Francia: il cardinale Barbarin commenta il referendum svizzero sui minareti
Una moschea ha bisogno di un minareto? L’interrogativo è stato posto dal cardinale
Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione (Francia) e primate delle Gallie, alla luce
del voto svizzero che proibisce la costruzione di minareti nella Comunità Elvetica.
In un intervista all'emittente RCF Lyon Fourvière, ripresa dalla Zenit, il
porporato ha spiegato che quella del “faro” delle moschee è una “questione di secondo
piano”. Ciò che conta è che “i musulmani che sono in Europa” abbiano “diritto a luoghi
di culto”. Il primate delle Gallie ha anche raccontato di aver parlato “per telefono
con il rettore della grande moschea di Lione”, che gli ha confermato che “per lui
ciò che conta è la moschea. Il minareto è una questione di secondo piano”. Citando
il Concilio Vaticano II, il porporato ha quindi ricordato che “ciascuno ha il libero
diritto di esercitare la propria religione e deve essere rispettato da tutti in questo
campo”. “Pertanto, quando la paura dice 'd'accordo le moschee, ma non i minareti',
non è un buon segno” (come hanno detto i vescovi svizzeri fin da prima della votazione).
Tuttavia “ci sono sicuramente motivi per questo e bisogna comprenderli”. Il cardinale
Barbarin ha infine ricordato la “tradizione già antica di dialogo profondo con i musulmani
e gli ebrei” a Lione, “il che ci permette di dire che questo diritto libero deve essere
lo stesso ovunque, anche nei Paesi musulmani”. Entrando nel merito della questione
della reciprocità il porporato ha poi ricordato il viaggio in Algeria di circa tre
anni fa, quando tutti insieme, cristiani e musulmani, si sono detti colpiti dal 'cattolicesimo
delle catacombe”. “In alcuni Paesi c'è un cattolicesimo delle catacombe – ha insistito
–. Io l'ho detto e anche alcuni musulmani lo deplorano”. (M.G.)