P. Jaeger: sullo status di Gerusalemme decide la comunità internazionale
Torna in evidenza la questione dello status di Gerusalemme. L’Unione Europea ha chiesto
ieri che la “Città santa” per ebrei, cristiani e musulmani, divenga la futura capitale
dei due Stati, palestinese e israeliano. Alla linea espressa da Bruxelles le controparti
hanno risposto con forti riserve. Ma quale sarebbe la soluzione ideale per lo status
di Gerusalemme? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre David Jaeger,
esperto delle realtà legate alla Terra Santa:
R. - Certamente,
le risoluzioni delle Nazioni Unite hanno riservato la disposizione definitiva dello
status di Gerusalemme alla comunità internazionale, per essere sicuri che in ogni
caso certi valori, diritti ed interessi legittimi - la cui titolarità non è necessariamente
presso i due Stati territoriali interessati - siano salvaguardati. La Santa Sede,
in particolare, ha sempre sostenuto questo orientamento della comunità internazionale,
ed auspica per Gerusalemme uno statuto speciale internazionalmente riconosciuto. Questo,
naturalmente, implica uno strumento giuridico internazionale che vada oltre qualsiasi
accordo bilaterale: salvaguardare, quindi, in particolare la libertà di religione
e di coscienza; parità di condizione giuridica delle tre grandi religioni monoteistiche,
delle loro istituzioni e dei loro seguaci; tutela del carattere speciale di Gerusalemme
in tutte le sue parti; la salvaguardia dei luoghi santi… Comunque sia, Israele e Palestina
non sono abilitati a disporre di Gerusalemme, se non avranno riconosciuto, le Nazioni
Unite, che le finalità della comunità internazionale siano state rispettate. D.
- Fare di Gerusalemme il punto di incontro di religioni, di etnie e di diversità:
è un sogno ancora possibile, oggi? R. - Gerusalemme è un punto di
incontro del genere. Il presidio giuridico internazionale è richiesto perché tale
incontro avvenga in condizioni di parità e di rispetto dei diritti e degli interessi
legittimi di tutti.