I vescovi filippini: incostituzionale la legge marziale a Maguindano
La legge marziale è “incostituzionale” e “dovrebbe essere revocata”. E’ l’appello
di mons. Teodoro Bacani, vescovo emerito di Novaliches, nelle Filippine, dopo che
il governo, lo scorso 5 dicembre, ha proclamato la legge marziale nella provincia
di Maguindanao, dove il 23 novembre sono state massacrate almeno 57 persone in scontri
fra clan rivali. Secondo il governo la dichiarazione della legge marziale è giustificata
dal rischio di una ribellione a seguito dell’arresto di Andal Ampatuan Sr, capo del
clan che detiene la maggior parte degli incarichi elettivi della regione, considerato
in parte responsabile del massacro. Ma decisa è la condanna del vescovo Bacani: non
esiste una “giusta causa” che giustifichi questa dichiarazione e la Costituzione non
prevede che la legge marziale possa essere imposta senza che sia in atto una ribellione.
“Il caso di Maguindanao è stato un'azione criminale, ma non una ribellione contro
il Governo”, ha sottolineato il presule, secondo il sito della Conferenza Episcopale
delle Filippine ripreso da Zenit. “E' chiaro che l'ordine pubblico è minacciato, che
sono in gioco vite umane e che bisognerebbe aggiungere a questo elementi legati al
terrorismo” – ha commentato mons. José Colin Bagaforo, vescovo ausiliare della città
di Cotabato, vicina alla provincia di Maguindanao - ma la proclamazione della legge
marziale è giustificata solo se sussistono “elementi che contribuiscono a una maggiore
diffusione della violenza” e al momento – ha aggiunto - non ci sono le condizioni
per verificare il normale funzionamento dei poteri pubblici e della giustizia. (C.D.L.)