I religiosi di Bukavu chiedono al presidente Kabila la sicurezza della Chiesa e degli
abitanti
“Ci rivolgiamo a Lei, per chiederLe di garantire la nostra sicurezza e quella delle
popolazioni di cui abbiamo la cura”: così i sacerdoti, i religiosi e le religiose
dell'arcidiocesi di Bukavu si sono rivolti al Presidente della Repubblica Democratica
del Congo, Joseph Kabila, in un messaggio consegnato al Capo dello Stato nel corso
della sua visita nel capoluogo del sud Kivu, ad est del martoriato Paese. Nella missiva,
inviata all’agenzia Fides, vengono elencati i recenti episodi di violenza nei quali
sono rimasti vittime sacerdoti, religiosi e religiose che operano nel territorio dell’arcidiocesi.
Il 3 ottobre 2009 alle ore 20: attacco e saccheggio della casa parrocchiale a Ciherano
con la presa in ostaggio di un prete e di un seminarista. La loro liberazione è avvenuta
l'indomani, dietro pagamento di un riscatto di 5.000 dollari. Il 5 ottobre 2009: attacco
e saccheggio del complesso scolastico di Nyangezi, diretto dai fratelli Maristi. Il
6 dicembre 2009: alle 2 del mattino: attacco alla casa parrocchiale di Kabare e assassinio
di don Daniel Cizimaya. Il 7 dicembre 2009, alle ore 19,30: assalto al Monastero di
Murhesa, con l’assassinio di Suor Dénise Kahambu. “La popolazione del Sud Kivu è sotto
shock, perché si è presa di mira la Chiesa cattolica, di cui Lei conosce il ruolo
sociale e l'implicazione nella democratizzazione del nostro Paese” afferma il messaggio.
“Il personale ecclesiastico (preti, religiosi e religiose) sarebbero dunque considerati
come i testimoni imbarazzanti di tutte le violazioni dei diritti umani massicciamente
perpetrate nel Sud Kivu da quasi 14 anni ?” I firmatari della lettera denunciano inoltre
la mancanza di mezzi della polizia locale (“non si possano trovare nemmeno 5 litri
di carburante da dare alla polizia di pronto intervento, per soccorrere la popolazione
in pericolo, come nel caso di suor Denise che aspettava, invano, di essere soccorsa
a Murhesa”) e chiedono l’invio di elementi della polizia militare per frenare gli
atti di banditismo commessi da alcuni militari dell’esercito. “La nostra Chiesa non
cessa di alzare la sua voce verso Dio per implorare la sua benedizione sui nostri
dirigenti e i loro amministrati, affinché il tempo della celebrazione del nostro giubileo
d'oro, ci permetta di cominciare realmente un’era nuova di pace, di giustizia e di
lavoro, per la ricostruzione e la prosperità del nostro Paese, la Repubblica Democratica
del Congo” conclude il messaggio. (R.P.)