Il cardinale Bagnasco: il cattolico resti tale dovunque, senza schizofrenie
Sugli obiettivi del Convegno della Cei ascoltiamo il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Luca Collodi:
R.
– E’ portare a tema, all’attenzione e alla riflessione di tutti, il più possibile,
la grande questione di Dio di cui spesso ha parlato il Santo Padre Benedetto XVI e
che i vescovi italiani hanno prontamente ripreso anche perché nell’esperienza proprio
pastorale sia dei vescovi, sia di tutti i nostri sacerdoti, noi cogliamo quello che
spesso dice il Santo Padre: cioè, come Dio sia il cuore della vita delle persone ma
anche della società. Nello stesso tempo questa deve essere una realtà sempre più pensata
sia dalla Chiesa nel suo insieme ma anche dall’intelligenza dell’uomo.
D.
- Molti dicono: si può credere a Dio … ma c’è qualche insofferenza spesso per i dogmi,
per il magistero…
R. – Si rischia a volte di credere
in un Dio astratto, muto, lontano che in fondo poi non entra nella vita dell’uomo
e quindi non la scomoda più di tanto. Questo è un rischio e certamente non è il Dio
di Gesù, il Dio della Rivelazione. Il Dio della Rivelazione è un Dio che si è manifestato
in Gesù Cristo appunto, nella sua parola, nella sua vita, nella sua morte e resurrezione
e questo entra nella vita delle persone, come della società, per orientare, per illuminare
e per salvare. Allora una fede senza Cristo e senza le verità della fede diventa veramente
una fede vuota e alla fine poi irrilevante per la vita stessa.
D.
– La ragione può favorire delle scorciatoie per arrivare a Dio…
R.
- Non parlerei tanto di scorciatoie quanto delle piste, come ricorda Sant’Agostino,
perché la fede non è mai in una posizione fideistica e cioè irragionevole. La fede
non è razionale di natura sua ma non è neppure irragionevole, è ragionevole: cioè,
si poggia anche su delle ragioni, delle tracce, dei riflessi che Dio ha lasciato nella
natura, nel cosmo, nella razionalità della natura come nel cuore di ogni uomo, negli
aneliti del cuore umano perché attraverso queste vie - potremmo dire naturali, dell’ordine
naturale - l’uomo possa accedere al mistero, al mistero santo di Dio. Direi che la
ragione, l’intelligenza, è assolutamente un ingrediente della fede, qualcosa che consente
di arrivare al mistero, all’infinito, per poi fare il passo decisivo della fede stessa.
D.
- Nell’uomo quale rapporto giusto nella ricerca di Dio deve esserci tra anima e ragione?
R.
– L’anima è il principio immortale, è il soffio di Dio che vitalizza e che fa la sintesi
della persona stessa, è la sorgente ultima della dignità e del valore di ogni persona:
“facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. L’intelligenza è la facoltà del
vero che oggi spesso viene contestata purtroppo da una parte della cultura contemporanea
in quanto viene sfiduciata nella sua capacità di cogliere il vero. Oggi, infatti,
si parla di pensiero debole e il pensiero debole è un pensiero che ha rinunciato a
cogliere la verità oggettiva universale, quindi la realtà così com’è, per confinarsi
unicamente nel mondo delle opinioni soggettive, personali.
D.
- Il rapporto tra Dio e politica oggi quale deve essere?
R.
– La politica è una dimensione costitutiva della persona umana in quanto riguarda
la sua dimensione relazionale con gli altri e quindi con la società e con tutte le
sue forme: lo Stato, la politica, il diritto e via discorrendo. Ora, se Dio entra
nella vita di una persona vi entra in modo totalizzante, quindi senza escludere nessuna
dimensione e nessun aspetto vitale dell’uomo. Ecco allora che il cristiano, il cattolico,
deve essere cattolico non solamente in Chiesa o in sacrestia, ma per la strada, sul
lavoro, nel mondo delle responsabilità, delle professioni e quindi anche del servizio
della politica: deve entrarci da cattolico, senza dicotomie, senza schizofrenie.
D.
– Aumenta l’occultismo oggi in Italia: c’è una preoccupazione in voi, vescovi su questo
fronte?
R. – Tutte le forme di occultismo e di esoterismo
sono delle forme, delle cifre, dei tentativi distorti attraverso i quali non poche
persone cercano delle risposte a quel bisogno di comprendere il mistero della vita,
di se stessi, che credono di poter trovare in queste forme veramente distorte e che
si rivolgono poi contro l’uomo alla fine dei conti. E quindi sono un segnale che noi
consideriamo attentamente sia come indizio di una necessità, di un’esigenza interiore,
e sia anche con una certa preoccupazione per le conseguenze che spesso queste forme
possono avere per l’umanità stessa.