Il Papa all’udienza generale: il ministero petrino è garanzia di fedeltà alla sana
dottrina. Nell'Eucaristia Cristo è "realmente presente"
Il monaco benedettino del XII secolo, Ruperto di Deutz, è stato al centro della catechesi
di Benedetto XVI nell’udienza generale, tenutasi stamani in Aula Paolo VI. Il Papa
ha ricordato gli insegnamenti più significativi di questo importante monaco teologo,
in particolare sul ruolo del Papa nelle controversie teologiche, sul Sacramento dell’Eucaristia
e sulla presenza del male nella storia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Seppe “coniugare
lo studio razionale dei misteri della fede con l’orazione e con la contemplazione,
considerata il vertice di ogni conoscenza di Dio”: Benedetto XVI ha sintetizzato così
l’opera del monaco benedettino Ruperto di Deutz. Ed ha innanzitutto sottolineato che
si distinse per “l’integerrima dirittura morale e per il forte attaccamento alla Sede
di Pietro”. I suoi tempi, ha ricordato, erano “segnati da contrasti tra il Papato
e l’Impero, a causa della cosiddetta lotta delle investiture”. Ruperto preferisce
scegliere la via dell’esilio, assieme all’abate del suo monastero, Berengario, per
restare fedele al Pontefice: “Ruperto ci insegna che quando
sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce
fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore”. Ruperto,
ha proseguito il Papa, ha lasciato numerosissime opere ancora oggi di grande interesse,
anche perché fu “attivo in varie e importanti discussioni teologiche del tempo”. Per
esempio, intervenne con determinazione nella controversia eucaristica per contrastare
un’interpretazione riduttiva della presenza di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia.
Ruperto, ha rilevato, “si fece deciso sostenitore del realismo eucaristico”, affermando
con decisione la continuità tra il Corpo del Verbo incarnato di Cristo e quello presente
nelle Specie eucaristiche del pane e del vino. E qui il Papa, parlando a braccio,
ha evidenziato la grande attualità del monaco Ruperto sull’Eucaristia: “Anche
oggi esiste il pericolo di ridimensionare il realismo eucaristico, considerare, cioè,
l’Eucaristia quasi come solo un rito di comunione, di socializzazione, dimenticando
troppo facilmente che nell’Eucaristia è presente realmente Cristo risorto - con il
suo corpo risorto - il quale si mette nelle nostre mani per tirarci fuori da noi stessi,
incorporarci nel suo corpo immortale e guidarci così alla vita nuova”. Un’altra
controversia nella quale il monaco di Deutz fu coinvolto riguarda la “conciliazione
della bontà e dell’onnipotenza di Dio con l’esistenza del male”. Ruperto si oppone
a quanti con ragionamenti filosofici concludevano che Dio “permette il male senza
approvarlo e, dunque, senza volerlo”. Ruperto, ha spiegato il Papa, “rinuncia all’uso
della filosofia, che ritiene inadeguata di fronte a un problema così grande e rimane
fedele alla narrazione biblica”:
“Egli parte dalla
bontà di Dio, dalla verità che Dio è sommamente buono e non può che volere il bene.
Così egli individua l’origine del male nell’uomo stesso e nell’uso sbagliato della
libertà umana”. Ruperto, ha detto
ancora, loda la “misericordia infinita del Padre, la pazienza e la benevolenza di
Dio verso l’uomo peccatore”. Come altri teologi del Medioevo, ha poi osservato il
Papa, anche Ruperto si chiedeva perché il Verbo di Dio si è fatto uomo. La sua, ha
spiegato, è una visione “cristocentrica della storia della salvezza”, sviluppata nell’opera
“La glorificazione della Trinità”:
“Sostiene
la posizione che l’Incarnazione, evento centrale di tutta la storia, era stata prevista
dall’eternità, indipendentemente dal peccato dell’uomo, affinché tutta la creazione
potesse dare lode a Dio Padre e amarlo come un’unica famiglia radunata attorno a Cristo,
il Figlio di Dio”. Egli, ha proseguito Beendetto XVI, vede
allora nella “donna incinta dell’Apocalisse l’intera storia dell’umanità, che è orientata
a Cristo, così come il concepimento è orientato al parto”. Cristo, ha ribadito, è
“sempre al centro delle spiegazioni esegetiche fornite da Ruperto nei suoi commenti
ai Libri della Bibbia”:
“Egli ritrova così un’unità
mirabile in tutti gli eventi della storia della salvezza, dalla creazione sino alla
consumazione finale dei tempi: ‘Tutta la Scrittura’, egli afferma, ‘è un solo libro
che tende allo stesso fine, il Verbo Divino”. Del
resto, ha detto il Papa, Ruperto non si limita a ripetere l’insegnamento dei Padri.
Per esempio, è il primo scrittore che ha identificato la sposa del Cantico dei Cantici
con Maria Santissima. Questa interpretazione mariana del Cantico, ha annotato il Pontefice,
è “un felice esempio di sintonia tra liturgia e teologia”. Per Ruperto, ha soggiunto,
Maria è la “parte più santa della Chiesa intera”. E della Vergine, Benedetto XVI è
tornato a parlare anche al momento dei saluti ai pellegrini:
“La
solennità dell'Immacolata, che ieri abbiamo celebrato, ci ricorda la singolare adesione
di Maria al progetto salvifico di Dio. Cari giovani, sforzatevi di imitarla con cuore
puro e limpido, lasciandovi plasmare da Dio che anche in voi intende "fare grandi
cose".