2009-12-18 14:55:56

A Torino le celebrazioni conclusive per i 150 anni della Congregazione salesiana: intervista col rettore maggiore


Si svolgono oggi e domani, a Torino, le celebrazioni conclusive del 150.mo anniversario di fondazione della Società di San Francesco di Sales, nota come Congregazione salesiana. L’anno celebrativo è iniziato il 31 gennaio e ha voluto ricordare con liturgie, incontri e conferenze la nascita della famiglia salesiana avvenuta il 18 dicembre 1859 nell’alloggio di Don Bosco a Valdocco. “Amore all’Eucaristia, devozione alla Madonna, fedeltà al Papa”: sono questi gli ideali salesiani, ricorda il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella prefazione al volume “Salesiani da centocinquant’anni” della Libreria Editrice Vaticana, sottolinenando che gli insegnamenti di Don Bosco spesso diventano argomenti con i capi di Stato o i grandi esponenti religiosi. La Congregazione salesiana oggi è presente in 129 nazioni con 16.092 salesiani; sono 15mila invece le figlie di Maria Ausiliatrice, e non sono da dimenticare i cooperatori, gli ex allievi e altri 23 gruppi che dirigono oratori, scuole, centri di formazione professionale, case editrici, stazioni radio e tv. Tiziana Campisi ha chiesto al rettore maggiore, don Pascual Chávez Villanueva un bilancio di questo anno di celebrazioni:RealAudioMP3

R. – Noi avevamo tracciato un cammino di rinnovamento spirituale e pastorale, basato su tre punti: il primo recuperare la nostra identità di consacrati, il secondo riconoscere nelle Costituzioni salesiane il dono più prezioso che Don Bosco ci ha lasciato, ossia quella che è stata la sua esperienza spirituale, pastorale, pedagogica. Rileggere le Costituzioni significa identificarsi con Don Bosco, essere fedeli al suo carisma, alla sua missione che passa attraverso l’assunzione cordiale di questo progetto di vita. Terzo punto orientarci verso ciò che ha spinto Don Bosco a dar vita alla Congregazione salesiana, proiettati nella Chiesa e nel mondo, contando sui giovani.

 
D. – Questo 150.mo anniversario di fondazione, che cosa vi ha fatto riscoprire?

 
R. – Innanzitutto, non c’è dubbio, la figura di Don Bosco, perché la stiamo approfondendo molto di più dal punto di vista storico. Poi la sua pedagogia; in fondo noi dobbiamo definirci come una Congregazione di educatori, per cui la pedagogia di Don Bosco e il suo sistema preventivo rappresentano un elemento carismatico di identificazione essenziale. E ancora abbiamo riscoperto la sua vita spirituale ed abbiamo iniziato ad approfondire altre figure legate a Don Bosco, come ad esempio quella del suo primo successore, don Rua …

 
D. – La famiglia salesiana comprende religiosi, religiose, laici e molti altri gruppi. Che cosa consegnate al mondo?

 
R. – Ci sentiamo chiamati soprattutto a rendere visibile ed efficace l’amore con cui Dio si cura dei giovani, attraverso il dono dell’educazione, inteso non soltanto come istruzione o come lavoro accademico, ma come l’arte di formare la persona umana. Poi vogliamo consegnare il dono dell’evangelizzazione, perché l’evangelizzazione lascia emergere le grandi aspirazioni che sono nel cuore dei giovani, ossia l’aspirazione alla vita, alla libertà e all’amore, che si realizzano pienamente soltanto in Dio!

 
D. – C’è una frase di Don Bosco di cui fare tesoro, in particolare?

 
R. – Sì: lui diceva – tra le altre cose – “i ragazzi, amateli”, perché se c’è una cosa cui aspirano, che vogliono maggiormente, è non soltanto ‘essere’ amati ma sentire di essere amati, e quello che fa che si sentano amati è l’affabilità, il trattarli prima di tutto come ‘soggetti’ e non come ‘oggetti’, responsabili della loro propria crescita, che trovano in noi amici che diventano compagni di strada …







All the contents on this site are copyrighted ©.