2009-12-10 15:45:04

Appello del cardinale Sepe: "camorristi, convertitevi!"


“Camorristi, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”. L’appello lanciato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi nel 1993 è risuonato nuovamente nell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della Messa per la solennità dell'Immacolata tenutasi lo scorso martedì nella chiesa partenopea del Gesù Nuovo. Il porporato ha fatto riferimento proprio alla cronaca del capoluogo campano: “Napoli mostra spesso residui che la violenza e il malaffare, le ingiustizie e le prevaricazioni lasciano sul campo, sfigurando anche il volto di questa nostra amata città che ha, invece, bisogno di riaprire e rinverdire pagine di segno diverso: quelle, per esempio, di un storia di fronte alla quale, al pari della speranza, non esiste umiliazione tanto grande da poterla mutilare”. La Chiesa, ha confessato, “si sente parte in causa, pienamente coinvolta nella ricerca dei modi in cui rendere più autentico e più incisivo il proprio messaggio di amore per il prossimo al quale l’ha iniziata il Salvatore Gesù Cristo”. Connesso al comandamento dell'amore, ha spiegato, c'è sul piano civile “un valore di riferimento per il quale si può essere pienamente e autenticamente cittadini di una comunità matura e responsabile: la moralità”. Nella festa dell’Immacolata, “fortemente sentita e vissuta” dai napoletani, il cardinale Sepe ha poi dichiarato di voler chiedere davanti alla Vergine “perdono per il male che ancora sporca di sangue le nostre strade, la nostra vita, la nostra anima”. “Come possiamo chiedere la benedizione della Vergine per questa nostra amata terra, per i suoi figli, se non abbiamo il coraggio di lottare apertamente e quotidianamente contro la civiltà della morte, che qui da noi si chiama camorra?”, ha chiesto. “Come possiamo chiedere l’intercessione dell’Immacolata in questo momento di crisi per le famiglie in difficoltà, per i giovani che non trovano lavoro, per i disoccupati di sempre, per i senza tetto, se non gridiamo forte la nostra indisponibilità contro un sistema malavitoso che ancora blocca l’economia, che ancora propone modelli culturali ed educativi aberranti che s’insinuano nella vita di tutti?”. L’arcivescovo della città chiama quindi tutti ad una responsabilità condivisa: “perché la cultura della morte trova spazio nel vuoto o nel compromesso di alcuni, nell’omertà di altri, nell’indifferenza di molti, nella disperazione di quanti, abbandonati a se stessi, si affidano a chiunque offra lavoro e sostentamento, anche a costo della vita degli altri”. Perchè non basta prendere coscienza del problema ma è necessario dire di “No”. “Napoli può e deve risorgere - ha affermato infine il cardinale -. Napoli può e deve ritrovare la propria speranza. Napoli può e deve sentirsi amata. Perché non è la città dell’onore perduto: Napoli può e deve diventare la città del coraggio ritrovato”. “Conoscere Cristo, annunciarlo e consumarci per Lui è il modo più vero e più intenso per servire l’uomo e porsi al suo fianco, accompagnarlo in ogni passo della vita, fargli sentire il respiro di una speranza di fronte alla quale nessuna difficoltà è mai tanto grande che non possa essere superata”, ha concluso. (M.G.)







All the contents on this site are copyrighted ©.