2009-12-10 15:18:38

Ultimo saluto allo storico cattolico Gabriele De Rosa. Il ricordo del prof. Malgeri


Il mondo della cultura e quello della politica hanno dato oggi l’ultimo saluto allo storico ed ex senatore Gabriele De Rosa, morto due giorni fa all’età di 92 anni presso la sua casa romana. Stamani i funerali nella chiesa di Sant’Agostino, officiati dal cardinale Achille Silvestrini. Nato a Castellammare di Stabia il 24 giugno del 1917, De Rosa è stato un innovatore del metodo di ricerca sulla storia religiosa: tra le sue opere principali si annoverano la “Storia dell’Italia religiosa” e la “Storia del movimento cattolico”. Oggi l'Aula della Camera ha tributato un sentito applauso a questa figura straordinaria. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello storico Francesco Malgeri, allievo prima, collega poi, di Gabriele De Rosa.RealAudioMP3

R. – Possiamo definirlo un intellettuale cattolico ed uno storico che ha lasciato un segno profondo nella storiografia italiana ed europea.

 
D. – Prof. Malgeri, lei è stato anche un allievo del prof. De Rosa, chi era quindi per lei?

 
R. – Per me è il docente che ho conosciuto nel 1958 all’Istituto Sturzo a Roma, dove io seguivo come borsista dei corsi, e da allora mi ha seguito, indirizzato. Io personalmente devo tutto a lui. Devo soprattutto l’attenzione e la passione per la storia, nella ricerca del documento, nella ricerca d’archivio, attraverso la pazienza della ricerca.

 
D. – Qual era un tratto del suo carattere, che le è rimasto particolarmente impresso?

 
R. – Una grande umanità. Alle volte, c'erano anche dei momenti che potevano apparire duri, ma avevano sempre un sottofondo di grande apertura e di grande capacità di ascolto.

 
D. – La camera ardente è allestita all’Istituto Luigi Sturzo. Lui è stato l’anima di questo Istituto...

 
R. – Lui è diventato presidente nel 1979, ma possiamo dire che sin dalla nascita dell’Istituto è stato uno dei collaboratori più attivi. Tra l’altro lo legava anche un rapporto particolare con lo stesso Sturzo, che lui conobbe nel ’54, grazie a mons. Giuseppe De Luca, con cui era legato da un rapporto di amicizia e di collaborazione. Con Sturzo ebbe dei colloqui molto frequenti tra il ’54 e il ’59, fino a quando Sturzo morì.

 
D. – Biografo di Sturzo, amico di De Gasperi, come si articolava in lui questo percorso di studio ed esistenziale?

 
R. – Si legava alla sua convinzione che i cattolici dovevano avere un ruolo di rilievo nella vita politica del Paese, essere espressioni di una corrente democratica, che proprio attraverso Sturzo e attraverso De Gasperi aveva delineato questa corrente di pensiero politico, che poi è stata al centro della vita dell’Italia repubblicana.

 
D. – Cattolicesimo, storia e politica, tre pilastri che in lui però in realtà diventavano un unico indirizzo di vita...

 
R. – Certamente. Diventarono indirizzo di vita e un indirizzo anche sul piano della ricerca storica. Vorrei ricordare anche i suoi studi sulla realtà della Chiesa meridionale, tra ‘700 e ‘800, ispirata all’utilizzazione di nuove fonti documentarie, recepite negli archivi diocesani del Mezzogiorno, dove attraverso queste carte veniva ricostruita la vita religiosa, la pietà popolare, ma anche il contesto storico-sociale di queste regioni.

 
D. – De Rosa nel gennaio scorso, in un’intervista al quotidiano "Avvenire", ribadiva: “I politici servono lo Stato, non lo usino per sé”...

 
R. – Direi che è un messaggio forte che fa parte di quel bagaglio culturale che lo sosteneva e che poi si ispirava anche al pensiero di Sturzo e di De Gasperi, indubbiamente.

 
D. – Che cosa resta di lui?

 
R. – Resta direi certamente il suo insegnamento, la sua capacità di coinvolgere ambienti, di creare iniziative di carattere culturale, di grande spessore politico-sociale. Penso a tutta la sua attività, anche nell’ambito dell’Istituto Sturzo, alla raccolta di tutta la documentazione possibile sull’Italia e sul mondo cattolico italiano negli ultimi due secoli.







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