2009-12-17 12:30:49

Il Papa a otto nuovi ambasciatori presso la Santa Sede: la pace universale si costruisce rispettando il creato e riconoscendo il contributo delle religioni


Il mondo non conoscerà mai davvero la pace se chi ne governa le sorti cercherà di relegare le religioni e i valori dello spirito ai margini della vita sociale, invece di riconoscerne il contributo. E’ il concetto al quale Benedetto XVI ha dedicato ampio spazio nel suo discorso rivolto collegialmente questa mattina, in Vaticano, agli otto nuovi ambasciatori di Danimarca, Uganda, Sudan, Kenya, Kazakhstan, Bangladesh, Finlandia e Lettonia, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Il punto di partenza della sua riflessione, Benedetto XVI lo ha riservato ancora al “corretto rapporto” che, ha affermato, deve instaurarsi fra la creazione - “dono prezioso che Dio nella sua bontà ha dato agli uomini” - e l’uomo stesso che ha la “responsabilità” di amministrarla. Una tale responsabilità, ha detto con chiarezza il Papa, comporta delle “conseguenze”:
 
“Les hommes ne peuvent ni la décliner…
Gli uomini non possono né declinarla, né fuggirla rinviandola alle generazioni a venire. E’ evidente che la responsabilità ambientale non può essere opposta all’urgenza di mettere fine allo scandalo della povertà e della fame. E' possibile, tuttavia, separare queste due realtà, perché il continuo degrado dell'ambiente è una minaccia diretta per la sopravvivenza umana e lo stesso sviluppo, e può anche rappresentare una minaccia diretta alla pace tra gli individui ed i popoli”.
 
Dunque, è stata l’esortazione di Benedetto XVI, gli Stati devono assumere impegni “più decisi” e condivisi “a salvaguardia dell’ambiente”, ma anche dimostrare poi - ha osservato con realismo il Papa - di possedere volontà e i mezzi per “realizzare accordi internazionali vincolanti che siano utili ed equi per tutti”. E qui, in modo analogo alla riflessione proposta nel suo Messaggio per la prossima Giornata Mondiale della Pace, il Pontefice ha posto sullo stesso piano dell’ecologia ambientale la necessità di una “ecologia” sociale aperta allo “sviluppo integrale della persona umana”. Un concetto per cui, ha ribadito Benedetto XVI:
 
“Le bien de l’homme ne réside pas dans…
Il bene dell’uomo non sta nel consumo sempre più sfrenato e nell'accumulo illimitato di beni, consumo e accumulo che sono riservati ad un numero ristretto ma proposti come modelli di massa. A questo proposito, non spetta solo alle diverse religioni riconoscere e difendere il primato dell'uomo e dello spirito, ma anche allo Stato. Esso ha il dovere di farlo in particolare attraverso una politica ambiziosa che favorisca per tutti i cittadini - in modo egalitario - l'accesso ai beni dello spirito”.
 
Spirito che si esprime attraverso una fede: Benedetto XVI ha ricordato a questo punto di aver “più volte” indicato - specie durante il suo viaggio in Terra Santa - la religione come “nuovo inizio per la pace”. E’ vero, ha riconosciuto il Papa, “che nella storia le religioni sono stete spesso fonte di conflitti. Ma è anche vero le religioni vissute nella loro essenza sono state e sono una forza per la riconciliazione e la pace”. Ma, ha ammesso:
 
“La coexistence pacifique des différentes traditions…
La convivenza pacifica di diverse tradizioni religiose all'interno di alcune nazioni è a volte difficile. Più che un problema politico, tale coesistenza è anche una questione religiosa che si pone all’interno di ciascuna di queste tradizioni (...) Per la persona di fede o l'uomo di buona volontà, la risoluzione dei conflitti umani, come la delicata convivenza di diverse espressioni religiose, può essere trasformata in una convivenza umana all'interno di un ordine pieno di bontà e saggezza che ha la sua origine e il suo dinamismo in Dio”.
 
Il dialogo interreligioso offre, dunque, un contributo specifico a quella che il Papa ha definito la “lenta genesi che sfida gli immediati interessi umani, politici ed economici”. Talvolta, ha riconosciuto ancora con realismo, è “difficile per il mondo politico ed economico dare all'uomo il primo posto, ed è ancor più difficile ammettere l'importanza e la necessità della religione, riconoscendo la sua vera natura e il suo posto sul versante pubblico”:
 
“La paix, tant désiréè, ne naîtra que de l’action…
La pace, tanto desiderata, non nascerà se non dall'azione congiunta dei singoli, che ne scoprono la sua vera natura in Dio, e dai leader della società civile e religiosa che - nel rispetto della dignità e della fede di tutti - riconosceranno alla religione il suo nobile e autentico ruolo di accompagnamento e perfezionamento della persona umana”.







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