I vescovi del Sudan in vista delle elezioni invocano una pace duratura
Richiama l’attenzione su ritardi e inadempienze negli accordi di pace in vista delle
cruciali elezioni programmate nei prossimi due anni il documento pubblicato dai vescovi
del Sudan a conclusione della loro Assemblea plenaria svolta a Torit, nel Sud del
paese. Nella dichiarazione intitolata “Per una pace equa e duratura”, a preoccupare
i presuli sono soprattutto le lentezze registrate per l’applicazione di alcuni punti
chiave del ‘Comprehensive peace agreement’ (Cpa), l’intesa firmata nel 2005 per porre
fine a un ventennale conflitto tra il governo di Khartoum e gli indipendentisti del
Sud. I vescovi - riferisce l'agenzia Misna - citano in particolare la demarcazione
dei confini, l’abrogazione di leggi repressive, la risoluzione del conflitto in Darfur
e della crisi nella zona di Abyei, i ritardi nella promulgazione di una legge referendaria,
necessaria per organizzare il voto popolare del 2011 sull’autodeterminazione del Sud.
“Il fallimento delle prossime elezioni sarebbe inaccettabile per i sudanesi e una
minaccia per la pace e la stabilità” scrivono i 14 vescovi riferendosi alle elezioni
generali dell’aprile prossimo, deplorando che non tutti gli aventi diritto si siano
potuti iscrivere sui registri elettorali e pertanto non potranno esercitare il diritto
di voto. I vescovi chiedono al governo di unità nazionale di accelerare l’attuazione
degli accordi e al governo del Sud Sudan di rispettare maggiormente le regole del
buon governo, ostacolate da corruzione, tribalismo, nepotismo e ozio. Ad allarmare
i vescovi è anche la situazione dei profughi di guerra, per i quali l’assistenza umanitaria
non è stata sufficiente e manca ancora un vero programma di rimpatrio e reinserimento.
Una situazione aggravata – sottolinea la Conferenza episcopale – dalla siccità e da
una nuova fonte d’insicurezza causata dagli attacchi contro civili perpetrati durante
l’anno appena trascorso dai ribelli del gruppo ugandese ‘Esercito di resistenza del
signore’ (Lra). A tale proposito, i firmatari del documento auspicano una ripresa
dei colloqui di pace tra il governo di Kampala e i capi della ribellione. (R.P.)