2009-12-16 11:30:25

Il Papa all'udienza generale: preoccupante scollamento in alcuni Paesi tra ragione e libertà con il rischio di una dittatura del relativismo


“Nel nostro tempo … soprattutto in alcuni Paesi, assistiamo a uno scollamento preoccupante tra la ragione, che ha il compito di scoprire i valori etici legati alla dignità della persona umana, e la libertà, che ha la responsabilità di accoglierli e promuoverli”: è quanto ha affermato stamani Benedetto XVI durante l’udienza generale nell’Aula Paolo VI, in Vaticano. La catechesi è stata dedicata a Giovanni di Salisbury, nato in Inghilterra all’inizio del 1100 e appartenente a una delle scuole filosofiche e teologiche più importanti del Medioevo, quella della cattedrale di Chartres, in Francia. “Forse Giovanni di Salisbury – ha detto il Papa - ci ricorderebbe oggi che sono conformi all’equità solo quelle leggi che tutelano la sacralità della vita umana e respingono la liceità dell’aborto, dell’eutanasia e delle disinvolte sperimentazioni genetiche, quelle leggi che rispettano la dignità del matrimonio tra l’uomo e la donna, che si ispirano a una corretta laicità dello Stato – laicità che comporta pur sempre la salvaguardia della libertà religiosa –, e che perseguono la sussidiarietà e la solidarietà a livello nazionale e internazionale. Diversamente, finirebbe per instaurarsi quella che Giovanni di Salisbury definisce la ‘tiranna del principe’ o, diremmo noi, ‘la dittatura del relativismo’: un relativismo che, come ricordavo qualche anno fa, ‘non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’”. Ecco il testo della catechesi del Papa con i saluti nelle altre lingue:
 
Cari fratelli e sorelle,
 
oggi ci avviamo a conoscere la figura di Giovanni di Salisbury, che apparteneva a una delle scuole filosofiche e teologiche più importanti del Medioevo, quella della cattedrale di Chartres, in Francia. Anch’egli, come i teologi di cui ho parlato nelle settimane scorse, ci aiuta a comprendere come la fede, in armonia con le giuste aspirazioni della ragione, spinge il pensiero verso la verità rivelata, nella quale si trova il vero bene dell’uomo.
 
Giovanni nacque in Inghilterra, a Salisbury, tra il 1100 e il 1120. Leggendo le sue opere, e soprattutto il suo ricco epistolario, veniamo a conoscenza dei fatti più importanti della sua vita. Per circa dodici anni, dal 1136 al 1148, egli si dedicò agli studi, frequentando le scuole più qualificate dell’epoca, nelle quali ascoltò le lezioni di maestri famosi. Si recò a Parigi e poi a Chartres, l’ambiente che segnò maggiormente la sua formazione e di cui assimilò la grande apertura culturale, l’interesse per i problemi speculativi e l’apprezzamento per la letteratura. Come spesso accadeva in quel tempo, gli studenti più brillanti venivano richiesti da prelati e sovrani, per esserne stretti collaboratori. Questo accadde anche a Giovanni di Salisbury, che da un suo grande amico, Bernardo di Chiaravalle, fu presentato a Teobaldo, Arcivescovo di Canterbury - sede primaziale dell’Inghilterra -, il quale volentieri lo accolse nel suo clero. Per undici anni, dal 1150 al 1161, Giovanni fu segretario e cappellano dell’anziano Arcivescovo. Con infaticabile zelo, mentre continuava a dedicarsi allo studio, egli svolse un’intensa attività diplomatica, recandosi per dieci volte in Italia, con lo scopo esplicito di curare i rapporti del Regno e della Chiesa di Inghilterra con il Romano Pontefice. Fra l’altro, in quegli anni il Papa era Adriano IV, un inglese che ebbe con Giovanni di Salisbury una stretta amicizia. Negli anni successivi alla morte di Adriano IV, avvenuta nel 1159, in Inghilterra si creò una situazione di grave tensione tra la Chiesa e il Regno. Il re Enrico II, infatti, intendeva affermare la sua autorità sulla vita interna della Chiesa, limitandone la libertà. Questa presa di posizione suscitò le reazioni di Giovanni di Salisbury, e soprattutto la coraggiosa resistenza del successore di Teobaldo sulla cattedra episcopale di Canterbury, san Tommaso Becket, che per questo motivo andò in esilio, in Francia. Giovanni di Salisbury lo accompagnò e rimase al suo servizio, adoperandosi sempre per una riconciliazione. Nel 1170, quando sia Giovanni, sia Tommaso Becket erano già rientrati in Inghilterra, quest’ultimo fu assalito e ucciso all’interno della sua cattedrale. Morì da martire e come tale fu subito venerato dal popolo. Giovanni continuò a servire fedelmente anche il successore di Tommaso, fino a quando venne eletto Vescovo di Chartres, dove rimase dal 1176 al 1180, anno della sua morte.
 
Delle opere di Giovanni di Salisbury vorrei segnalarne due, che sono ritenute i suoi capolavori, designate elegantemente con i titoli greci di Metaloghicón (In difesa della logica) e il Polycráticus (L’uomo di Governo). Nella prima opera egli – non senza quella fine ironia che caratterizza molti uomini colti – respinge la posizione di coloro che avevano una concezione riduttiva della cultura, considerata come vuota eloquenza, inutili parole. Giovanni, invece, elogia la cultura, l’autentica filosofia, l’incontro cioè tra pensiero forte e comunicazione, parola efficace. Egli scrive: “Come infatti non solo è temeraria, ma anche cieca l’eloquenza non illuminata dalla ragione, così la sapienza che non si giova dell’uso della parola è non solo debole, ma in certo modo monca: infatti, anche se, talora, una sapienza senza parola può giovare a confronto della propria coscienza, raramente e poco giova alla società” (Metaloghicón 1,1, PL 199,327). Un insegnamento molto attuale. Oggi, quella che Giovanni definiva “eloquenza”, cioè la possibilità di comunicare con strumenti sempre più elaborati e diffusi, si è enormemente moltiplicata. Tuttavia, tanto più rimane urgente la necessità di comunicare messaggi dotati di “sapienza”, ispirati cioè alla verità, alla bontà, alla bellezza. È questa una grande responsabilità, che interpella in particolare le persone che operano nell’ambito multiforme e complesso della cultura, della comunicazione, dei media. Ed è questo un ambito nel quale si può annunciare il Vangelo con vigore missionario.
 
Nel Metaloghicón Giovanni affronta i problemi della logica, ai suoi tempi oggetto di grande interesse, e si pone una domanda fondamentale: che cosa può conoscere la ragione umana? Fino a che punto essa può corrispondere a quell’aspirazione che c’è in ogni uomo, cioé la ricerca della verità? Giovanni di Salisbury adotta una posizione moderata, basata sull’insegnamento di alcuni trattati di Aristotele e di Cicerone. Secondo lui, ordinariamente la ragione umana raggiunge delle conoscenze che non sono indiscutibili, ma probabili e opinabili. La conoscenza umana – questa è la sua conclusione - è imperfetta, perché soggetta alla finitezza, al limite dell’uomo. Essa, però, cresce e si perfeziona grazie all’esperienza e all’elaborazione di ragionamenti corretti e coerenti, in grado di stabilire rapporti tra i concetti e la realtà, grazie alla discussione, al confronto e al sapere che si arricchisce di generazione in generazione. Solo in Dio vi è una scienza perfetta, che viene comunicata all’uomo, almeno parzialmente, per mezzo della Rivelazione accolta nella fede, per cui la scienza della fede, la teologia, dispiega le potenzialità della ragione e fa avanzare con umiltà nella conoscenza dei misteri di Dio.
 
Il credente e il teologo, che approfondiscono il tesoro della fede, si aprono anche a un sapere pratico, che guida le azioni quotidiane, cioè alle leggi morali e all’esercizio delle virtù. Scrive Giovanni di Salisbury: “La clemenza di Dio ci ha concesso la sua legge, che stabilisce quali cose sia per noi utile conoscere, e che indica quanto ci è lecito sapere di Dio e quanto è giusto indagare… In questa legge, infatti, si esplicita e si rende palese la volontà di Dio, affinché ciascuno di noi sappia ciò che per lui è necessario fare” (Metaloghicón 4,41, PL 199,944-945). Esiste, secondo Giovanni di Salisbury, anche una verità oggettiva e immutabile, la cui origine è in Dio, accessibile alla ragione umana e che riguarda l’agire pratico e sociale. Si tratta di un diritto naturale, al quale le leggi umane e le autorità politiche e religiose devono ispirarsi, affinché possano promuovere il bene comune. Questa legge naturale è caratterizzata da una proprietà che Giovanni chiama “equità”, cioè l’attribuzione a ogni persona dei suoi diritti. Da essa discendono precetti che sono legittimi presso tutti i popoli, e che non possono in nessun caso essere abrogati. È questa la tesi centrale del Polycráticus, il trattato di filosofia e di teologia politica, in cui Giovanni di Salisbury riflette sulle condizioni che rendono l’azione dei governanti giusta e consentita.
 
Mentre altri argomenti affrontati in quest’opera sono legati alle circostanze storiche in cui essa fu composta, il tema del rapporto tra legge naturale e ordinamento giuridico-positivo, mediato dall’equità, è ancor oggi di grande importanza. Nel nostro tempo, infatti, soprattutto in alcuni Paesi, assistiamo a uno scollamento preoccupante tra la ragione, che ha il compito di scoprire i valori etici legati alla dignità della persona umana, e la libertà, che ha la responsabilità di accoglierli e promuoverli. Forse Giovanni di Salisbury ci ricorderebbe oggi che sono conformi all’equità solo quelle leggi che tutelano la sacralità della vita umana e respingono la liceità dell’aborto, dell’eutanasia e delle disinvolte sperimentazioni genetiche, quelle leggi che rispettano la dignità del matrimonio tra un uomo e una donna, che si ispirano a una corretta laicità dello Stato – laicità che comporta pur sempre la salvaguardia della libertà religiosa –, e che perseguono la sussidiarietà e la solidarietà a livello nazionale e internazionale. Diversamente, finirebbe per instaurarsi quella che Giovanni di Salisbury definisce la “tirannia del principe” o, diremmo noi, “la dittatura del relativismo”: un relativismo che, come ricordavo qualche anno fa, “non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Missa pro eligendo Romano Pontifice, Omelia, “L’Osservatore Romano”, 19 aprile 2005).
 
Nella mia più recente Enciclica. Caritas in veritate, rivolgendomi agli uomini di buona volontà, che si impegnano affinché l’azione sociale e politica non sia mai sganciata dalla verità oggettiva sull’uomo e sulla sua dignità, ho scritto: “La verità e l'amore che essa dischiude non si possono produrre, si possono solo accogliere. La loro fonte ultima non è, né può essere, l'uomo, ma Dio, ossia Colui che è Verità e Amore. Questo principio è assai importante per la società e per lo sviluppo, in quanto né l'una né l'altro possono essere solo prodotti umani; la stessa vocazione allo sviluppo delle persone e dei popoli non si fonda su una semplice deliberazione umana, ma è inscritta in un piano che ci precede, e che costituisce per tutti noi un dovere che deve essere liberamente accolto” (n. 52). Questo piano che ci precede, questa verità dell’essere dobbiamo cercare e accogliere, perché nasca la giustizia, ma possiamo trovarlo e accoglierlo solo con un cuore, una volontà, una ragione purificati nella luce di Dio.
 
SALUTI NELLE ALTRE LINGUE
 
Chers Frères et Sœurs, Jean de Salisbury appartenait à l’école philosophique et théologique de la cathédrale de Chartres, l’une des plus importantes du Moyen-Âge. Né à Salisbury, en Angleterre, au début du douzième siècle, il fréquenta les écoles les plus renommées de l’époque, notamment à Paris et à Chartres. Membre du clergé de Cantorbéry, il en a servi fidèlement les Archevêques et il accompagna Thomas Becket dans son exil en France. Élu évêque de Chartres, il y demeura de 1176 jusqu’à sa mort en 1180. Pour Jean, la raison humaine parvient à des connaissances qui ne sont pas incontestables, mais probables et discutables. Mais la connaissance humaine grandit et se perfectionne grâce à l’expérience et à l’élaboration de raisonnements corrects et cohérents. En Dieu seul il y a une science parfaite, qui est communiquée à l’homme, au moins partiellement, par la Révélation accueillie dans la foi, par laquelle la science de la foi, la théologie, déploie les potentialités de la raison et fait progresser avec humilité dans la connaissance des mystères de Dieu. Pour Jean il y a une vérité objective et immuable, dont l’origine est en Dieu, qui est accessible à la raison humaine et qui concerne l’agir pratique et social. Il s’agit d’un droit naturel, qui doit inspirer les lois humaines ainsi que les autorités politiques et religieuses, afin de promouvoir le bien commun. Cette loi naturelle est caractérisée notamment par l’attribution à chaque personne de ses droits. C’est un enseignement qui demeure encore très actuel.
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Je salue avec plaisir ce matin les pèlerins francophones. Que votre préparation à la fête de Noël vous aide à accueillir le Christ qui vient, afin qu’il puisse vivre pleinement en vous. Avec ma Bénédiction Apostolique !
 
 
Dear Brothers and Sisters,
In our catechesis on the Christian culture of the Middle Ages, we now turn to John of Salisbury, an outstanding philosopher and theologian of the twelfth century. Born in England, John was educated in Paris and Chartres. A close associate of Saint Thomas Becket, he was involved in the crisis between the Church and the Crown under King Henry II, and died as Bishop of Chartres. In his celebrated work, the Metalogicon, John teaches that authentic philosophy is by nature communicative: it bears fruit in a message of wisdom which serves the building up of society in truth and goodness. While acknowledging the limitations of human reason, John insists that it can attain to the truth through dialogue and argumentation. Faith, which grants a share in God’s perfect knowledge, helps reason to realize its full potential. In another work, the Policraticus, John defends reason’s capacity to know the objective truth underlying the universal natural law, and its obligation to embody that law in all positive legislation. John’s insights are most timely today, in light of the threats to human life and dignity posed by legislation inspired more by the “dictatorship of relativism” than by the sober use of right reason and concern for the principles of truth and justice inscribed in the natural law.
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I offer a warm welcome to the student groups present today from England, Ireland and the United States. My cordial greeting also goes to the pilgrims from Kenya and Nigeria. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, I invoke God’s blessings of joy and peace!  Liebe Brüder und Schwestern!
In der heutigen Generalaudienz möchte ich Johannes von Salisbury vorstellen. Dieser zu Beginn des zwölften Jahrhunderts in England geborene Gelehrte studierte in Paris und an der berühmten Kathedralschule von Chartres. Er stand als Sekretär im Dienst von drei Erzbischöfen von Canterbury, bemühte sich um die Lösung der Konflikte zwischen dem König und der Kirche und war in den letzten vier Jahren seines Lebens Bischof von Chartres. Seine beiden Hauptwerke sind der Policraticus (philosophische und theologische Reflexionen über das Staatswesen) und das Metalogicon (eine Verteidigung der Weisheit und der Bildung). Aus ihnen möchte ich zwei Gedanken herausgreifen, die auch für unsere Zeit von großer Bedeutung sind. Johannes von Salisbury warnt eindringlich vor einer leeren Rhetorik, die sich nicht aus dem Wahren, Guten und Schönen nährt. Diesen Ratschlag würde er heute wohl besonders an die Kulturschaffenden und an die Medien richten und sie einladen, die Weisheit des Evangeliums zum Maßstab der Kommunikation zu machen. Der Politik gilt hingegen seine Forderung, daß die staatlichen Gesetze überall auf der Grundlage des universalen Naturrechts stehen müssen und daß die Würde der Menschen vom Staat zu schützen ist. Gesetze, die Abtreibung oder Euthanasie erlauben oder die Ehe zwischen einem Mann und einer Frau relativieren, sind demnach in keiner Weise angemessen.
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Einen adventlichen Gruß richte ich an die deutschsprachigen Pilger sowie an die vielen Menschen, die über Radio und Fernsehen mit uns verbunden sind. In den wichtigen Fragen des öffentlichen und auch des persönlichen Lebens dürfen wir nicht vergessen, daß sie nicht nur auf menschlichen Entscheidungen gründen, sondern auf einem Plan Gottes, der uns vorausgeht und eine Pflicht darstellt, die zum Wohl aller freiwillig angenommen werden muß. Euch allen wünsche ich eine gnadenvolle Vorbereitung auf das Weihnachtsfest.
 
Un saluto d’Avvento ai pellegrini di lingua tedesca e alle tante persone che sono a noi collegate via radio e televisione. Nelle questioni importanti della vita pubblica e anche della vita privata non dobbiamo dimenticare che esse non poggiano soltanto sulla determinazione umana ma anche su un piano divino che ci prevede e che rappresenta per noi un dovere che deve essere raccolto volontariamente per il bene di tutti. A voi tutti auguro un periodo benedetto di preparazione alla festa del Natale.
(traduzione a cura di Gloria Fontana)
 
 
Queridos hermanos y hermanas:
En la catequesis de hoy quiero presentar la figura de Juan de Salisbury, nacido en Inglaterra a principios del siglo doce. Recibió su formación en las escuelas más importantes de la época, París y Chartres. Completados sus estudios, fue consejero de los distintos Prelados de la Sede de Canterbury, poniendo a su disposición sus amplios conocimientos y sus dotes diplomáticas. Ya anciano, fue elegido Obispo de Chartres, donde ejerció su ministerio hasta su muerte.
De entre las obras de Juan de Salisbury destacan dos por su vigente actualidad. La primera, titulada Metaloghicon, se centra en la defensa de la cultura como la conjunción entre la elocuencia y la sabiduría. Hoy, en efecto, los numerosos instrumentos y medios de comunicación necesitan de mensajes dotados de sabiduría e inspirados en la verdad. En la segunda obra, dedicada al hombre de gobierno, y titulada Polycráticus, sobresale el tema de la relación entre ley natural y el ordenamiento jurídico. Poner en el centro de toda acción social la verdad objetiva del hombre continúa siendo una necesidad ineludible.
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Saludo a los fieles de lengua española provenientes de España y diversos países de Latinoamérica, en particular a los sacerdotes recientemente ordenados de la Congregación de Legionarios de Cristo, a sus familiares y amigos, así como a los miembros del “Regnum Christi”. A los nuevos presbíteros, deseo recordarles que, con ocasión del Año Sacerdotal, aprendan de san Juan María Vianney el amor a Cristo y su generoso servicio a la Iglesia. Que vuestra donación sea siempre total, plena y gozosa, sin olvidar nunca la predilección del Señor por vuestras vidas. Saludo también a los miembros de la Delegación del Estado de México, a quienes agradezco cordialmente su visita y la iniciativa emprendida de regalar el Pesebre y el Árbol, que estarán presentes en esta Aula durante estas Fiestas de Navidad y Año Nuevo. Muchas gracias.
 
 
Queridos irmãos e irmãs,
 
Relendo as obras de João de Salisbúria, na Inglaterra, passados novecentos anos – ele viveu no século XII – vemos o homem de hoje a braços com desafios e problemas idênticos aos de então. Por exemplo, comunicar muito e dizer pouco. As nossas palavras devem ser ricas de sabedoria, isto é, inspiradas pela verdade, a bondade e a beleza. Muitos, em nossos dias, pensam que a razão pode ter opiniões, mas não certezas; e, menos ainda, certezas comuns a todos. Defendem que tudo é relativo. Mas não! Segundo João, o nosso teólogo e bispo, existe também uma verdade objectiva e imutável, que tem a sua origem em Deus e foi, por Ele, semeada nas suas criaturas. É acessível à razão humana e tem a ver com a vida prática e social. Trata-se de uma lei natural, na qual se devem inspirar as leis positivas da sociedade para promoverem o bem comum.
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Saúdo, com afecto, a todos vós, amados peregrinos de língua portuguesa, desejando que vos deixeis guiar pela voz de Deus que vos chama, através da consciência, a uma vida santa e rica de boas obras. Confiando à Virgem Mãe esta vossa peregrinação que vos prepara para o Natal, invoco, com a minha Bênção sobre os vossos passos e a vossa família, a abundância das graças do divino Salvador.
 
 
Saluto in polacco
 
Pozdrawiam polskich pielgrzymów. W oczekiwaniu na przyjście Bożego Syna słuchamy z nadzieją słów Psalmisty: „Zaprawdę, bliskie jest zbawienie dla tych, którzy się boją Pana, tak iż chwała zamieszka w naszej ziemi. Łaska i wierność spotkają się z sobą, ucałują się sprawiedliwość i pokój. (...) Pan sam obdarzy szczęściem a nasza ziemia wyda swój owoc”. Niech to proroctwo spełnia się w życiu każdego i każdej z was. Niech Bóg wam błogosławi! 
Traduzionie italiana:
 
Saluto i pellegrini polacchi. In attesa della venuta del Figlio di Dio ascoltiamo con speranza le parole del Salmista: “Certamente vicina è la salvezza a chi teme il Signore; la sua gloria dimorerà di nuovo nella nostra terra. Misericordia e fedeltà si sono abbracciate, giustizia e pace si sono baciate. (...) Infatti il Signore concederà ogni bene e la nostra terra darà il suo frutto”. Si compia questa profezia nella vita di ognuno e di ognuna di voi. Dio vi benedica. 
 
Mi rivolgo ora ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al pellegrinaggio promosso dall’associazione “Fraternità”, accompagnati dal Cardinale Ennio Antonelli e dal Vescovo di Crema Mons. Oscar Cantoni, e li incoraggio a testimoniare con crescente impegno i valori dell’accoglienza e della solidarietà, specialmente verso i bambini e le famiglie più provate. Saluto i rappresentanti del “Credito Cooperativo di Pitigliano” ed auspico che il Centenario di fondazione dell’Istituto bancario susciti sempre maggiore impegno a servizio degli autentici bisogni sociali. Saluto i fedeli della parrocchia “Santi Antonio e Annibale Maria”, in Roma, i militari del “Reparto Operativo Infrastrutturale dell’Esercito”, di Roma e quelli del “Decimo Reggimento Trasporti”, di Bari.
 
Con grande affetto saluto voi, cari giovani, cari ammalati e cari sposi novelli. In questo tempo di Avvento, il Signore per bocca del profeta Isaia ci dice: "Volgetevi a me e sarete salvi" (45,22). Voi, cari ragazzi e ragazze, che provenite da tante scuole e parrocchie d'Italia, fate spazio nel vostro cuore a Gesù che viene, per testimoniare la sua gioia e la sua pace. Voi, cari ammalati, accogliete il Signore nella vostra vita per trovare nell'incontro con Lui conforto e consolazione. E voi, cari sposi novelli, fate del messaggio d'amore del Natale la regola di vita della vostra famiglia. 
 
  







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