2009-12-09 14:28:26

Il Papa all’udienza generale: il ministero petrino è garanzia di fedeltà alla sana dottrina. Nell'Eucaristia Cristo è "realmente presente"


Il monaco benedettino del XII secolo, Ruperto di Deutz, è stato al centro della catechesi di Benedetto XVI nell’udienza generale, tenutasi stamani in Aula Paolo VI. Il Papa ha ricordato gli insegnamenti più significativi di questo importante monaco teologo, in particolare sul ruolo del Papa nelle controversie teologiche, sul Sacramento dell’Eucaristia e sulla presenza del male nella storia. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Seppe “coniugare lo studio razionale dei misteri della fede con l’orazione e con la contemplazione, considerata il vertice di ogni conoscenza di Dio”: Benedetto XVI ha sintetizzato così l’opera del monaco benedettino Ruperto di Deutz. Ed ha innanzitutto sottolineato che si distinse per “l’integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla Sede di Pietro”. I suoi tempi, ha ricordato, erano “segnati da contrasti tra il Papato e l’Impero, a causa della cosiddetta lotta delle investiture”. Ruperto preferisce scegliere la via dell’esilio, assieme all’abate del suo monastero, Berengario, per restare fedele al Pontefice:
 
“Ruperto ci insegna che quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore”.

 
Ruperto, ha proseguito il Papa, ha lasciato numerosissime opere ancora oggi di grande interesse, anche perché fu “attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo”. Per esempio, intervenne con determinazione nella controversia eucaristica per contrastare un’interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. Ruperto, ha rilevato, “si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico”, affermando con decisione la continuità tra il Corpo del Verbo incarnato di Cristo e quello presente nelle Specie eucaristiche del pane e del vino. E qui il Papa, parlando a braccio, ha evidenziato la grande attualità del monaco Ruperto sull’Eucaristia:
 
“Anche oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè, l’Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando troppo facilmente che nell’Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il suo corpo risorto - il quale si mette nelle nostre mani per tirarci fuori da noi stessi, incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci così alla vita nuova”.
 
Un’altra controversia nella quale il monaco di Deutz fu coinvolto riguarda la “conciliazione della bontà e dell’onnipotenza di Dio con l’esistenza del male”. Ruperto si oppone a quanti con ragionamenti filosofici concludevano che Dio “permette il male senza approvarlo e, dunque, senza volerlo”. Ruperto, ha spiegato il Papa, “rinuncia all’uso della filosofia, che ritiene inadeguata di fronte a un problema così grande e rimane fedele alla narrazione biblica”:

 
“Egli parte dalla bontà di Dio, dalla verità che Dio è sommamente buono e non può che volere il bene. Così egli individua l’origine del male nell’uomo stesso e nell’uso sbagliato della libertà umana”.

 
Ruperto, ha detto ancora, loda la “misericordia infinita del Padre, la pazienza e la benevolenza di Dio verso l’uomo peccatore”. Come altri teologi del Medioevo, ha poi osservato il Papa, anche Ruperto si chiedeva perché il Verbo di Dio si è fatto uomo. La sua, ha spiegato, è una visione “cristocentrica della storia della salvezza”, sviluppata nell’opera “La glorificazione della Trinità”:

 
“Sostiene la posizione che l’Incarnazione, evento centrale di tutta la storia, era stata prevista dall’eternità, indipendentemente dal peccato dell’uomo, affinché tutta la creazione potesse dare lode a Dio Padre e amarlo come un’unica famiglia radunata attorno a Cristo, il Figlio di Dio”.
 
Egli, ha proseguito Beendetto XVI, vede allora nella “donna incinta dell’Apocalisse l’intera storia dell’umanità, che è orientata a Cristo, così come il concepimento è orientato al parto”. Cristo, ha ribadito, è “sempre al centro delle spiegazioni esegetiche fornite da Ruperto nei suoi commenti ai Libri della Bibbia”:

 
“Egli ritrova così un’unità mirabile in tutti gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione sino alla consumazione finale dei tempi: ‘Tutta la Scrittura’, egli afferma, ‘è un solo libro che tende allo stesso fine, il Verbo Divino”.

 
Del resto, ha detto il Papa, Ruperto non si limita a ripetere l’insegnamento dei Padri. Per esempio, è il primo scrittore che ha identificato la sposa del Cantico dei Cantici con Maria Santissima. Questa interpretazione mariana del Cantico, ha annotato il Pontefice, è “un felice esempio di sintonia tra liturgia e teologia”. Per Ruperto, ha soggiunto, Maria è la “parte più santa della Chiesa intera”. E della Vergine, Benedetto XVI è tornato a parlare anche al momento dei saluti ai pellegrini:

 
“La solennità dell'Immacolata, che ieri abbiamo celebrato, ci ricorda la singolare adesione di Maria al progetto salvifico di Dio. Cari giovani, sforzatevi di imitarla con cuore puro e limpido, lasciandovi plasmare da Dio che anche in voi intende "fare grandi cose".







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