Il Papa a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: la pace universale si costruisce
rispettando il creato e riconoscendo il contributo delle religioni
Il mondo non conoscerà mai davvero la pace se chi ne governa le sorti cercherà di
relegare le religioni e i valori dello spirito ai margini della vita sociale, invece
di riconoscerne il contributo. E’ il concetto al quale Benedetto XVI ha dedicato ampio
spazio nel suo discorso rivolto collegialmente questa mattina, in Vaticano, agli otto
nuovi ambasciatori di Danimarca, Uganda, Sudan, Kenya, Kazakhstan, Bangladesh, Finlandia
e Lettonia, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il
servizio di Alessandro De Carolis:
Il punto
di partenza della sua riflessione, Benedetto XVI lo ha riservato ancora al “corretto
rapporto” che, ha affermato, deve instaurarsi fra la creazione - “dono prezioso che
Dio nella sua bontà ha dato agli uomini” - e l’uomo stesso che ha la “responsabilità”
di amministrarla. Una tale responsabilità, ha detto con chiarezza il Papa, comporta
delle “conseguenze”: “Les hommes ne peuvent ni la décliner… Gli
uomini non possono né declinarla, né fuggirla rinviandola alle generazioni a venire.
E’ evidente che la responsabilità ambientale non può essere opposta all’urgenza di
mettere fine allo scandalo della povertà e della fame. E' possibile, tuttavia, separare
queste due realtà, perché il continuo degrado dell'ambiente è una minaccia diretta
per la sopravvivenza umana e lo stesso sviluppo, e può anche rappresentare una minaccia
diretta alla pace tra gli individui ed i popoli”. Dunque,
è stata l’esortazione di Benedetto XVI, gli Stati devono assumere impegni “più decisi”
e condivisi “a salvaguardia dell’ambiente”, ma anche dimostrare poi - ha osservato
con realismo il Papa - di possedere volontà e i mezzi per “realizzare accordi internazionali
vincolanti che siano utili ed equi per tutti”. E qui, in modo analogo alla riflessione
proposta nel suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, il Pontefice
ha posto sullo stesso piano dell’ecologia ambientale la necessità di una “ecologia”
sociale aperta allo “sviluppo integrale della persona umana”. Un concetto per cui,
ha ribadito Benedetto XVI: “Le bien de l’homme ne réside
pas dans… Il bene dell’uomo non sta nel consumo sempre più sfrenato
e nell'accumulo illimitato di beni, consumo e accumulo che sono riservati ad un numero
ristretto ma proposti come modelli di massa. A questo proposito, non spetta solo alle
diverse religioni riconoscere e difendere il primato dell'uomo e dello spirito, ma
anche allo Stato. Esso ha il dovere di farlo in particolare attraverso una politica
ambiziosa che favorisca per tutti i cittadini - in modo egalitario - l'accesso ai
beni dello spirito”. Spirito che si esprime attraverso
una fede: Benedetto XVI ha ricordato a questo punto di aver “più volte” indicato -
specie durante il suo viaggio in Terra Santa - la religione come “nuovo inizio per
la pace”. E’ vero, ha riconosciuto il Papa, “che nella storia le religioni sono stete
spesso fonte di conflitti. Ma è anche vero le religioni vissute nella loro essenza
sono state e sono una forza per la riconciliazione e la pace”. Ma, ha ammesso: “La
coexistence pacifique des différentes traditions… La convivenza pacifica
di diverse tradizioni religiose all'interno di alcune nazioni è a volte difficile.
Più che un problema politico, tale coesistenza è anche una questione religiosa che
si pone all’interno di ciascuna di queste tradizioni (...) Per la persona di fede
o l'uomo di buona volontà, la risoluzione dei conflitti umani, come la delicata convivenza
di diverse espressioni religiose, può essere trasformata in una convivenza umana all'interno
di un ordine pieno di bontà e saggezza che ha la sua origine e il suo dinamismo
in Dio”. Il dialogo interreligioso offre, dunque,
un contributo specifico a quella che il Papa ha definito la “lenta genesi che sfida
gli immediati interessi umani, politici ed economici”. Talvolta, ha riconosciuto ancora
con realismo, è “difficile per il mondo politico ed economico dare all'uomo il primo
posto, ed è ancor più difficile ammettere l'importanza e la necessità della religione,
riconoscendo la sua vera natura e il suo posto sul versante pubblico”: “La
paix, tant désiréè, ne naîtra que de l’action… La pace, tanto desiderata,
non nascerà se non dall'azione congiunta dei singoli, che ne scoprono la sua vera
natura in Dio, e dai leader della società civile e religiosa che - nel rispetto della
dignità e della fede di tutti - riconosceranno alla religione il suo nobile e autentico
ruolo di accompagnamento e perfezionamento della persona umana”.