La Sala Stampa vaticana ha reso noto oggi il seguente comunicato sulla dimissione
dallo stato clericale dell'arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo.
Da
diversi anni la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi legati agli incresciosi comportamenti
dell'Arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo. Numerosi sono stati i tentativi
intrapresi per riportare il Sig. Emmanuel Milingo alla comunione con la Chiesa Cattolica,
cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare il ministero episcopale, con
un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto
XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine seguivano
il Sig. Milingo. In questa triste vicenda, già nell'anno 2001
egli si era trovato nella condizione di irregolarità a seguito dell'attentato
matrimonio con la Signora Maria Sung, incorrendo nella pena medicinale di
sospensione (cfr cann. 1044 1, n. 3; 1394 § 1 C.I.C.). Successivamente si era posto
a capo di alcune correnti per l'abolizione del celibato sacerdotale e non
mancava di moltiplicare i suoi interventi nei mezzi di comunicazione sociale,
in aperta ribellione ai ripetuti interventi della Santa Sede e creando grave
sconcerto e scandalo nei fedeli. In particolare, il 24 settembre 2006 il
Sig. Milingo aveva effettuato a Washington l'ordinazione di quattro vescovi senza
mandato pontificio. Egli incorse pertanto nella pena della scomunica latae
sententiae (can. 1382 C.I.C.), dichiarata dalla Santa Sede il 26 settembre
2006 e che rimane in vigore. Purtroppo il predetto Sig. Milingo non ha dato
prove dello sperato pentimento in vista del ritorno alla piena comunione
con il Sommo Pontefice e con i membri del Collegio episcopale, ma ha continuato nell'esercizio
illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della
santa Chiesa. In particolare, nei mesi scorsi egli ha proceduto ad alcune nuove ordinazioni episcopali.
Tali gravi delitti, recentemente accertati, che sono da ritenere
segno comprovante della persistente contumacia del Sig. Emmanuel Milingo, hanno costretto
la Sede Apostolica ad aggiungergli l'ulteriore pena della dimissione dallo
stato clericale. Secondo il disposto del can. 292 del Codice di Diritto Canonico l'ulteriore
pena della dimissione dallo stato clericale, che ora si aggiunge alla grave pena della
scomunica, comporta le seguenti conseguenze: la perdita dei diritti e dei doveri connessi
allo stato clericale, eccetto l'obbligo del celibato; la proibizione dell'esercizio
del ministero, salvo il disposto del can. 976 del Codice di Diritto Canonico per i
casi di pericolo di morte; la privazione di tutti gli uffici, di tutti gli incarichi
e di qualsiasi potestà delegata, nonché il divieto di utilizzare l'abito ecclesiastico.
Di conseguenza, risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove
celebrazioni promosse dal Sig. Emmanuel Milingo. Si deve rilevare che la dimissione
dallo stato clericale di un Vescovo è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa
Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione
ecclesiale dal susseguirsi di ordinazioni episcopali senza mandato pontificio; la
Chiesa conserva tuttavia la speranza nel suo ravvedimento. Circa le persone ordinate
recentemente dal Signor Milingo è ben nota la disciplina della Chiesa riguardante
la pena della scomunica latae sententiae per quelli che ricevono la consacrazione
episcopale senza Mandato Pontificio (can. 1382 C.I.C.). Esprimendo speranza nella
loro conversione, la Chiesa rinnova quanto già dichiarato il 26 settembre 2006, ovvero
che Essa non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni e tutte
le ordinazioni da esse derivate e pertanto lo stato canonico dei presunti vescovi
resta quello in cui si trovavano prima dell'ordinazione conferita da su menzionato
Signor Milingo. In quest'ora segnata da un profondo dolore della Comunità ecclesiale
per i gravi gesti compiuti dal Sig. Milingo, si affida alla forza della preghiera
il ravvedimento del colpevole e quello di quanti - Sacerdoti o fedeli laici - hanno
in qualche modo collaborato con lui nel porre atti contro l'unità della Chiesa di
Cristo.