle istituzioni accademiche perché collaborino
“alla costruzione di comunità in cui tutti i giovani possano formarsi ad essere uomini
maturi e responsabili per realizzare la civiltà dell’amore”.
Al
termine della celebrazione una delegazione universitaria australiana ha consegnato
a quella africana l’icona di Maria Sedes Sapientiae: gesto accompagnato dall’affidamento
alla Vergine Maria da parte del Santo Padre di tutti gli studenti del continente africano
e della cooperazione, sviluppatasi dopo il recente Sinodo dei vescovi, tra gli Atenei
di Roma e quelli africani.
E numerosi erano gli universitari
presenti alla celebrazione dei Vespri. Ma come hanno accolto l’ invito del Pontefice
a cercare la Sapienza di Dio nel loro quotidiano e nello stesso tempo a mantenere
uno spirito umile e semplice? Ascoltiamo alcune testimonianze dei giovani raccolte
da Marina Tomarro:
R. – Farci
testimoni del messaggio cristiano, di questo grande segno d’amore di Gesù che nasce
in mezzo a noi, di Dio che manda il Suo Figlio: questo è l’amore ed è la sapienza
di Dio. Attraverso una vita di testimonianza nell’Università, questo è l’impegno che
tutti noi universitari dovremmo condividere.
R. –
Dice il nostro Pontefice: “La Sapienza nasce a Betlemme”, e noi abbiamo il dovere
in quanto cristiani e in quanto giovani universitari, di adoperarci quotidianamente
attraverso la nostra attività di ricercatori. Quella che Rosmini chiamava la “carità
intellettuale”, non è altro che una ricerca approfondita della verità di Gesù Cristo.
R.
– Prima del Natale è una cosa fondamentale pregare più intensamente e ricevere l’aiuto
del Santo Padre per andare avanti nel corso degli studi. Ma proprio per il periodo
difficile che sta vivendo l’Italia, penso che aggrapparsi ad una speranza come quella
divina sia la cosa principale.
R. – Facendo attenzione
ai più piccoli, ai poveri, cercando di non essere mai distanti …
R.
– Coglieremo l’invito del Papa mettendoci nei panni dei pastori, che nella loro umiltà
di spirito hanno potuto ammirare la saggezza che si è incarnata in Gesù Bambino. Contemporaneamente,
però, accogliamo l’invito alla persistenza nello studio, a fare della cultura una
possibilità di miglioramento e dell’introduzione del mistero divino nella scuola.
R.
– La vedo come una cosa naturale, che troviamo Gesù Cristo in ogni nostro studio,
sempre in base all’insegnamento del Papa. Come egli stesso dice anche nella “Caritas
in veritate”: l’amore è ricco di intelligenza e l’intelligenza è piena d’amore. E
come ha detto lui, è per amore che Dio si fa umile e piccolo ed è con amore che noi
ci dedichiamo agli studi e in questo amore ci mettiamo l’intelligenza. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)