Appello del cardinale Sepe: "camorristi, convertitevi!"
“Camorristi, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”. L’appello lanciato
da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi nel 1993 è risuonato nuovamente nell’omelia
pronunciata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della
Messa per la solennità dell'Immacolata tenutasi lo scorso martedì nella chiesa partenopea
del Gesù Nuovo. Il porporato ha fatto riferimento proprio alla cronaca del capoluogo
campano: “Napoli mostra spesso residui che la violenza e il malaffare, le ingiustizie
e le prevaricazioni lasciano sul campo, sfigurando anche il volto di questa nostra
amata città che ha, invece, bisogno di riaprire e rinverdire pagine di segno diverso:
quelle, per esempio, di un storia di fronte alla quale, al pari della speranza, non
esiste umiliazione tanto grande da poterla mutilare”. La Chiesa, ha confessato, “si
sente parte in causa, pienamente coinvolta nella ricerca dei modi in cui rendere più
autentico e più incisivo il proprio messaggio di amore per il prossimo al quale l’ha
iniziata il Salvatore Gesù Cristo”. Connesso al comandamento dell'amore, ha spiegato,
c'è sul piano civile “un valore di riferimento per il quale si può essere pienamente
e autenticamente cittadini di una comunità matura e responsabile: la moralità”. Nella
festa dell’Immacolata, “fortemente sentita e vissuta” dai napoletani, il cardinale
Sepe ha poi dichiarato di voler chiedere davanti alla Vergine “perdono per il male
che ancora sporca di sangue le nostre strade, la nostra vita, la nostra anima”. “Come
possiamo chiedere la benedizione della Vergine per questa nostra amata terra, per
i suoi figli, se non abbiamo il coraggio di lottare apertamente e quotidianamente
contro la civiltà della morte, che qui da noi si chiama camorra?”, ha chiesto. “Come
possiamo chiedere l’intercessione dell’Immacolata in questo momento di crisi per le
famiglie in difficoltà, per i giovani che non trovano lavoro, per i disoccupati di
sempre, per i senza tetto, se non gridiamo forte la nostra indisponibilità contro
un sistema malavitoso che ancora blocca l’economia, che ancora propone modelli culturali
ed educativi aberranti che s’insinuano nella vita di tutti?”. L’arcivescovo della
città chiama quindi tutti ad una responsabilità condivisa: “perché la cultura della
morte trova spazio nel vuoto o nel compromesso di alcuni, nell’omertà di altri, nell’indifferenza
di molti, nella disperazione di quanti, abbandonati a se stessi, si affidano a chiunque
offra lavoro e sostentamento, anche a costo della vita degli altri”. Perchè non basta
prendere coscienza del problema ma è necessario dire di “No”. “Napoli può e deve
risorgere - ha affermato infine il cardinale -. Napoli può e deve ritrovare la propria
speranza. Napoli può e deve sentirsi amata. Perché non è la città dell’onore perduto:
Napoli può e deve diventare la città del coraggio ritrovato”. “Conoscere Cristo,
annunciarlo e consumarci per Lui è il modo più vero e più intenso per servire l’uomo
e porsi al suo fianco, accompagnarlo in ogni passo della vita, fargli sentire il respiro
di una speranza di fronte alla quale nessuna difficoltà è mai tanto grande che non
possa essere superata”, ha concluso. (M.G.)