Il Papa a Berlusconi: vicinanza e auguri di pronta guarigione dopo l'aggressione
Auguri di "pronta guarigione" e la propria "paterna vicinanza" sono stati espressi
da Benedetto XVI al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, rimasto
ieri vittima di una violenta aggressione a Milano. Il telegramma è stato firmato dal
cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Solidarietà era stata espressa ieri
anche dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi: al
presidente Berlusconi, così irresponsabilmente colpito - aveva affermato padre Lombardi
- va “la nostra doverosa solidarietà”. In Italia, intanto, il mondo politico è “sotto
shock”. Secondo un’agenzia di stampa, l’aggressore, Massimo Tartaglia, 42 anni - che
ieri ha colpito al volto con un oggetto il premier al termine di un suo intervento,
ferendolo seriamente e costringendolo al ricovero in ospedale - avrebbe confessato
il proprio odio nei confronto di Berlusconi. La cronaca nel servizio di Giampiero
Guadagni:
Il
ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha presieduto questa mattina una riunione in
Prefettura a Milano per avere una informativa dettagliata e completa su quanto accaduto
ieri. Dal mondo politico e istituzionale condanna e sdegno rappresentati dalle parole
del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ieri sera ha telefonato al premier per
esprimergli la sua personale solidarietà. Questa mattina visita al San Raffaele dei
presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Netta la condanna
anche da parte di Pd e Udc, ma fanno discutere i commenti del presiedente del Partito
democratico, Rosy Bindi, e soprattutto del leader dell’Italia dei valori, Antonio
Di Pietro, che pure deplorando il gesto sostengono che Berlusconi sia tra gli artefici
del clima di tensione. Solidarietà piena al premier è giunta dal presidente dell’Associazione
nazionale magistrati, Luca Palamara, mentre in rete sono subito comprasi gruppi che
inneggiano a Marco Tartaglia per il gesto compiuto ma il padre dell’uomo costernato
sottolinea: “Votiamo PD ma non abbiamo mai incitato all’odio verso il premier”. Auguri
di pronta guarigione sono intanto giunti da molti leader mondiali. Per il presidente
della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, si tratta di un episodio
di singolare ed esecrabile gravità ed auspica per l’Italia un clima più sereno. Interviene
anche il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, che parla
di fatto molto grave e preoccupante che manifesta il rischio reale che dalla violenza
delle parole si passi alla violenza dei fatti. “Ogni violenza - sottolinea padre Lombardi
- va fermamente condannata senza incertezze da tutte le parti politiche e dalle diverse
componenti della società”.
Un atto di "esecrabile gravità"
è stato definito l'accaduto anche da parte dei vescovi della Conferenza episcopale
italiana, che hanno auspicato "un clima culturaole più sereno e rispettoso" per l'Italia.
Condanna del gesto anche dal mondo dell'associazionismo cattolico. Fabio Colagrande
ha sentito il presidente delle Acli, Andrea Olivero, e Roberto Fontolan,
direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione.
R.
- Io credo che i vertici delle istituzioni si rendano conto della gravità. Le parole
oggi del presidente del Senato, Schifani, e nei giorni passati del presidente della
Repubblica, ci dicono che effettivamente non siamo solo in una fase di acuta tensione
politica, ma siamo un po’ andati oltre. Quindi, è bene che immediatamente si compiano
dei gesti di chiarezza: le vicende, i conflitti politici devono essere riportati nelle
aule parlamentari, negli spazi del dibattito, del confronto - che lì può essere duro
fin che si vuole, ma è un confronto verbale in base alle questioni specifiche della
politica. Dobbiamo, secondo me, con più forza rimarcare che non ci debba essere nessuna
modalità di conflittualità che veda le persone in gioco.
D.
- Fontolan, per creare questo clima culturale più sereno e rispettoso, spiegato dai
vescovi italiani, quali passi bisogna auspicare facciano la maggioranza di governo
e faccia l’opposizione?
R. - Mi piace pensare non esclusivamente
ad un clima culturale, ma ad un vero e proprio clima umano e qui forse ieri si è toccato
il fondo. Ora, la domanda è: cosa vuol dire ripartire? La politica non è un ambito
isolato e non si strumentalizza la politica per fare violenza, per l’annientamento
dell’avversario. Questo non è privo di contaminazioni con tutto il resto degli ambiti
della vita pubblica e della vita sociale e forse in questo modo riusciremo anche ad
influenzare un nuovo linguaggio della politica.(Montaggio
a cura di Maria Brigini)
Sull’aggressione al
premier Berlusconi e l’attuale momento politico dell'Italia, Francesca Sabatinelli
ha raccolto il commento del prof. Paolo Savarese, docente di Etica sociale
alla Pontificia università Gregoriana:
R.
- Io vedo un enorme polverone che rende estremamente difficile affrontare i problemi.
E’ come se la vita pubblica e il confronto culturale si stia caricando di valenze
simboliche che non riusciamo più a gestire. Alla fine, è inevitabile lo scontro e
lo scontro venga poi messo fisicamente in mano alle persone più deboli. Il problema
è che il tessuto dell’autointerpretazione dell’italiano è talmente indebolito nelle
sue strutture portanti che poi non riusciamo più nemmeno ad avere una vita pubblica
come nella Costituzione italiana viene poi depositato e incanalato.
D.
- Professor Savarese, il presidente Napolitano nel suo messaggio di solidarietà al
premier - e non solo lui: tanti altri politici di maggioranza e opposizione - hanno
ribadito che bisogna fermare la spirale dell’odio. Ma da cosa è alimentata? Dal linguaggio
politico, dalla contrapposizione?
R. - Io penso ci siano
molti livelli. Alcuni lei li ha menzionati, solo che ci sono livelli più profondi
e forse uno dei più profondi sta nel fatto che noi, ormai, siamo chiusi nell’immediatezza,cioè
nel nostro interesse, nelle nostre reazioni. Tutto ciò che incontriamo che ci fa difficoltà
cerchiamo o di dominarlo o di spazzarlo via e questa è diventata la chiave di fondo
della nostra cultura. A livello politico e a livello poi di grande comunicazione,
entrano problemi grandi che hanno grandi valenze concrete e simboliche. In un confronto
serio anche duro, ma leale, ci deve essere il riconoscimento, altrimenti alternative
al riconoscimento sono armi di vario genere. Ci dobbiamo rendere conto che ci stiamo
giocando il futuro civile della nostra nazione.
D. -
Quindim, professore, il gesto seppure isolato, del lancio contro Silvio Berlusconi
ha un profondo significato sociale?
R. - Il guaio è
che simbolicamente non è isolato. Occorre ritirare fuori le ragioni profonde del perché
io devo trattare una persona che mi intralcia la strada o che la pensa diversamente
o che eventualmente mi ha fatto del male, perché comunque io la devo trattare da persona.
Il che vuol dire che non posso utilizzare una qualsiasi arma per risolvere la controversia
con lui.