La preghiera di Benedetto XVI alla statua dell'Immacolata: la Madonna disintossica
i cuori spesso induriti dal male amplificato dai media
“Maria è la madre che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura,
Gesù ha vinto il male, l’ha vinto alla radice liberandoci dal suo dominio”. E' uno
dei pensieri di Benedetto XVI che hanno caratterizzato il tradizionale atto di venerazione
alla statua della Immacolata in piazza di Spagna, compiuto ieri pomeriggio dal Papa
a Roma, durante il quale il Pontefice ha stigmatizzato l'eccesso di risalto dato dai
media al male, che inquina il cuore delle persone. Alla cerimonia erano presenti,
tra gli altri, il cardinale vicario, Agostino Vallini, e il sindaco della capitale,
Gianni Alemanno. La cronaca di Cecilia Seppia:
(canto) L’abbraccio
dei fedeli ha accolto il Santo Padre anche quest’anno nel cuore di Roma: in centinaia
hanno sfidato la pioggia e il freddo e si sono stretti attorno alla statua dell’Immacolata,
nel giorno di festa a Lei dedicato. A loro, il Papa ha ricordato come la presenza
di Maria dolce e rassicurante che veglia sulle nostre vite, come sulla città intera,
ci incoraggia ogni giorno a non avere paura a non lasciarci sopraffare dal male, perché
Cristo, Suo figlio, ha vinto il male: “Quanto abbiamo bisogno di questa
bella notizia! Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, la radio,
il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili,
facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo
non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce
e i pensieri si incupiscono. Per questo la città ha bisogno di Maria, che con la sua
presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della Grazia sul peccato e ci induce
a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili”. Quindi,
il Pontefice ha esortato tutti ad essere sempre attori e protagonisti “a volgere al
bene i propri comportamenti, a non dimenticare quelle persone spesso invisibili che
popolano la città, sfruttate dai media solo per fare notizia, a resistere a quell’inquinamento
dello spirito, che pur essendo meno visibile di quello dell’aria è altrettanto pericoloso
e devastante, ci rende cupi, tristi, indifferenti, soli”: “La
città, cari fratelli e sorelle, siamo tutti noi! Ciascuno contribuisce alla sua vita
e al suo clima morale, in bene o in male. Maria Immacolata ci aiuta
a riscoprire e a difendere la profondità delle persone. La Madonna ci
insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda Lui: con
misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati,
sfruttati”. Poi, il Papa ha voluto rendere omaggio
pubblicamente a tutti coloro che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano
di praticare la legge evangelica dell’amore, che manda avanti il mondo e che purtroppo
raramente fanno notizia. Infine, Benedetto XVI ha voluto richiamare i romani a prestare
l’orecchio alla voce dolcissima di Maria. “Il Suo appello all’amore, silenzioso e
pressante non può - ha detto - non essere ascoltato, solo così la città sarà più bella,
più cristiana, più umana”. (canto) Molte
sono state le reazioni alle parole di Benedetto XVI sul ruolo che oggi spesso giocano
i media nella nostra società. Rosario Tronnolone ha sentito il prof. Mario
Morcellini, preside della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università
La Sapienza di Roma:
R. - Avevamo
bisogno di una diagnosi di questo genere, perché da molti mesi, e forse addirittura
da molti anni, gli studiosi stanno cercando di attirare l’attenzione sul fatto che
i media hanno orchestrato una gigantesca campagna, che noi chiamiamo “gigantografia
del male”. E’ vero che il male è tra di noi, ma quello che sta succedendo è impressionante,
nel senso che non c’è più proporzione diretta tra il racconto del male e la sua dimensione
statistica. D. - Come lei diceva, questa gigantografia finisce
con il deresponsabilizzare in realtà le coscienze... R. - Ha
tre effetti e tutti e tre molto rischiosi e molto negativi, soprattutto se non c’è
una presa di coscienza. Ecco, quindi, ancora una volta il plauso. Non è la prima volta
che un Papa condanna gli eccessi dei media, ma le parole che Papa Benedetto XVI ha
trovato sono davvero singolari e precise. E’ come se il racconto della cronaca nera
fosse diventato l’unico modo con cui si racconta il cambiamento della società e degli
individui. Il secondo elemento riguarda il pubblico: se noi vediamo cornici del male
ovunque, siamo spinti a ritirarci nella vita privata e nel quotidiano in casa, quello
che succede è che si innesca la paura dell’altro. Il terzo elemento è il segno che
lascia sul nostro tempo: come se le promesse di un mondo più giusto e di un rapporto
più civile tra gli uomini fossero ormai eliminate dal nostro scenario. D.
- Tra le critiche che il Santo Padre ha mosso ai media, c’è anche quello dello sfruttamento
degli invisibili che raggiungono un momento di popolarità, più o meno positiva, per
essere poi abbandonati al nulla… R. - E’ il rovescio della medaglia.
E’ chiaro che costruire l’eccezione e l’irregolarità significa dare cinque minuti
di notorietà ad un soggetto che per ragioni di cronaca nera o per il surrealismo dei
generi televisivi ottiene l’attenzione della scena. Sono soggetti che meno di altri
sono in condizione poi di ritornare alla vita quotidiana. L’ebbrezza del video, la
voglia di stare in prima pagina, soprattutto per soggetti che sono culturalmente meno
preparati, può diventare - anch’essa - un’arma di perdita di personalità. D.
- Il Santo Padre ha invece invitato a guardare i volti delle persone che ci sono accanto… R.
- Gli "invisibili" mi rendo conto che, dal punto di vista mediato, rappresentano una
sfida. Non è vero che non possono far notizia, non è vero perché ci sono dei mezzi
di comunicazione - come la rete, ma anche come la radio - nei quali il gettito roboante
della cronaca nera è meno frequente che in televisione e sui quotidiani. Questo significa
che, industrialmente, un racconto diverso è possibile e dipende soltanto dalla professionalità
e dalla cultura dei "media men". D. - Il Santo Padre ha parlato
di tutte quelle persone che in silenzio, non a parole ma con i fatti, si sforzano
di praticare invece la legge evangelica dell’amore. Perché questo non fa notizia? R.
- La santità dei tempi moderni, che ovviamente sfugge alle prime pagine, è proprio
quella che in qualche modo tende a dilatarsi nella vita quotidiana. E’ vero che è
la routine la grande sfida per l’uomo moderno. Siamo tutti bravi a dare il meglio
di noi nel giorno di festa, ma sono i giorni feriali che mettono alla prova la nostra
soggettività e la nostra forza spirituale. Al tempo stesso, però, in un tempo in cui
fanno notizia soltanto dimensioni e personaggi apparentemente negativi, abbiamo un
estremo bisogno di un riequilibrio della comunicazione. Se questo riequilibrio non
ci sarà, le cornici psicologiche dei giovani ne verranno alterate. Alcuni messaggi
comunicativi sono davvero tossici per la coscienza e per lo sguardo nei confronti
dell’altro. (Montaggio a cura di Maria Brigini)