Padre Lombardi a cento anni dal Nobel a Marconi: la radio sia sempre al servizio dell'umanità
Il desiderio di servire il bene dell’umanità: così, padre Federico Lombardi, direttore
della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede, ha definito l’apporto significativo
della radio e del suo inventore, Guglielmo Marconi, a 100 anni dall’assegnazione del
Nobel per la Fisica allo scienziato italiano. Oggi la giornata commemorativa dell'avvenimento
in Campidoglio. Il servizio di Roberta Rizzo: Guglielmo
Marconi ha espresso molte volte la sua profonda convinzione che le sue scoperte dovessero
servire direttamente per il bene della famiglia umana. Pensava al soccorso delle navi
in difficoltà – ha ricordato padre Federico Lombardi - ma anche alla diffusione di
messaggi di pace nel mondo. È con questo spirito che lo scienziato italiano si mise
a disposizione di Pio XI per la costruzione della stazione radio del nuovo Stato della
Città del Vaticano, il 12 febbraio del 1931. Il direttore della nostra emittente ha
parlato nella Giornata che commemora i 100 anni del Nobel per la Fisica a Guglielmo
Marconi, consegnato nel 1909 per la prima volta a uno scienziato italiano. Grazie
alla nuova invenzione, ha sottolineato padre Lombardi, i radiomessaggi dei Papi furono
diffusi a livello mondiale ed ebbero un impatto grandissimo. Molti di essi erano ascoltati
ben aldilà della Chiesa. Durante la Seconda Guerra Mondiale la radio era infatti l’unica
via per raggiungere tutti, travalicando i confini della nazioni e i fronti di guerra.
Da sempre usata per unire e non per dividere, Radio Vaticana è stata protagonista
anche del Dopoguerra. In piena Guerra Fredda fra Usa e Urss, molti riconobbero un
ruolo essenziale per la salvezza della pace proprio a un messaggio di Papa Giovanni
XXIII, trasmesso il 25 ottobre 1962. In anni più recenti, come ha ricordato il gesuita,
l’emittente vaticana ha rinnovato la sua gloriosa tradizione umanitaria. Allargando
i suoi orizzonti, la radio ha moltiplicato le trasmissioni dei programmi nelle lingue
di Paesi in cui la libertà veniva violata: dal tedesco e francese per la Francia occupata
dai nazisti fino alle lingue dell’est europeo oppresso dal regime comunista. Senza
dimenticare il ruolo essenziale dell’emittente durante il conflitto in Kosovo del
1998. La storia di Radio Vaticana testimonia dunque un grande orizzonte umanistico
e ideale, ha concluso padre Lombardi, e le immense potenzialità delle scoperte marconiane
messe al servizio dell’umanità. L’avventura scientifica e umana di Guglielmo
Marconi, dunque, sottolineano l’importanza della ricerca, dell’innovazione e dello
sviluppo delle tecnologie per fronteggiare le sfide della globalizzazione e la competitività
su scala internazionale. Sul futuro delle telecomunicazioni, Roberta Rizzo
ha raccolto il commento di Enrico Manca, presidente della Fondazione Ugo
Bordoni.
R. – Marconi
ha abolito la distanza attraverso le sue onde, che hanno varcato l’Oceano. Oggi le
telecomunicazioni, figlie appunto di questa intuizione creativa di Marconi, stanno
determinando un "sistema nervoso" planetario, collegato con le telecomunicazioni fisse,
ma soprattutto con quelle mobili. Pensiamo ai cellulari, che hanno raggiunto il numero
di oltre 4 miliardi nel mondo. Stanno determinando una rivoluzione permanente che
consente alle persone di parlarsi tra loro, che consente delle transazioni economiche,
un dialogo costante in un’economia globalizzata e in un’economia sempre più competitiva
con i soggetti protagonisti del mondo che cambia rapidamente. Tutto questo è legato
alla comunicazione, alla telecomunicazione. E’ una prospettiva di grandissimo respiro
per tutto il mondo. D. – La ricerca, l’innovazione, che sono
stati ispiratori per Marconi, sono ancora oggi punti chiave? R.
– Senza ricerca e senza innovazione c’è il degrado. Solo con la ricerca e l’innovazione
è possibile cogliere tutte le opportunità di una competitività sempre più agguerrita.
Quindi, per ogni Paese, puntare tutto su ricerca e innovazione è l’unica scelta che
valga la pena di compiere. D. – Un paragone tra la radio, quindi
tra un mezzo di comunicazione di inizio ‘900, e Internet, il wireless, quelle che
sono oggi le telecomunicazioni… R. – In fondo, la radio è stata,
in nuce, il paradigma digitale che ha determinato una forma d’interattività. Secondo
me, la radio rimane l’asse portante sostanzialmente, naturalmente con l’aggiunta,
non indifferente, del video e dell’abbattimento anche visivo delle distanze.