2009-12-13 14:19:04

In Terra Santa, cardinali e vescovi dall’Africa per riflettere sulla nuova evangelizzazione nel loro continente


"Alzati Chiesa in Africa, famiglia di Dio”: fu l'appello di Benedetto XVI in occasione della chiusura del sinodo per il continente africano, poco più di un mese fa. In risposta a questa chiamata, 83 vescovi e 7 arcivescovi giunti da 30 diverse nazioni dell’Africa, - dal Senegal il cardinale Sarr Theodore Adrien arcivescovo di Dakar - si sono riuniti a convegno in questi giorni presso la Domus Galilaeae, centro internazionale nei pressi di Korazim, in Terra Santa, per fare il punto sull’evangelizzazione del continente africano. Insieme ai vescovi, sacerdoti diocesani, vicari generali, catechisti e famiglie missionarie, in tutto circa 450 partecipanti hanno aderito all’invito degli iniziatori del Cammino Neocatecumenale Kiko Arguello e Carmen Hernandez, in continuità con un incontro analogo che nel 2007 aveva riunito molti vescovi africani in Terra Santa. A due anni da quel convegno, anni segnati da guerre, dalla difficile situazione economica e dalla crisi della moralità, nelle testimonianze dei vescovi – che hanno confrontato le proprie esperienze pastorali - è emerso quanto in Africa sia oggi più che mai necessaria una pastorale missionaria, per confrontarsi con la globalizzazione, la secolarizzazione e le ideologie che giungono dall’occidente, in un mondo dove sussiste il tribalismo e dove le divisioni etniche lacerano le comunità ecclesiali. Mons. Servilien Nzakamwita, vescovo di Byumba, ha affermato che in Rwanda, dove si vivono ancora le conseguenze del genocidio, c’è un'evangelizzazione di massa, e se è vero che molte fedeli frequentano i sacramenti, si sente tuttavia il bisogno di un'evangelizzazione profonda: “Il cammino neocatecumenale – ha detto il presule - ci aiuta molto ad approfondire la fede e il Vangelo”. La rappresentanza più numerosa è stata quella dal Congo: circa 20 i vescovi presenti. Secondo il vescovo di Goma, mons. Faustin Ngabu, il convegno è stato caratterizzato da un’atmosfera fraterna e fiduciosa, in cui è emersa con più chiarezza la necessità della nuova evangelizzazione. “Essa è non solo necessaria ma urgente” – ha detto il presule - “per aiutare a chiederci che cosa significhi per noi essere cristiani: tanto ai fedeli, quanto ai pastori, e ai sacerdoti; abbiamo una teologia teorica, ma non dinamica; in tutto questo il neocatecumenato ci dà l’occasione di arrivare ad una conoscenza dinamica della Sacra Scrittura, che può incidere sugli stili di vita”. Ancora secondo il presule, in Congo l’esperienza del cammino neocatecumenale è di grande aiuto alla formazione del clero e di famiglie cristiane, in una società dove perdurano consuetudini come la poligamia, e modelli tradizionali basati sul paganesimo. “Radicandosi progressivamente nelle parrocchie, le piccole comunità neocatecumenali, in cui convivono e maturano la fede persone appartenenti a diverse etnie e tribù, - ha detto mons. Faustin Ngabu - possono influire positivamente nella pastorale diocesana e nel tessuto sociale”. (A cura di Sara Fornari) RealAudioMP3







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