Domani la visita del Papa all'Hospice Sacro Cuore sul Gianicolo, centro per malati
terminali
Benedetto XVI visiterà domani mattina, alle 10.00, l’Hospice Sacro Cuore, al Gianicolo,
un centro di cure palliative completamente gratuite per malati terminali. L’istituto
si dedica anche alla formazione e alla ricerca. Molti i volontari che offrono affetto
e sostegno ai pazienti: tra loro anche i membri del Circolo San Pietro, fra i primi
a collaborare con i medici. Il Papa, incontrandoli nel 2007, aveva sottolineato la
loro “silenziosa, ma quanto mai eloquente, testimonianza di amore per la vita umana,
che merita attenzione e rispetto sino all’ultimo suo respiro”. Ma com’è nato l’Hospice
Sacro Cuore? Tiziana Campisi lo ha chiesto al suo direttore sanitario, il dott.
Italo Penco:
R. – L’Hospice
Sacro Cuore al Gianicolo nasce per iniziativa del prof. Emmanuele Emanuele, presidente
dell’allora Fondazione Cassa di Risparmio di Roma ed oggi Fondazione Roma, che decise
– prima ancora che le istituzioni iniziassero ufficialmente l’assistenza ai malati
terminali – di aprire un reparto sperimentale per assistere questi malati che si trovavano
in fin di vita e che non avevano alcuna possibilità di essere assistiti, soprattutto
con dignità. In collaborazione con il Circolo San Pietro, quindi, partì questo progetto
in una casa di cura che portava avanti un’attività di tipo chirurgico. Nel 2005, questo
tipo di attività è stata poi allargata anche all’assistenza domiciliare; soprattutto
da parte dei volontari del Circolo San Pietro sono state evidenziate quelle persone
che non avevano una famiglia.
D. – In che modo il
Circolo San Pietro offre il suo sostegno all’Hospice Sacro Cuore?
R.
– I volontari fanno parte proprio dell’équipe che assiste il malato. Il malato ha
molteplici bisogni che sono bisogni di tipo fisico, di tipo sintomatologico, di tipo
psicologico e spirituale. Il volontario riesce a dare anche un supporto pratico: è
a disposizione del malato, della famiglia. Il volontariato del Circolo San Pietro
agisce anche a domicilio, ma è nato in una struttura sanitaria e quindi prevalentemente
continua ad assistere i malati che sono in struttura.
D.
– Quante persone state assistendo in questo momento?
R.
– I malati terminali sono 150, 30 sono in ricovero e 120 a domicilio. Nel 2002 abbiamo
iniziato anche un’attività per i malati di Alzheimer - circa 20 persone – ed anche
in questo ambito abbiamo iniziato una attività a domicilio, che prevede l’assistenza
a 50 persone. Nel 2008 abbiamo inoltre iniziato un progetto di assistenza ai malati
di sclerosi laterale amiotrofica e sono 9 malati, di cui tre in ricoveri e sei a domicilio.
Il Sacro Cuore, quindi, oggi assiste circa 220-230 malati.
D.
– Cosa significa per voi la visita di Benedetto XVI?
R.
– Sicuramente è un evento importante che rafforzerà il lavoro svolto dal centro. Sarà
certamente un grande sostegno per gli operatori, perché gli operatori si trovano ad
assistere malati che vivono l’ultima fase della loro vita e quindi anche dal punto
di vista psicologico non è certo un lavoro facile. Sarà per loro uno stimolo per continuare
in questo senso. Ma ancor di più, per i malati, sarà un‘occasione per rafforzare quella
speranza che, nonostante la malattia inguaribile, deve comunque rimanere sempre forte,
anche per i familiari. Sarà un evento che darà fiducia a tutti.