Orissa: l'opera della Chiesa per ricostruire il tessuto sociale e la convivenza con
gli indù
Per i cristiani in Orissa oggi parla la “dura realtà dei fatti” che indica che “la
Chiesa ha un importante ruolo da svolgere a livello di base nella ricostruzione della
società civile e nel dare coraggio e forza alle vittime”. È il giudizio di John Dayal,
fondatore e leader dell’All India Christian Council (Aicc), sul lungo elenco di problemi
ancora aperti per i cristiani dello Stato indiano a più di un anno dal pogrom dell’agosto
2008 ad opera dei radicali indù. Reduce da un viaggio nelle zone più colpite dalle
violenze - riferisce l'agenzia AsiaNews - ed in particolare da un sopralluogo nel
distretto del Kandhamal, Dayal afferma che “buona parte delle 5 mila case di cristiani
distrutte non sono ancora ricostruite”, che “migliaia dei 50 mila rifugiati non sono
ancora tornati a casa” e che “minacce e sopraffazione continuano ancora oggi”. Il
leader dell’Aicc aggiunge all’elenco ormai noto di morti, distruzione e processi finiti
nel nulla anche delle considerazioni sulla società civile dello Stato che “se mai
è esistita, oggi giace inerte”. Gli elementi che più preoccupano Dayal sono due: la
mancanza di un comune sentire nella popolazione e l'assenza delle basi necessarie
per recuperare la convivenza armoniosa che contraddistingue la millenaria tradizione
indiana. “Fatta eccezione per qualche partito di sinistra che ha protestato – dice
il fondatore di Aicc –, l’apparato politico, inclusi i gruppi considerati amici, è
rimasto in silenzio ed invisibile” davanti ai fatti del dicembre 2007 e dell’agosto
2008. Stesso discorso vale per i media, soprattutto quelli locali, “influenzati da
forti pregiudizi”. Oggi “la società civile e le istituzioni di pace devono tornare
a vivere”. Dayal afferma che alcuni gruppi e associazioni hanno ripreso a vedersi
in modo sporadico per ricostruire il tessuto sociale della regione, “ma difettano
nella condivisione delle informazioni e delle idee”. Tra le iniziative più significative
in questa direzione il leader dell’Aicc cita l’incontro promosso in novembre a Bhubaneshwar
da padre Ajay Kumar Singh e Dhirendra Panda. Vi hanno preso parte le vittime delle
violenze, gruppi di Dalit e di donne, attivisti per i diritti umani ed anche rappresentanti
dei partiti politici, con la sola eccezione per gli indù del Bharatiya Janata Party
(Bjp). Per Dayal l’incontro di Bhubaneshwar è una buona indicazione per la strada
da percorrere, ma è solo l’accenno di un inizio che ancora fatica a prendere forma. Per
rivitalizzare la società civile, contribuire ad una maggior coscienza dei bisogni
della popolazione e fare pressione sulle autorità ed anche i tribunali, Dayal indica
come decisivo il ruolo delle istituzioni religiose locali. “La Chiesa – spiega il
fondatore dell’Aicc – ha un importante ruolo da svolgere a livello di base nella ricostruzione
della società civile e nel dare coraggio e forza alle vittime”. Anche se vittima,
“fatta a pezzi” e “ferita nel profondo”, è ad essa che resta affidata la responsabilità
di porre le basi per ricostruire la società dell’Orissa e rendere lo Stato un luogo
in cui i cristiani possano vivere liberi, sicuri ed in armonia con le altre religioni.
(G.C.)